Il Comune ha ufficializzato la riqualifica dell’area: nasceranno nuovi appartamenti, attività commerciali, servizi ed un grande parco.
La nota da Palazzo Marino infatti dice: «Il 50% dell’area verrà ceduto all’amministrazione per la realizzazione di un grande parco di almeno 50mila metri quadrati, piazze e spazi pubbliciSu una superficie edificabile massima di 71mila metri quadrati, 35.522 (circa 550 alloggi) saranno destinati a edilizia residenziale sociale, di cui 21.300 metri quadrati (330 alloggi) in affitto a canoni convenzionati, e il restante a residenza libera, attività commerciali (una media struttura di vendita) e uffici».
Era una notizia che si aspettava da tempo, come sottolinea l’assessore all’urbanistica: «Una notizia importante e attesa da lungo tempo.Si tratta di un intervento di rigenerazione urbana che toglierà dal degrado una grande area abbandonata a seguito della cessazione dell’utilizzo di tipo militare. Qui nascerà uno dei 20 nuovi parchi pubblici previsti entro il 2030».
Pasta, taralli, brioches, baci di dama, panettoni ma anche spumanti, birre e succhi di frutta, destinati agli alberghi di Milano per pranzi e cenoni natalizi, cancellati date le restrizioni del periodo, saranno devoluti a chi ne ha bisogno.
L’iniziativa è di Centrale District, Comitato che vede insieme i nomi più noti dell’hospitality milanese della zona di Stazione Centrale e Piazza Repubblica nato per valorizzare e promuovere il quartiere anche favorendo iniziative solidali.
Questa mattina a partire dalle ore 10, i volontari di Pane quotidiano Onlus hanno effettuato due ritiri: il primo, all’Hotel Melià di via Masaccio, dove ad accoglierli c’era Andrea Giorgi, General Manager INNSiDE Milano Torre GalFa, il secondo all’E.C.HO di viale Andrea Doria, presente Marco Pratolongo, direttore degli Starhotels E.c.ho., Anderson e Ritz e Sandra Foucher, direttore del NYX Milano. Insieme a loro, anche Camilla Doni, vice presidente di Centrale District e direttore Best Western Hotel Madison Milano.
Albergatori e volontari hanno lavorato tutta la mattina per caricare pacchi e confezioni con oltre 600 brioches, più di mille fagottini e muffin, decine di scatole con taralli, birre, succhi e tanto altro.
“Le difficoltà del comparto turistico e ricettivo di questo periodo hanno lasciato molti alberghi con dispense piene – spiega Camilla Doni – Nessun’altra destinazione ci è sembrata più opportuna della solidarietà”.
“Una parte degli ordini sono stati donati ai nostri dipendenti – raccontano Andrea Giorgi e Sandra Foucher – mentre una parte abbiamo voluto donarla in beneficenza come già avevamo fatto altre volte”.
“La situazione di crisi che stiamo affrontando ci ha fatto optare per una donazione ai più bisognosi – conclude Marco Pratolongo – Grazie a Pane quotidiano per questa opportunità”.
Albergatori milanesi devolvono gli ordini per cene e cenoni a chi ne ha bisogno
Sindaco e Prefetto hanno presentato questo mattina il patto Milano per la Scuola.
Per garantire la ripartenza il 7 gennaio 2021 è stato stabilito che entro le 8.00 entrerà in calasse il 40% degli studenti ed i rimanente 10% entro le 9.30. In una fase successiva, quando in presenza si arriverà al 75%, i due turni saranno rispettivamente del 50% e 25%.
Per quello che riguarda le attività, i negozi non alimentari apriranno alle 10.15, mentre i servizi alle persona, le banche ed assicurazione dopo le 9.30
Le aziende del settore manifatturiero anticiperanno l’orario di inizio alle 8.00 mentre gli altri dopo le 9.30
Tutto questo nell’ottica di non ritrovarsi con un sovraffollamento sui mezzi pubblici. Va da sé che lo smartworking sarà ancora da preferire quando possibile
Antonio Bazzini, siamo in zona Piola lungo la via che congiunge via Pacini e via Vallazze intitolata ad un grande compositore e violinista.
Antonio Bazzini nasce a Brescia nel 1818 e sin dalla giovane età emerge la sua vocazione per la musica. A 8 anni inizia a studiare violino con il maestro Camisani. Antonio è molto capace, non appena si presenta l’occasione si mette in gioco candidandosi come concorrente per il posto di primo violino al Teatro di Bergamo. Ha 18 anni e forse la troppa agitazione per l’esame non gli permette di assicurarsi il ruolo.
Tuttavia la sua esibizione non passa inosservata tanto che non molto tempo dopo ha occasione di essere ascoltato dal maestro Paganini in persona che, piacevolmente impressionato, lo esorta a intraprendere l’attività concertistica non solo in Italia ma anche in Europa.
Antonio Bazzini prende alla lettera le parole del grande violinista e inizia a suonare in Italia esibendosi a Milano, Venezia, Verona e Trieste. Va poi in Germania, Danimarca, Austria, Ungheria e Polonia. Durante i 4 anni passati in Germania approfondisce a Lipsia gli studi di composizione e conosce il grande compositore Robert Schumann.
