Francesco Daverio, nato a Varese il 3 aprile 1815 e deceduto a Roma il 3 giugno 1849, è stato un valoroso patriota italiano durante il periodo del Risorgimento. Figlio di Giovan Battista Daverio, un coltivatore e di Maria Cerutti, Daverio ha lasciato un segno indelebile nella storia patriottica italiana.
La sua partecipazione alle Cinque Giornate di Milano nel marzo del 1848 lo ha reso un protagonista di primo piano nei momenti cruciali della lotta per l’indipendenza. Successivamente, nell’agosto dello stesso anno, fu scelto da Giuseppe Mazzini per accompagnare Giuseppe Garibaldi nella sua campagna nel territorio di Varese. In questo contesto, Daverio si distinse in battaglie a Luino e Morazzone, dimostrando un coraggio indomabile.
L’anno seguente, Daverio tornò a combattere, questa volta a Velletri, dove si schierò a difesa della Repubblica Romana. Durante questo periodo, svolse anche il ruolo di contabile per il re Carlo Alberto. La sua vita si spezzò tragicamente il 3 giugno 1849, quando perse la vita sotto il fuoco nemico francese sul colle del Gianicolo, nello stesso periodo in cui Enrico Dandolo, un altro eroico compatriota di Varese, cadde a Villa Corsini. Emilio Morosini, giovane patriota originario di Varese, avrebbe condiviso un destino simile meno di un mese dopo, difendendo la Repubblica Romana vicino a Porta San Pancrazio al Gianicolo.
Il primo incontro tra Daverio e Garibaldi ebbe luogo il 13 agosto 1848 a Castelletto Ticino. In quel momento, Garibaldi stava cercando di radunare volontari per sollevare la regione di Varese. Anche se l’armistizio di Salasco era stato firmato il 9 agosto tra austriaci e piemontesi, Garibaldi lo considerava inaccettabile.
Mazzini aveva promesso aiuti dalla Svizzera, ma il solo supporto tangibile che aveva ricevuto era stato un giovane ingegnere di 33 anni di nome Calcinate del Pesce, che era stato inviato da Mazzini come guida, essendo esperto della zona. Garibaldi e il suo piccolo esercito raggiunsero Arona attraverso una marcia notturna e poi, con l’aiuto di battelli a vapore e barconi, sbarcarono a Luino il 14 agosto 1848 con 800 uomini.
La campagna militare durò circa due settimane, caratterizzata dagli scontri di Luino il 15 agosto e di Morazzone il 26 dello stesso mese. Alla fine, divenne evidente a tutti che era giunto il momento di ritirarsi, dato che avevano fatto tutto il possibile. Solo settanta dei 800 uomini iniziali seguirono Garibaldi in direzione della Svizzera, ma Daverio si dimostrò fondamentale nella guida della ritirata attraverso il Campo dei Fiori fino a Brusimpiano, sul lago Ceresio, per poi espatriare.
Francesco Daverio, con Mazzini e Garibaldi
Conosceva bene la zona e guidò la sua piccola squadra attraverso un lungo percorso che passava per Buguggiate, Capolago, Calcinate del Pesce, Morosolo, Casciago, Velate, Sant’Ambrogio, Bregazzana, Alpe Tedesco, Cavagnano e Borgnana, fino a raggiungere Casamora nella tarda serata del 27 agosto. Una lapide ancor oggi visibile lungo la strada che costeggia il lago indica la casa in cui Garibaldi riposò, esausto dopo la lunga marcia.
La notte successiva, alcuni cittadini di Brusimpiano trasportarono su barconi un piccolo drappello di circa trenta volontari, sfidando la presenza di una cannoniera austriaca in pattuglia. Garibaldi riuscì a raggiungere Agno e proseguì verso Lugano, mentre coloro che si erano dispersi lungo il cammino raggiunsero la Svizzera a gruppi più piccoli. In quel momento, le condizioni non erano ancora favorevoli per liberare l’Italia dal dominio nemico.
A Lugano, Daverio non perse tempo e stabilì nuovi contatti con coloro che promuovevano l’insurrezione in Lombardia. Tuttavia, dopo i falliti moti mazziniani che erano scoppiati in autunno nella Val d’Intelvi e che erano stati repressi nel sangue, Daverio e altri patrioti armati si imbarcarono a Locarno il 31 ottobre.
Sbarcarono a Germignaga, sulla sponda lombarda del Lago Maggiore, da dove raggiunsero Luino e costituirono una “giunta nazionale d’insurrezione”. Purtroppo, due colonne austriache giunsero da Varese, causando il fallimento dell’insurrezione. Daverio, quindi, riprese la sua fuga lungo il lago, questa volta con destinazione Piemonte. Sei mesi dopo, ricomparve a Velletri e poi si unì alla difesa di Roma, dove morì combattendo con grande coraggio. In onore di Francesco Daverio, Varese ha dedicato l’istituto tecnico commerciale e per geometri che porta il suo nome.
Anche Milano ha reso omaggio al patriota dedicandogli il nome della via situata nei pressi della Rotonda della Besana