martedì, Maggio 14, 2024

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Cascina Molinazzo, quel che resta tra i palazzi

Cascina Molinazzo: oggi vi portiamo in zona ovest, poco distanti da via Rembrandt.

Qui troviamo quel che resta della cascina Molinazzo. Come potete vedere dalla fotografia qui sotto, fino a 50 anni fa lo spazio che occupava era di gran lunga più grande. Con i cambiamenti del dopo guerra, tutta la zona si è trasformata completamente ed oggi quel che rimane di quella cascina è la chiesa (sconsacrata), oggi adibita ad uso privato.

Cascina Molinazzo, quel che resta tra i palazzi

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Molinazzo-anni-40

“La chiesetta spiccava sullo smeraldo dei prati ed aveva intorno a sé un vasto sagrato e, di fianco, una sfilata di cascine con le scale d’accesso esternamente appoggiate alla facciata e una piccola vigna. Un bel loggiato a colonne trabeato occhieggiava su di un giardino. Tracce di decorazioni si rilevavano ancora lungo la scala che conduceva al piano superiore dell’edificio centrale. ” Raffaele Bagnoli

Oratorio di San Protaso, in mezzo a via Lorenteggio

Oratorio di San Protaso, oggi gita fuori porta. Beh, lo era sul serio 50 anni fa, quando ci saremmo trovati effettivamente in mezzo alla campagna, qui, dove oggi c’è via Lorenteggio.

Quartiere nato popolare anzi, popolarissimo, viene completato negli anni ’60, facendo tabula rasa delle preesistenze rurali. Doveva sparire proprio tutto, ma i residenti si indignano, difendendo strenuamente una piccola costruzione. Inglobata un po’ tristemente nello spartitraffico, piccola, modesta semplicissima, attira l’attenzione giusto per un “Ma questa? Che ci fa li in mezzo?”.

Eppure è uno dei tanti tesori che Milano nasconde e custodisce con gelosia. Probabilmente, tornassimo in epoca romana, già vedremmo un tempietto a cui nei secoli successivi venne sovrapposto il culto cristiano. Le origini sono approssimative, più o meno intorno all’anno 1000 e sono legate ai benedettini di San Vittore al Corpo, che dedicano questo nuovo oratorio a San Protaso, 8° vescovo di Milano e martire.

Oratorio di San Protaso, in mezzo a via Lorenteggio

La microscopica struttura è concepita al servizio dei contadini di Laurentiglio, piccola oasi umana nella campagna senza fine, ma verrà utile anche a qualcuno di molto importante nella storia milanese, purtroppo. Immaginiamoci qui nel 1162.

Da una parte vediamo agitarsi i nostri antichi concittadini, dall’altra fissiamo l’impressionante schieramento tedesco, alla cui testa il fiero e sicuro di sé Federico I di Svevia, il Barbarossa. Federico ha in animo la distruzione della città, ma i milanesi qui si battono fieri, resistono bene, tanto da far vacillare per un attimo quella sicurezza ostentata.

La rabbia monta, suggerendogli la distruzione del nostro piccolo spartitraffico, non prima però di averne cercato il conforto: il Barbarossa entra e prega tra gli affreschi dell’antico oratorio, prega per il successo dell’assedio. Purtroppo viene ascoltato.

Milano cade ma l’Oratorio di San Protaso viene risparmiato. Due secoli dopo ci abiterà il cappellano di San Cristoforo sul Naviglio, ancora senza canonica; poi verrà usata nel 1500 come cappella da alcune monache, forse domiciliate in un convento adiacente, divenuto cascina ormai perduta.

Arriva ovviamente Napoleone e la sua malsana passione per i magazzini trova sfogo anche qui. Ancora isolatissima nel 1820, ormai sconsacrata, entra nuovamente nel vivo della storia milanese e di nuovo con un Federico.

Ad esser li anche noi, sentiremmo un vociare concitato provenire dall’interno, qualcuno si rivolge ad un conte, poi un via vai tanto furtivo da non esser per niente visibile: a quanto pare c’è un tunnel che arriva qui direttamente dalle mura.

Assistiamo così, dall’esterno, ad una delle riunioni carbonare, presiedute dal conte Federico Confalonieri in quello che ormai è il covo in cui si preparano i moti di quell’anno.

Con la costruzione della nuova parrocchiale nel 1937, l’Oratorio di San Protaso viene abbandonato diventando la chiesa delle lucertole, più competenti d’arte e di storia di certi illuminati del dopo guerra.

Con affreschi che vanno dal 1000 al 1600, è proprio uno di questi a salvarla. Una Madonna, riappare sotto gli strati di calce secolari come appena dipinta, scatenando subito stupore e devozione. Il piano regolatore viene modificato per salvare la chiesetta, tornata nel cuore dei milanesi, per non uscirci più.

In via Lorenteggio. Non male per uno spartitraffico, no?!

Pinacoteca di Brera – scaldiamoci con l’arte

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Quanto è bella la Pinacoteca di Brera? Andiamo spesso all’estero a vedere opere d’arte e non ricordiamo che in Brera possiamo rimanere estasiati dalle meraviglie esposte. Un luogo dove perdersi è una gran fortuna: ammirare i tanti capolavori è un modo perfetto per passare un pomeriggio.

Anche se spesso diciamo che non c’è stagione per andare in pinacoteca o in museo, possiamo ammettere con tranquillità che d’inverno è certamente più gradevole ammirare al chiuso opere d’arte piuttosto che stare qualche ora all’aperto.

