martedì,2 Settembre,2025
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Napo Torriani, Napoleone della Torre

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Napo Torriani, Napoleone della Torre: il più potente, l’ultimo dei Torriani a governare Milano.

Nasce a Como da papà Pagano ed inizia la carriera politica nel 1265 assumendo il comando alla morte Filippo Della Torre, suo cugino ed ereditandone tutte le cariche tra cui Podestà di Como, Bergamo Lodi e Novara. Insomma aveva parecchio lavoro. Guelfo di famiglia, i primi anni sono quasi una passeggiata grazie alla vittoria di Carlo d’Angiò a Benevento, un potentissimo alleato per tutto il nord Italia guelfo, almeno fin’ora.

Napo Torriani comanda la lega guelfa, ma è abbastanza furbo da non prendere mai posizione netta, da una parte l’angioino, dall’altra il Papa non ha molta simpatia per i lombardi. La gestione diplomatica di Napo crolla proprio a causa di Carlo d’Angiò: improvvisamente l’angioino punta il dominio nel nord Italia contando sull’aiuto milanese, ma Napo fa orecchie da mercante e Carlo reagisce fomentando ribellioni contro i Torriani ovunque gli riuscisse.

Il fratello di Napo, Raimondo vescovo di Como, viene catturato, portato a Sondalo e rinchiuso in una gabbia, lasciato agli scherni del popolino. Dopo averlo liberato, Napo Torriani atterra il castello di Sondalo e nel 1273 si avvicina al nuovo Re dei Romani Rodolfo d’Asburgo, tra i sovrani più amati della storia ed utilissimo ai Torriani per recuperare un poco di quel peso perduto con il precipitarsi dei rapporti con la famiglia angioina.

napo torriani
napo torriani come appare su un quadro realizzato 600 anni dopo la sua morte..

Napo Torriani, Napoleone della Torre

Mossa ben studiata, ma ormai la fine è vicina. Ottone Visconti è stato nominato vescovo di Milano già da 15 anni senza però poter mettere piede in città, tenuto lontano proprio dai Torriani. Gode dell’appoggio nobiliare della città e oltre i confini milanesi, il che gli vale il coraggio di attaccare Napo Torriani.

Dopo la prima sconfitta, le truppe viscontee sorprendo l’accampamento torriano a Desio ottenendo la vittoria definitiva. Napo Torriani ed il nipote Guido sono spediti prigionieri nel castello di Baradello ed a Napo tocca la vendetta. Viene rinchiuso anche lui in una gabbia di ferro, tenuta sospesa alle mura del castello per quasi 18 mesi, prima della morte nel 1278.

L’epopea dei della Torre è finita e i Visconti fanno il loro ingresso in città.

napo torriani
napo torriani

Pessitt in conscia, squisitezza meneghina

Pessitt in conscia sono una sfiziosa ricetta della cucina milanese che può far spaziare la vostra fantasia con svariate interpretazioni. I pessitt erano tutti i pesci di piccola taglia d’acqua dolce che venivano pescati nei dintorni di Milano e non solo, anche lungo i Navigli non era cosa insolita vedere qualche personaggio intento a tirare su qualche pesciolino con la canna da pesca.

Questa preparazione era uno dei modi che si usava per conservare il pescato in casa. Vediamo la ricetta tradizionale dei pessitt in conscia da cui potrete partire per dare libero sfogo alla fantasia del momento. Per 4 persone occorrono:

600 gr di pesciolini d’acqua dolce
Farina
1 costa di sedano
1 carota
3 cipolline
2 foglie di salvia
1 spicchio d’aglio
Pepe nero in grano
Olio per friggere
2 dl di aceto di vino bianco
3 cucchiai di olio di oliva
Sale

Sciacquate per bene i pesciolini sotto l’acqua corrente, sgocciolateli e adagiateli su un panno. Quando saranno asciutti metteteli in una terrina e infarinateli. Ponete abbondante olio per frittura in una padella e quando sarà ben caldo versatevi dentro i pesciolini, che dovranno essere cotti in modo uniforme. Aiutatevi con una schiumarola rigirandoli finché saranno dorati al punto giusto. Sgocciolateli e poneteli su della carta assorbente. Salateli e metteteli in una terrina.

