mercoledì,3 Settembre,2025
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San Vito, una barca, un’aquila, dei leoni

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San Vito, una via a due passi dalle Colonne di San Lorenzo, lega il suo nome alla leggenda di un giovane martire che per il cristianesimo morì, sfinito dalle torture, appena diciassettenne.

Nato da una ricca famiglia di Mazara del Vallo rimane orfano di madre precocemente. Viene affidato alla nutrice Crescenzia ed al pedagogo Modesto che, di fede cristiana, lo crescono secondo la dottrina di Gesù. Già all’età di sette anni comincia a fare prodigi. I tempi sono difficili, siamo nel 303, anno in cui l’imperatore Diocleziano comincia l’aspra persecuzione contro i cristiani.

Il padre, preoccupato, dopo aver tentato senza successo di farlo abiurare, lo denuncia al preside Valeriano, che lo fa arrestare.  Anch’egli prova ad indurlo a rinunciare alla fede usando lusinghe e minacce, ma nulla riesce a distogliere Vito dai suoi convincimenti. Il ragazzo viene rimandato a casa e il padre cerca di farlo sedurre da alcune donne compiacenti. Nulla da fare: Vito è irremovibile.

Un angelo appare in sogno a Modesto e gli ordina di partire su una barca insieme al ragazzo e a Crescenzia. I tre si mettono in viaggio, seguiti, protetti e nutriti da un aquila che accompagna loro e l’imbarcazione fino alla foce del Sele, nel Cilento. Qui il giovane continua ad operare miracoli finché alcuni soldati di Diocleziano lo rintracciano e lo conducono a Roma al suo cospetto.

Era giunta voce che questo ragazzo fosse un guaritore e l’imperatore, padre di un ragazzo malato di epilessia, lo fa cercare per mostrargli il figlio. Vito lo guarisce e Diocleziano si dimostra riconoscente in una maniera tutta sua: lo fa torturare. Non contento lo fa immergere in un calderone pieno di pece bollente ma il giovane ne esce illeso. Viene quindi gettato tra i leoni che al posto di attaccarlo si accucciano mansueti ai suoi piedi.

I torturatori non si danno per vinti: appendono Vito, Modesto e Crescenzia ad un cavalletto, in quel mentre la terra comincia a tremare e gli idoli cadono a terra. Tutti fuggono, Diocleziano compreso. Compaiono degli angeli che li liberano e li trasportano presso il fiume Sele dove, stremati, muoiono il 15 giugno 303.

San Vito fa parte dei 14 Santi Ausiliatori, molto venerati nel medioevo, la cui intercessione veniva considerata efficace per guarire determinate malattie. Milano gli dedica una via.

San Vito
San Vito

Riapre la Pinacoteca di Brera

Riapre la Pinacoteca di Brera, un’altra bella notizia. Il 9 giugno le porte torneranno ad aprirsi e le visite saranno gratuite.

Il direttore James Bradburne, sulla gratuità ha detto: «La gratuità è un nostro modo per dire grazie alla città, di esserle riconoscenti. Se Brera è nel cuore di Milano, i milanesi sono nel cuore di Brera».

Necessari alcuni accorgimenti: la prenotazione sarà obbligatoria e si potrà fare direttamente dal sito. Una volta compilata la richiesta si riceverà una mail con le “istruzioni” del caso.

Gli ingressi saranno ovviamente contingentati e si pensa che potranno accedere 120 persone ogni ora.

Riapre la Pinacoteca di Brera: non ci e vi resta che prenotare!

Riapre la Pinacoteca di Brera
Riapre la Pinacoteca di Brera

Un mese dopo

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Un mese esatto dopo aver scritto pensieri post quarantena, mi guardo attorno e mi chiedo cosa sia cambiato.

Qualcosa certamente: la gente esce di più, c’è più traffico, chi voleva tornare a casa in Puglia, in Sicilia, nel Lazio ha potuto finalmente farlo.