Pinacoteca di Brera – scaldiamoci con l’arte

Quindi visto che è arrivata una “leggera brezza invernale” (oggi è il 2 dicembre 2017…così se qualcuno dovesse leggere questo articolo tra qualche mese non penserà che siamo diventati matti!), che ne dite di fare un salto alla Pinacoteca di Brera?

Noi per invogliarvi vi facciamo vedere qualche cosa a suon di Rock!

 

Cascina Boscaiola, nel bel mezzo della città

Cascina Boscaiola questo il suo nome, ma troverete anche “Cascina della Boscaiola”, o anche “Cascina Boscarola”. È situata tra la Viale Jenner e la Via Edoardo Porro a Milano.

L’edificio, di origine quattrocentesca, sembra essere stato residenza di campagna della Signoria di Milano (prima i Visconti e poi gli Sforza). Attualmente è un’abitazione privata.

Le prime notizie della Cascina risalgano a 1127, mentre la struttura architettonica di alcune porzioni e alcuni elementi in facciata tradiscono un primo blocco costruttivo trecentesco.

Nel XIV secolo viene edificata una dimora gentilizia, di carattere monumentale, parte probabilmente di un complesso maggiore e munito anche di una cappella. Si tratta di una di quelle residenze di campagna, destinate agli intrattenimenti legati alla caccia, poiché situata in una zona boscosa, come il toponimo “Boscaiola”, farebbe intuire.

L’impostazione architettonica, la disposizione interna dei locali e i caratteri decorativi farebbe pensare ad un’opera di maestranze presenti nei cantieri di committenza Viscontea e poi sforzesca.

Il collegamento con la città era garantito da una strada che da Santa Maria alla Fontana si spingeva fino al Derganino, attraverso la strada che si apriva tra la fitta vegetazione e che ancora oggi porta il nome “della Boscaiola”.

Cascina Boscaiola: tanta storia nel traffico milanese


Nel Secolo XV viene innalzato un corpo più alto e massiccio (ad anglo con l’attuale Via Eduardo Porro), caratterizzato da grandi finestre a tutto sesto con elaborate cornici in cotto, quasi una torre da maniero.

Sulle mappe catastali di Carlo VI risulta che questo edificio faceva parte del territorio milanese detto “Dei Corpi Santi” di Porta Comasina.

Nel Secolo XVI viene demolita la Cappella. Il sito sopravvissuto con una trasformazione in cascina a supporto delle attività agricole della zona, fu nel corso dei secoli parecchio rimaneggiato, con aggiunte e rimaneggiamenti sia interni che esterni, condotti a più riprese.

Soprattutto la parte retrostante della corte, a carattere prettamente rustico, è frutto di questi interventi, tanto da snaturare e, in alcuni casi, sostituire le più nobili strutture. È il caso, come testimonia il Nebbia nel suo testo “Milano che sfugge” , della cappella gentilizia con affreschi, che fu sostituita da una costruzione di carattere agricolo (fienile).

L’intero complesso, a carattere agricolo, è stato rimaneggiato a più riprese, nel corso del XX Secolo.

Cascina Boscaiola
Cascina Boscaiola

Da via Farini

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Eccoci all’inizio di via Farini: da qui possiamo vedere la chiesa di Sant’Antonio da Padova, sbirciare un pezzo del cimitero Monumentale, il ponte che ci porta in via Valtellina e in lontananza il Bosco Verticale

Fa una fugace apparizione anche il nostro Tram, vestito a….festa.

 

Qualcosa è cambiato

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Un piacere rivedervi su queste pagine! Eh sì, come abbiamo scritto ieri, venerdì scorso il nostro vecchio sito ci ha lasciato. Non è stata una decisione nostra: semplicemente è sparito dai server. Dopo aver approfondito la questione con i tecnici, siamo arrivati ad un bivio: cercare di capire chi può aver fatto una cosa del genere o imparare dalla lezione e rimetterci subito al lavoro.

Abbiamo optato per la seconda: anche se c’è una (insana) curiosità di sapere chi può essersi divertito a procurarci un danno del genere, abbiamo scelto di riprendere tutto dall’inizio. E come scritto sempre ieri, abbiamo visto in questo una occasione di cambiamento.

Un cambiamento radicale che da oggi ci vedrà davvero diversi e cambiati. No, no, se vi state domandando “Ma come il sito era bianco anche prima….??” sappiate che non intendiamo il layout o i colori della pagina. Quelli sono più o meno gli stessi di sempre.

Cambia il modo di confrontarci con voi, di cosa offrirvi quotidianamente: in questo abbiamo deciso di cambiare in modo significativo.

Partiamo dal sito: da oggi troverete sempre in primo piano video. Video che vi raccontano Milano, in tutte le sue zone, con filmati brevi ma che mettono in luce un particolare. Poco alla volta li divideremo per settori (chiese, palazzi, parchi, etcc), ma già trovate alcune sezioni: un giro a Milano contiene i video che facciamo ogni giorno in moto. Le strade di Milano comodamente dal vostro pc. Poi i video in diretta: li postiamo evidentemente su facebook ma li troverete anche qui. E poi i video di milanese….e qui c’è da ridere!!!

Insomma, cambieremo “tecnica”: non vi faremo più leggere articoli (ma per chi vorrà li ritroverete presto) ma vi racconteremo Milano attraverso foto e video. Ovviamente tutto gratis, eh!

Cambia anche il modo di proporvi le visite guidate: ma questo è un altro discorso. Per ora vi diciamo solo che il modo che vi proporremo di visitare con noi Milano e la sua provincia sarà completamente diverso.

Queste sono le prime novità del nuovo cammino di Milano da Vedere: siamo sempre lieti e contenti di sapere cosa ne pensate.