La chiesa di San Babila affonda le sue origini negli ultimi decenni dell’XI secolo, a ridosso delle antiche mura romane di Milano.
Secondo la tradizione, sorse sul luogo dove un tempo si trovava il Concilium Sanctorum — una cappella che ospitava il clero missionario orientale — costruita sulle rovine di un tempio dedicato ad Apollo.
Da qui il legame con un culto venuto da lontano: quello di San Babila di Antiochia, vescovo e martire della Chiesa orientale.
Dalla basilica romanica alla Milano moderna
Nel corso dei secoli la chiesa ha cambiato più volte volto. Ricostruita dopo il 1575, venne ampliata con una nuova campata e nuove absidi romaniche, poi rimaneggiate tra il 1598 e il 1610.
Alla fine dell’Ottocento, l’architetto Paolo Bianchi ne curò un grande restauro restituendole lo stile romanico originario, con l’aggiunta della facciata in cotto progettata da Cesare Nava, completata nel 1905.
Il campanile, costruito nel 1820 dopo il crollo dell’originale, fu trasformato nel 1926 nelle forme neo-romaniche che ancora oggi ammiriamo, rendendo l’edificio uno dei simboli architettonici della zona.
San Babila: piazza o basilica?
Diciamolo: oggi il nome San Babila evoca prima la piazza che la chiesa. Un crocevia della Milano elegante, la “Milano da bere” degli anni ’80.
Eppure, dietro a quel nome c’è una storia lunga quasi mille anni. Una storia di fede, di architettura e di memoria cittadina.
La basilica ha visto passare secoli e generazioni, e ha anche accolto il battesimo di uno dei più grandi milanesi di sempre: Alessandro Manzoni, ricordato da una targa all’interno.
Tra simboli e leggende
Davanti alla basilica si erge una colonna con il leone di San Marco, simbolo di una leggenda curiosa: i veneziani, colti di sorpresa dai milanesi all’alba, sarebbero fuggiti lungo l’attuale corso Buenos Aires dimenticando proprio il loro emblema.
Un piccolo episodio, ma perfettamente milanese: un mix di ironia, storia e orgoglio cittadino.
San Babila è tutto questo — un luogo che unisce il sacro e il profano, la fede e la leggenda, l’antico e il moderno.

San Babila

