mercoledì,3 Settembre,2025
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Risotto alla Certosina, dai monaci un’antica ricetta

Risotto alla Certosina, un piatto tipico del pavese che affonda le sue radici nella celebre, e bellissima, Certosa di Pavia.

La tradizione infatti attribuisce l’invenzione di questa ricetta ai monaci certosini che, dovendosi attenere alla regola di mangiare sempre di magro, hanno elaborato un primo che nulla ha da invidiare a pietanze più ricche ma non per questo più gustose. I monaci hanno trasmesso la ricetta alle taverne e alle osterie che, pur mantenendo la tradizione, hanno aggiunto del loro apportando qualche modifica, dove i sapori dell’orto si sposano magnificamente con quelli del bosco e del fiume.

Vediamo la ricetta del Risotto alla Certosina, tipico piatto dei giorni di festa di un tempo. Per quattro persone occorrono:

300 gr di riso
2 pomodori
2 porri
1 carota
1 cipolla
Alcune foglie di sedano
400 gr di gamberi d’acqua dolce
300 gr di piselli
100 gr di funghi
6 rane
4 filetti di pesce persico o sogliola
1 bicchiere di vino bianco secco
80 gr di burro
Olio
Sale

In una casseruola scaldate 20 grammi di burro con un cucchiaio d’olio, aggiungete i porri tritati finemente, la carota a fettine e qualche foglia di sedano. Fate insaporire mescolando e dopo qualche minuto salate.

A questo punto aggiungete le rane facendole dorare leggermente. Bagnate con mezzo bicchiere di vino bianco e, una volta evaporato, ritirate dal fuoco. Staccate le cosce e tenetele da parte. Mettete a bollire 1 litro e mezzo di acqua salata nella casseruola dove avete tolto le rane e lessatevi i gamberi per qualche minuto. Sgusciateli e mettete da parte la polpa. Ora tritate i gusci, rimetteteli nel brodo di rane e filtrate.

In un tegame ponete a scaldare 30 gr di burro con un cucchiaio d’olio, aggiungete mezza cipolla tritata e, una volta appassita, aggiungete il riso. Portate a cottura aggiungendo poco brodo di rane alla volta.

Nel frattempo, in un altro tegame, sciogliete il burro restante e dopo avervi insaporito un quarto di cipolla tritata adagiatevi i filetti di pesce. Sfumate con mezzo bicchiere di vino. Una volta evaporato aggiungete i pomodori a filetti spellati, i funghi tagliati a rondelle, la polpa dei gamberi, i piselli e le cosce delle rane.

Mettete il coperchio e fate cuocere per circa 15 minuti. Una volta pronto il risotto disponetelo nei piatti adagiandovi al centro un filetto di pesce, le cosce di rana, i funghi e i gamberi. Infine irrorate col sughetto. Risotto alla Certosina pronto!

Se lo gradite un ottimo accompagnamento potrebbe essere un Pinot Grigio dell’Oltrepò Pavese.

risotto alla certosina
risotto alla certosina

Pranzo in giardino? Cena in terrazza? A Milano si può.

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Pranzo in giardino? Cena in terrazza? A Milano si può, ovviamente.

Quante volte durante la quarantena abbiamo ripensato con nostalgia a quanto era piacevole uscire, girare senza problemi per strada, fermarsi a mangiare in qualche ristorante particolare senza doversi preoccupare di mettere a rischio la nostra salute e quella altrui?

Prima o poi sarà possibile tornare a questa spensieratezza, nel frattempo possiamo goderci un assaggio di mondanità in tutta sicurezza grazie alle nuove regole che gli esercenti devono e soprattutto vogliono rispettare.

E allora, complice la bella stagione, privilegiamo i ristoranti che possono ospitarci in ampi spazi verdi, dove poter gustare prelibatezze e tranquillità, in una città che da sempre è andata di corsa e che ora, più che mai, sa apprezzare il valore dello scandire del tempo con consapevolezza.

Un’idea potrebbe essere la Pobbia (Via Gallarate, 92) ristorante con più di 150 anni di storia dove è possibile gustare le loro proposte accomodati nel Giardino delle Meraviglie sotto l’ombra dell’ulivo, della magnolia, del banano o dell’oleandro. A cena l’atmosfera si dipinge di magia con la luce delle fiaccole e delle candele.