A questo punto mondate e tritate finemente il sedano, la carota e le cipolline. Scaldate l’olio d’oliva in una padella e fate insaporire con lo spicchio d’aglio sbucciato. Aggiungete il trito di verdure, le foglie di salvia e qualche grano di pepe. Fate andare per qualche minuto a tegame scoperto e fiamma bassa mescolando frequentemente con un cucchiaio di legno. Bagnate con l’aceto e fate evaporare parzialmente. Non resta altro che togliere il condimento dal fuoco e versarlo sui pesciolini. Ultima cosa da fare è avere un po’ di pazienza: i pessitt in conscia saranno perfetti una volta raffreddati.

Golosi come aperitivo ma anche come antipasto e, perché no, ottima idea anche per un secondo leggero. A voi la scelta!

pessitt in conscia
pessitt in conscia

Spirito anti lombardo? Ma va!

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Spirito anti lombardo? Ma va! Non ci credo.

No, non servono le prove su facebook. Non servono a niente i commenti fotografati ed i tanti post nei quali si legge che i milanesi e lombardi non sono graditi in altre regioni.

Perchè la penso così? I motivi sono tanti e molti li ho vissuti anche sulla mia pelle. In primis, ricordatevi sempre che chi scrive queste cose è davanti ad una tastiera. Con il pc sono tutti dei leoni, poi dal vivo… Io sulle pagine di fb di Milano da Vedere ho ricevuto minacce di morte perchè avevo scritto che era stata un’emozione vedere le acque del Redefossi nuovamente prendere la luce del sole. Qualcuno ha scritto che avrebbe voluto vedere il mio cadavere in quelle acque. Avrei dovuto spaventarmi? Ma non scherziamo.

Ci sono stati altri casi (ed altri ce ne saranno) e alcune volte ho contattato la persona che era stata poco gentile. Risultato? Tante scuse.

Quindi davvero non credete a tutti quello che leggete. Oltre a rappresentare una minima parte del pensiero totale, quei messaggi sono frutto di poca consapevolezza ed ancor minor intelletto.

Poi, questo lo ribadisco, che ci sia invece gente che un po’ “goda” del fatto di vederci in difficoltà, questo può anche essere vero e ne avevo scritto su Mitomorrow a pandemia appena dichiarata. Ma si sa, i forti vanno invidia e c’è chi trova gusto nel vederli in difficoltà, non sapendo che sono proprio le difficoltà che rendono ancora più forti.

Personalmente non avrei problemi a girare per tutte quelle terre italiche che da sempre attirano i miei gusti e le mie curiosità. E sono certo del fatto che sarei accolto nel migliore dei modi, come sempre.

Piuttosto quello che ritengo davvero importante è che tutti, da sud a nord, si rimanga uniti e coesi per la ripartenza del nostro paese che ha bisogno di tutti, nessuno escluso.

spirito anti lombardo
spirito anti lombardo

 

Filippo Della torre, a capo di Milano

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Filippo Della Torre si ritrova a capo di Milano dopo la morte del fratello Martino nel 1363 grazie alle manovre di quest’ultimo che era riuscito a conferire l’ereditarietà a tutte le cariche.

Ormai il carattere signorile del governo torriano era decisamente chiaro a tutta Milano ed erano ben pochi gli scontenti e tra questi, almeno inizialmente, c’era il Papa. Clemente V infatti non perde l’occasione per lasciar piovere una bella scomunica.

La città ha al momento pessimi rapporti con il papato dovuti all’elezione ad arcivescovo cittadino di Ottone Visconti, ma mai accolto in città. Intanto Filippo Della Torre trova parecchie alleanze tanto da creare un vero e proprio fronte settentrionale tra Bergamo, Novara, Lodi, Como e Vercelli in contrasto con il Pelavicino, già podestà di Milano e allontanato proprio dai torriani.

Mentre il cugino Raimondo proseguiva la carriera da porporato, nel 1365 Filippo Della Torre ottiene l’alleanza con Carlo d’Angiò accordandosi per favorire l’ingresso in Italia delle truppe angioine dirette a sud in cambio di sostegno e protezione ai milanesi, o meglio, ai Torriani.

Filippo Della torre, a capo di Milano

Anche Verona, Mantova e Ferrara si accodano ai Torriani così che Filippo Della Torre ne ottiene l’appoggio sia militare che politico, preparando il terreno al riconoscimento come legato Pontificio per il cugino Raimondo.

Manovra che avrebbe cambiato le carte in tavola bei rapporti con il Vaticano, se non fosse che di tutto questo manovrare diplomatico e militare Filippo non riuscirà ad avvantaggiarsene, morendo nel dicembre del 1365 e seppellito nell’Abbazia di Chiaravalle, vicino al padre e al fratello Martino

filippo della torre
filippo della torre

 

Smart Working, perchè a casa?