I ristoranti hanno aperto, i bar anche. Non tutti purtroppo. La fila al supermercato è solo un ricordo, i rumori del traffico hanno ripreso il sopravvento su quelli della natura che, dopo tre mesi di inaspettata libertà è tornata ad essere confinata.

Qualcuno ci dice che il virus non è più presente, altri invece raccomandano di non abbassare la guardia: la confusione insomma c’è sempre. Girando per la città difficile vedere qualcuno senza mascherina: magari alcuni la abbassano, ma in tutta onestà, almeno per quanto vedo girando, mi sembra che il comportamento generale sia di massima attenzione.

Molti sono tornati al lavoro, altri continuano a lavorare da casa. Gi ospedali per fortuna si sono svuotati, almeno per quel che riguarda il covid. I treni hanno ripreso a muoversi e gli aerei…quasi.

Insomma, siamo nella fase che chiamano 3 o due bis, questo non l’ho ancora capito e mi interessa poco. Però, c’è un però.

Non so voi, ma per quel che mi riguarda c’è ancora qualcosa che non torna. Mi sembra, o per lo meno questa è la mia sensazione, di essere ancora in una sorta di bolla, in attesa. Di cosa di preciso non lo so. Mi sembra sempre che debba esserci ancora una notizia, un avvenimento, qualcosa che faccia terminare una sorta di torpore che vivo e sento attorno.

Può essere che sia una cosa solo mia, ma… Quando giro ed incrocio la gente, nonostante la mascherina, gli occhiali da sole ed il cappello (capita, capita!) percepisco questa cosa che ho definito una presenza assenza. E beninteso, non sono certamente un sensitivo, eh!

Sbaglio? Spero di sì.

un mese dopo
un mese dopo

 

Pagano Della Torre, il padre della patria

Pagano Della Torre, il Padre della Patria. E’ questo il titolo riconosciutogli dai milanesi.

Naturalmente stiamo parlando dei milanesi suoi contemporanei, visto che si parla del 1240. Nel farlo, andiamo indietro fino alle origini della signoria a Milano.

Pagano Della Torre non bada molto alla vita politica, ma allora come arriva a governare la città? Giusto qualche anno prima, nel 1237, i milanesi le prendono di santa ragione a Cortenuova, in battaglia con i bergamaschi. Questi ultimi, non accontentandosi della vittoria, inseguono i sopravvissuti ormai senza difese fin quando, avvolto nelle nebbie padane, sbuca un condottiero che sbaraglia tutti quanti, salvando i milanesi.

Non solo, li accoglie dando rifugio a questi poveri soldati e ne paga di tasca sua le spese mediche finchè non siano in grado di far ritorno a Milano. Arrivato dalla Valsassina, questo condottiero era Pagano Della Torre. Finito il suo dovere, se ne torna  a Primaluna, sede del suo feudo.

Pagano Della Torre, il padre della patria

Nessuna velleità politica, almeno in apparenza. Forse anche in sostanza, o forse freddo calcolatore, fatto sta che non deve armarsi di troppa pazienza prima che i risultati maturino. Tre anni dopo, nel 1240, è Milano che lo chiama a gran voce offrendo la carica di Podestà. Una città distrutta dalle lotte interne, fazioni, famiglie una contro l’altra, scontri tra le vie e le case fortificate, costellate di torri difensive.

Il partito del popolo vince ed il podestà ha pieni poteri. Pagano Della Torre però non può far molto, morendo giusto l’anno successivo, ma furbo lo era di certo. Dalla Valsassina non era mica sceso da solo. Tutta la famiglia era piovuta in città, compresi fratelli e figli. Iacopo, Martino, Filippo. Chiamati dal popolo, in pochi mesi i Torriani sono diventati potentissimi.

Il suo nome è iscritto al Famedio di Milano, nel Cimitero Monumentale.

Pagano Della Torre
Pagano Della Torre

Estate senza musica? Non ci credo

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Estate senza musica quella che ci aspetta in questo 2020? Personalmente faccio fatica a crederci.