Tornato in Italia suona a Brescia, Cremona, Torino, Genova, Firenze, Roma, Napoli e Palermo. Di nuovo riparte, va in Francia e poi in Spagna dove si ferma per circa un anno. Nel 1852 si stabilisce a Parigi dove tiene numerosi concerti intervallandoli a tournée in Inghilterra, Germania, Belgio e Olanda.
Antonio Bazzini è ormai un musicista conosciuto ma la fama non appaga in pieno il violinista che ambisce alla composizione, altra sua grande passione. Torna così a Brescia dove compone i suoi lavori di maggiore impegno, dall’opera Turanda alle ouvertures per il Saul di Alfieri e per il Re Lear di Shakespeare.
Nel 1873 viene chiamato a Milano per insegnare composizione nel conservatorio e ne diventa direttore nel 1882. Tra i suoi allievi spiccano Giacomo Puccini, Pietro Mascagni e Marco Enrico Bossi.
Antonio Bazzini muore a Milano nel 1897 e Milano lo omaggia dando il suo nome a una via in Città Studi.
Nevica, tanto. Milano è coperta da una decina abbondante di centimetri di neve. Lo avevano previsto.
Anche la neve divide le opinioni dei milanesi: c’è chi la trova bellissima, chi chiede di vedere la Madonnina coperta di bianco, chi invoca l’estate, chi si lamenta.
Impossibile anche per madre natura accontentare tutti.
Il bianco della neve di oggi ha fatto dimenticare per un attimo di essere in zona arancione, anche se a causa proprio dell’abbondante nevicata, chi aveva pensato di uscire, farà come durante la zona rossa: se ne starà in casa. Chi deve lavorare… dei colori non tiene molto conto.
Su una cosa, leggiamo, molti si trova d’accordo: non ci sono moto, bici e monopattini in giro. Non è che sia proprio questa grande soddisfazione, ve lo dico: da scooterista vi dico che solo un pazzo andrebbe in giro per Milano oggi su due ruote.
Ah già, le strade. L’allerta neve c’era, il tavolo anti-casino pure, ma le strade, almeno quelle fuori dalla cerchia dei bastioni alle 10 del mattino non è che siano proprio a posto. Cosa è andato storto? Troppa neve?
Saronno, città d’arte dell’Alto Milanese in provincia di Varese conosciuta anche come città degli amaretti, si trova in quella terra di confine tra la provincia di Milano, Varese, Como e Monza e Brianza.
Sulle sue antiche origini ci sono tracce frammentarie, quel che è certo è che in epoca romana qui esisteva un insediamento. Il primo documento scritto che menziona Saronno è dell’anno 796. A qualche secolo successivo risale l’entrata del comune nel Contado del Seprio come attestato nel Trattato di Reggio del 1185.
Durante le lotte tra Torriani e ViscontiSaronno parteggiò per questi ultimi che progressivamente, col passare del tempo, consolidarono il loro potere su tutta la Lombardia. Matteo II Visconti, signore di Milano, a Saronno fece costruire un castello dove stabilì la sua residenza ed anche una casa Imperiale dove, un secolo più tardi, Lodovico il Moro amava recarsi per le sue battute di caccia.
Egli donò il feudo di Saronno a Cecilia Gallerani, la giovane ritratta da Leonardo da Vinci ne “La dama con l’ermellino” per cui lo Sforza perse completamente la testa. Sotto il dominio francese il feudo passò alla famiglia Biglia a cui rimase fino all’inizio del XIX secolo. Nel periodo Napoleonico fu aggregato al dipartimento dell’Olona. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la cittadina si trasformò in un importante centro commerciale e industriale.
Saronno, città d’arte, custodisce preziosi tesori come il ciclo di affreschi di Bernardino Luini e di Gaudenzio Ferrari conservati nel Santuario della Beata Vergine dei Miracoli, edificato all’inizio del XVI secolo. E’ uno dei santuari più importanti della Lombardia meta di pellegrinaggi. Sulla piazza vi è la Cappellina diventata poi battistero che conserva un altare del Cagnola e la Deposizione di Pompeo Marchesi.
Saronno, tanta arte, non solo amaretti
Altro edificio di notevole interesse artistico è la Chiesa di San Francesco. In stile romanico lombardo presenta 12 cappelle edificate con il contributo di abbienti famiglie saronnesi. All’interno un bel ciclo di affreschi di Ambrogio Legnani e del Lanzani.
Il Duomo, la chiesa prepositurale dei Santi Pietro e Paolo, si trova in piazza Libertà e risale al 1783. Al suo interno è conservato un crocifisso che ogni anno viene portato in processione durante la Festa del Trasporto.
Molto antica la chiesa di Sant’Antonio Abate che durante la peste del 1576 e del 1630 ebbe un ruolo centrale insieme all’adiacente lazzaretto. A memoria di questo nella chiesa è conservata una teca contenente alcune ossa di appestati.
Oltre agli edifici religiosi ci sono notevoli ville e palazzi da visitare. Tra questi Casa Morandi, ex stazione della posta a cavalli e oggi sede della biblioteca civica e della sala polifunzionale, la Villa Gianetti in stile rinascimentale lombardo, e la Villa Koelliker, residenza patrizia seicentesca.
Saronno, mezz’oretta di auto da Milano, vi aspetta per mostrarvi i suoi tesori. Noi ve ne abbiamo raccontati solo alcuni.