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Chiesa di San Pietro in Sala, dal borgo di Porta Vercellina

La Chiesa di San Pietro in Sala rappresenta un sacro luogo di culto cattolico situato nell’area occidentale di Milano ed è la sede della parrocchia omonima, inclusa nella circoscrizione ecclesiastica di San Siro-Sempione-Vercellina, all’interno dell’arcidiocesi di Milano.

Le prime tracce storiche del borgo di Sala, originariamente distinto dal nucleo principale della città, risalgono al tardo X secolo. Documenti storici testimoniano la vendita di terreni da parte di Ferlinda, vedova di Benedetto Ronzone, avvenuta il 29 agosto 970, in una località denominata Sala e Felegazo.

In successivi registri, il luogo viene identificato come Sala Rozonis e successivamente semplicemente come Sala. La prima menzione di una struttura religiosa è rintracciabile in documenti del 1028, riferente a una cappella dedicata ai santi Michele e Pietro, consacrata sotto la guida dell’arcivescovo Ariberto da Intimiano.

Nel settembre del medesimo anno, San Pietro in Sala nacque ufficialmente per volere del canonico Ottone da Bezo, su un terreno di 3 jugiae (equivalenti a 36 pertiche), di cui la proprietaria era Raidruda, vedova di Gandolfo.

Quest’ultima cedette la chiesa da lei costruita e consacrata da Ariberto da Intimiano all’abate del monastero di Sant’Ambrogio, insieme ai terreni circostanti, che comprendevano anche una cascina e un pozzo. Le ragioni precise dell’intitolazione sono scarse, se non il fatto che il padre di Gandolfo si chiamasse Pietro.

Attorno al 1100, si assiste alla formazione delle vicinanze che successivamente si svilupparono in parrocchie, e San Pietro in Sala viene riconosciuta come parrocchia in una bolla papale del 14 febbraio 1102 (“Ecclesia sancti Petri, ubi dicitur a Sala, cum parochia sua”). Da quel momento, la parrocchia mantenne questa denominazione, abbandonando il riferimento all’arcangelo Michele.

Chiesa di San Pietro in Sala, dal borgo di Porta Vercellina

Uno dei primi parroci di San Pietro in Sala, se non il primo, fu Teusprando, menzionato in un documento del 1043. Sembra che la chiesa originale fosse situata sul lato della piazza opposto all’attuale edificio (nei documenti viene menzionato come confinante “a ponente con la strada”, sebbene non sia chiaro se si riferisca alla strada Vercellina, l’odierno corso Vercelli, o a un’altra via secondaria).

In ogni caso, la struttura originale era modesta, destinata a servire gli abitanti delle case della Baitana, oggi nota come via Belfiore, e delle Cassine de Biffis, situate all’inizio dell’attuale via San Siro. Già nel 1141, essa fu riedificata sotto la guida di Eriberto da Pasilvano, per accogliere il crescente numero di fedeli.

Con il passare dei secoli, il borgo di Porta Vercellina si sviluppò ulteriormente, portando alla creazione di numerose chiese e cappelle. Nel XV secolo, tutte le piccole chiese dipendenti dal monastero di Sant’Ambrogio, tra cui San Pietro in Sala, furono riunite come filiali in una sola parrocchia, dedicata a Sant’Agostino.

Nel 1567, monsignor Ludovico Moneta effettuò una visita pastorale a San Pietro in Sala, delegata dall’arcivescovo Carlo Borromeo. Dai documenti di questa visita emerge che in quel periodo la chiesa serviva 16 famiglie e circa 80 parrocchiani, con il sacerdote don Bernardino de Bono come parroco.

La chiesa di San Pietro in Sala prima del rifacimento del XX secolo
La chiesa di San Pietro in Sala prima del rifacimento del XX secolo

Il 1º aprile 1581, in risposta alle ripetute richieste dei residenti della zona, San Pietro in Sala fu nuovamente elevata a parrocchia, con giurisdizione su tutto il territorio al di fuori di Porta Vercellina. In occasione di questa trasformazione, fu avviata la costruzione di una nuova chiesa, di dimensioni più generose (22 braccia per 14, con tre altari e un battistero), completata in breve tempo. A partire dal 1582, il sacerdote oblato don Gerolamo Broggi divenne il parroco.

 

Nel corso del XX secolo, la chiesa fu oggetto di una completa ricostruzione, sotto la supervisione dell’Impresa di Costruzioni Magnaghi-Bassanini e con la progettazione dell’architetto ingegnere Antonio Casati, assumendo l’aspetto attuale. Nel frattempo, la parrocchia ha dato origine a numerose altre nuove parrocchie, e nel 1926, ha svolto un ruolo fondamentale nell’educazione giovanile sotto la guida di un giovane Carlo Gnocchi.

Un’antica lapide, risalente al 1141, così ricorda questo importante avvenimento: “Anno ab Incarnatione Domini millesimo centesimo quadragesimo primo, residente in archiepiscopali cathedra Robaldo archiepiscopo et monasterium beati Ambrosii regente abate Wilredo; Aeribertus de Pasilvano praefati monasterii monachus, hanc ecclesiam ad honorem apostolorum Petri et Pauli raedificavit”.

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