O forse la mia è più una speranza? Non saprei onestamente. Se è vero che tutti i grossi concerti in programma da San Siro sono stati cancellati e a quanto sembra ad oggi non ci siano ancora date certe sulle riaperture di quei luoghi che permettono di cantare, suonare ed ascoltare ( non parliamo poi ballare per chi ama farlo), la colonna sonora dell’estate 2020 è in forte dubbio.

Ora, sono certo che ci siano al lavoro tante menti che stanno studiando come fare, rispettando le direttive e per permettere di godere di un po’ di musica in tutta sicurezza. Altrettanto vero che come siamo abituati, ops, eravamo abituati sarà difficile che si ripeta almeno per quest’anno.

La musica però è fondamentale: a prescindere dai generi, che sia di oggi o di ieri, elettrica o classica, pop o rap, tutti abbiamo bisogno di ascoltarla e farci emozionare. Credo che siano davvero poche le persone che non si sono fatte fare un po’ di compagnia durante la quarantena da qualche brano musicale… (io avrò ascoltato centinaia di volte “Il Cielo sopra Milano” di Omar Pedrini; ve la faccio ascoltare a fine articolo)

E lo spettacolo della musica dal vivo è unico. Torno a ripetere per evitare qualche strano commento: non è un discorso legato al genere. Ogni età ha il proprio. E a prescindere dai gusti musicali, la musica è musica.

Ed infine mi vien da pensare: ogni anno in questo periodo grosso modo arriva il tormentone dell’estate: quella canzone che, non ho mai capito i reali motivi, ci accompagna almeno fino a metà settembre. Quella canzone che tutti canticchiamo magari ignorandone l’autore almeno per le prime settimane.

Chi si aggiudicherà questo “titolo” per l’estate 2020? Lo scopriremo suolo suonando…


Estate senza musica?
Estate senza musica?

 

Solaro, il luogo del sole

Solaro, comune a nord ovest di Milano, si trova nel Parco delle Groane. E’ situato nella cerchia più esterna della provincia milanese e la sua vicinanza a Saronno, da cui dista solo quattro chilometri, può trarre in inganno sulla sua appartenenza territoriale al capoluogo meneghino.

Il toponimo deriva dal latino Solarium, che significa luogo soleggiato. Grazie al prezioso Liber Notitiae Sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero è stato possibile risalire all’appartenenza di Solaro, in epoca medievale, alla Pieve di Seveso.

Buona parte della storia di Solaro è legata alla chiesetta dei SS. Ambrogio e Caterina, fondata intorno al 1360 da Ambrogio Birago della nobile famiglia milanese, la stessa per cui venne scolpita l’arca di Andrea Birago e il monumento funebre di Daniele e Francesco Birago nella chiesa di San Marco di Milano.

Il comune di Solaro venne temporaneamente soppresso nel 1809. Con l’arrivo degli austriaci l’autonomia venne ripristinata. Nel secondo dopoguerra Solaro fu protagonista di un’importante crescita economica e demografica, grazie alla creazione di una zona industriale che agevolò principalmente lo sviluppo del settore artigianale-industriale.


In visita a Solaro

Facciamo ora quattro passi per andare a vedere l’oratorio dei SS. Ambrogio e Caterina, situato in via Giuseppe Mazzini. Ad ala unica, con pianta rettangolare, termina con una volta a crociera che sovrasta l’abside quadrata. I contrafforti che si osservano esternamente e che suddividono la navata in tre campate internamente non sono presenti, la suddivisione è ingannata dalla presenza di un’unica volta a botte.

Altro edificio da visitare è la chiesa parrocchiale dei SS. Quirico e Giulietta in via Pellizzoni. Di origine medievale è stato ricostruito nel 1930 in stile neoromanico. Al suo interno si trovano degli affreschi del pittore legnanese Gersam Turri.

Merita una visita, infine,  l’affresco dell’Addolorata di Biagio Bellotti dipinto alle spalle dell’altare dell’Oratorio della Confraternita del Santissimo Sacramento in Piazza San Perpetuo.

Solaro - chiesa parrocchiale
Solaro – chiesa parrocchiale