Un altro posto gradevole dove mangiare con serenità, accomodati in uno splendido giardino, è il ristorante Al Fresco (via Savona, 50). Qui assaporerete piatti della cucina mediterranea. E’ possibile pranzare o cenare in terrazza, dove sono stati allestiti 22 tavoli, oppure accomodarsi in uno degli 80 posti in giardino.

Spostandoci verso zona Chiesa Rossa un’altra ottima idea è fermarsi all’Erba Brusca (Alzaia Naviglio Pavese, 286), ristorante con tavoli all’aperto e orto, un’oasi insolita dove resiste ancora una dimensione rurale. Cucina stagionale e a filiera corta.

Rimanendo in zona, se avete voglia di trattoria, potreste provare il ristorante Al Garghet (via Selvanesco, 36) per gustare le loro proposte nel giardino botanico tra giacinti, azalee, tulipani, camelie e gelsomini o accomodarvi in terrazzo davanti a un panorama magico.

Al Garghet
Al Garghet

 

Castello Quistini, dimora del 1500

Castello Quistini è un’antica dimora del 1500. Siamo a Rovato in provincia di Brescia e quello che vediamo è un’opera, è il caso di dirlo, unica nel suo genere: i saloni ricchi di storia e di leggende, situata tra le splendide colline della Franciacorta, lasciano davvero a bocca aperta.

Castello Quistini, dimora del 1500

E lo stupore prosegue potendo ammirare una collezione con oltre 1500 varietà di rose che formano anche un labirinto: angoli verdi segreti, come un giardino bioenergetico, un giardino segreto delle ortensie, un brolo dove trovare le più strane e antiche varietà di piante da frutto e un piccolo orto dei semplici.

Castello Quistini, via Sopramura, 3a, 25038 Rovato BS

 

Guido della Torre, il colpo di coda

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Guido della Torre, insieme al nipote Cassono rappresenta uno degli ultimi colpi di coda della famiglia Torriani.

Nasce in città nel 1259 da papà Francesco. Non ha la stessa fortuna politica del fratello Napoleone, con cui tra l’altro si ritrova imprigionato nel castello di Baradello nel 1277. I Torriani infatti hanno appena perso la battaglia di Desio dove Francesco, il padre dei due ha perso anche la vita. Mentre Napo muore di stenti l’anno successivo rinchiuso e appeso in una gabbia, Guido della Torre riesce a fuggire nel 1384 grazie all’interessamento del signore di Como e di Guglielmo VII del Monferrato, ma non torna certo a Milano, troppo pericoloso.

Guido della Torre, il colpo di coda

Scappa in Friuli dallo zio Raimondo che fa valere la sua carica di Patriarca riuscendo ad assegnare a Guido della Torre l’onere della Podestà di Treviso. Giusto il tempo di riordinare le idee però, perchè l’obbiettivo è ovviamente rimettere piede a Milano e riportarla nelle mani torriane.

Il momento giusto arriva nel 1302, a governare è Matteo Visconti che ha la peggio, trovando così campo libero per il ritorno in città. Appena seduti in cattedra si dà inizio subito ad una bella politica di matrimoni, all’epoca era il modo più pratico e veloce per assottigliare la lista dei nemici. Peccato però che la minaccia risieda proprio in casa.

Guido della Torre infatti inizia a guardare con sospetto il nipote Cassono, arcivescovo milanese, e sospettato di tramare con i Visconti. Nel 1309 Guido assalta il palazzo arcivescovile arrestando il nipote. L’unità familiare è persa e ormai anche la stabilità milanese.

L’ultima spiaggia è il tentativo messo in atto di sollevare la città contro l’Imperatore Enrico VII, ma l’effetto è quello contrario il che costringe Guido della Torre alla fuga rapida a Lodi e poi a Cremona, non tornando mai più a Milano e trovando la morte nel 1312.