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Smart working: due parole che in questi ultimi mesi abbiamo sentito talmente tanto da farle diventare un’espressione ormai usuale.

Il concetto è semplice: anzichè andare in ufficio si lavora da casa. Ma la traduzione dall’inglese non vuole dire esattamente questo: vedete forse la parola Home? No, ovviamente.

Smart Working non è necessariamente legato alle 4 pareti domestiche, quarantena a parte: volendo con un pc ed una connessione si può lavorare un po’ ovunque.

E’ un concetto più esteso:  modalità di lavoro non vincolata da orari o da luogo di lavoro. Per l’appunto: non ci sono vincoli per il dove

Come ho già avuto modo di scrivere, per quel che mi riguarda questa metodologia non è una novità: da anni ormai con il mio bravo pc ed il telefono ho modo di lavorare da qualsiasi parte. Da casa certamente ma anche in giro per la città.

Con la bella stagione, temporali a parte, ho proprio pensato che non vedo l’ora che Palazzo della Ragione sia pronto e, tolte le impalcature, quello sarà uno dei miei posti preferiti.

Mi sono anche ripromesso di tornare, come avevo fatto prima del coronavirus, negli spazi messi a disposizione a City Life: comodissimi, ma forse nel mio caso diventa un problema grosso avere a pochi metri 4 bar che fanno caffè ogni minuto. Potrei diventare nevrastenico per eccesso di caffeina dopo un paio d’ore.

Ma a Milano ci sono tanti posti anche all’aperto dove poter fare smart working: i parchi per esempio potrebbero essere molti usati in questo senso. Ed anche le piazza: potete immaginare che bello lavorare sulla panchina in piazza San Fedele sotto lo sguardo attento del Manzoni? E perchè no in piazza Fontana con la musica dell’acqua che sgorga?

E quindi: quale è la vostra soluzione preferite, esclusa casa vostra, per lavorare in modo…agile?

smart working
smart working

 

Martino della Torre, l’erede

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Martino della Torre, erede diretto di Pagano,  prosegue e consolida l’opera dello zio portandola a compimento.

La sua storia politica inizia nel 1247: la credenza di Sant’ Ambrogio lo riconosce come capo. E’ la fazione popolare cittadina, molto più potente e numerosa della fazione aristocratica, la Motta, che però decide di non piegarsi. A vantaggio dei Torriani c’è anche il sostegno papale con Innocenzo IV, sostegno che si traduce con la cattedra vescovile concessa a Monza a Raimondo Della Torre, fratello di Pagano.

Nel frattempo ottengono la podestà in vari comuni del nord Italia, il che consolida ancor di più il potere a Milano fino al definitivo spartiacque del 1256. Popolari e aristocratici entrano in conflitto aperto e si affrontano in battaglia. Dopo un primo passo falso di Martino che è costretto ad indietreggiare e firmare la pace di Sant’ Ambrogio nel 1258, ne esce vincitore.

La pace dura infatti il tempo necessario perchè gli aristocratici si stizziscano delle limitazioni a cui non erano certo abituati. Nel frattempo Martino della Torre, si è rafforzato, ottenendo anche la podestà di Como. Nel 1259 un’adunanza in Santa Tecla mette in palio il titolo di Signore.

Di fronte Martino della Torre, per il popolo e Azzolino Marcellino per l’aristocrazia. Vince, manco a dirlo, Martino. La temperatura sale, così si decide di esiliare i due capifazione. Il Della Torre riesce subito a rientrare in città, prende il posto del nuovo podestà e riprende possesso della città.

Martino della Torre, l’erede

8 settembre 1259, Martino della Torre, mette al bando tutti gli avversari politici. A Milano inizia l’era della Signoria. L’ultima battaglia di fazione vede Martino opposto alla fazione aristocratica esiliata e capitanata da Ezzelino da Romano. Ezzelino, che mira a rubare la corona ferrea, entra in territorio milanese conquistando Vaprio quasi di sorpresa, ma non va oltre.A Cassano, giusto qualche chilometro più lontano, muore in battaglia.

Martino della Torre, capendo di essere prossimo alla morte, chiese ed ottenne che il fratello Filippo gli succedesse nella carica. Morì (forse) il 20 novembre 1263 e venne sepolto in un’arca inserita in un muro esterno dell’abbazia di Chiaravalle insieme al padre.

Martino della Torre
Martino della Torre