I Visconti tornano al potere.

guido della torre
guido della torre

Milano è una città ricca di api

Milano è una città ricca di api. Sembra un’affermazione incredibile, ma è proprio così! Maggio e giugno sono mesi di gran lavoro per Gruppo Apicoltori Riuniti, un’azienda a conduzione famigliare che definisce il miele un “prodotto generoso e benefico che la natura ci mette a disposizione”.

Dicevamo quindi che non sempre le api decidono di metter su casa in mezzo alla natura. Vuoi mettere un appartamento in centro? Milano, Parigi, New York sono diventate meta per gli sciami d’api.

Complice probabilmente l’apicoltura metropolitana che a volte vede persone inesperte cimentarsi in un lavoro più complesso di quel che pensavano, ma anche la fuga dalle campagne che negli anni passati subivano l’utilizzo di pesticidi (da un paio di anni la Comunità Europea ne ha vietato l’uso, ma non si può escludere che molti agricoltori abbiamo comunque terminato le scorte che avevano in casa…), le api sono diventate sempre di più un problema per i milanesi.

Milano è una città ricca di api? Sì!

Protette per il loro fondamentale ruolo di impollinatrici del pianeta, non si possono certo accogliere in casa con un sorriso e vanno gestite con cautela. Il lavoro svolto da Davide e dalla sua famiglia con il Gruppo Apicoltori Riuniti, è proprio quello di mandarle via da sottotetti, cassonetti, muri, intercapedini e chi più ne ha più ne metta (le api hanno una fantasia incredibile..), salvaguardo loro a la loro regina.

Per farlo si utilizzano dei prodotti naturali a base di olii essenziali, ma sono fondamentali le mani esperte di chi è del mestiere. Sono numerosi gli interventi che fanno in compagnia di vigili e pompieri, ma non mancano quelli nelle case dei privati, che siano in periferia o pieno centro. Loro arrivano e le api spariscono…

Davide e la sua famiglia producono il miele nel loro laboratorio di Bovisio Masciago ma hanno delle arnie anche a Grazzano Visconti, su richiesta esplicita della famiglia Visconti, amante del miele e di questi insetti meravigliosi mantengono in vita questa Terra il cui equilibrio è così delicato…

Se vi servisse un loro intervento potete contattarli al numero 0362/559333

Milano è una città ricca di api
Milano è una città ricca di api

Con il sole è bella anche Milano

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Con il sole è bella anche Milano: secondo voi quanto posso odiare una frase come questa?

E mi tocca leggerlo non so quante volte. Ci sono persone, tante, che mandano le loro foto sulla nostra pagina facebook e aggiungono questo commento al loro scatto fatto in una bela giornata. Inutile dirvi che quelle foto non le ho mai pubblicate.

La frase in sè mi dà proprio sui nervi: tutte le città, tutto il mondo è bello quando c’è il sole. La luce rende qualsiasi posto bello ed affascinate. Ma non è questo il punto, anche perchè è talmente ovvio…

Dietro la frase “con il sole è bella anche Milano” si nascondo due retro pensieri, odiosi entrambi. Il primo è che a Milano non ci sia il sole. Certo, dirlo in queste giornata un po’ stona, ma le giornate asciutte nel corso dell’anno sono di gran lunga superiori a quelle con bagnate.

Anche qui poi ci sarebbe da dire tanto: Milano con la pioggia è particolare, come tante altre città e certamente non perde il suo fascino. Lasciamo perdere che sì, magari noi girando la città sotto la pioggia siamo un po’ più… nervosi.

Il secondo retro pensiero che sta dietro “con il sole è bella anche Milano” è che Milano non è bella e serve il sole per darle quel tocco per renderla decente. Ecco, qui si tocca il culmine dell’ignoranza. Anzi no, scusate. Non è ignoranza. E’ la fiera del sentito dire. Ci portiamo dietro da troppo tempo questa nomea (che a dire il vero è andata diminuendo da una decina di anni a questa parte): ci sono ancora troppe persone che non hanno la più vaga idea di quello che è davvero Milano.

Possono partire dal nostro sito ovviamente, ma l’invito a coloro che dicono “con il sole è bella anche Milano” è quello di prendere e farsi qualche giorno, con il sole e la pioggia per le vie della città e guardare con attenzione. Milano è bella sempre.

con il sole è bella anche Milano
con il sole è bella anche Milano