domenica,22 Giugno,2025
Home Blog Pagina 154

Quanto distano i Navigli dal Duomo di Milano?

Quanto distano i Navigli dal Duomo di Milano  è una domanda che permette di dare una risposta più esauriente rispetto ad un semplice 2 chilometri.

Questo perchè il percorso che a piedi si può fare per raggiungere il Duomo partendo dai Navigli, dà modo di vedere tantissime cose interessanti.

Ipotizzando che la domanda sia fatta pensando alla Darsena, punto di congiunzione dei due navigli, il Grande ed il Pavese, si può imboccare corso di Porta Ticinese ed ammirare Sant’Eustorgio.

Quanto distano i Navigli dal Duomo di Milano?

Da qui, praticamente sempre dritto senza mai svoltare se non alla fine, si arriva alle colonne di San Lorenzo, dopo essere “entrati” da porta Ticinese (medioevale) ed aver ammirato la Basilica che porta lo stesso nome delle Colonne.

Fermata obbligatoria in largo Carrobbio prima di prendere via Torino: da qui, shopping permettendo, è possibile infilarsi nella tante traverse per ammirare scorci di una città davvero unica. Una fra tutte? Via Piatti.

Tornando sulla via Torino, ecco Palazzo Stamap Soncino e quindi San Giorgio al Palazzo ed a seguire San Sebastiano, il tempio civico, e Santa Maria presso San Satiro.

Certo, non entrare in via Valpetrosa è un vero delitto: prendetelo come consiglio prezioso!

Quanto distano i Navigli dal Duomo di Milano? Poco, davvero: seguendo questo percorso e dopo aver ammirato l’opera del Bramante, pochi passi ed ecco sua Maestà il Duomo che appare alla vostra destra!

Non male per 2 chilometri, non trovate? Nel qual caso vi sembrino troppi da fare a piedi, vi suggeriamo il tram!

 

Val Taleggio, la piccola Svizzera bergamasca

La Val Taleggio, incastonata a circa 1000 metri di altitudine nella parte occidentale della Val Brembana, è un gioiello di antiche origini che ha mantenuto viva la sua tradizione agricola nel corso dei secoli.

Circondata da prati, boschi e attraversata dal maestoso torrente Enna, offre panorami mozzafiato e una ricca varietà di prodotti tipici, tra cui lo Strachitunt Taleggio e il celebre Taleggio.

Definita da alcuni come la “piccola Svizzera Bergamasca” per la sua natura verde e accogliente, la Val Taleggio si presenta al visitatore con tre diverse vie d’accesso. Da Brembilla, attraverso la Forcella di Bura, si apre uno scenario vastissimo con giogaie rocciose, boschi cupi e immensi pascoli che circondano le pittoresche frazioni, come Peghera, Vedeseta, Olda, Sottochiesa e Pizzino. Se si giunge da San Giovanni Bianco, la stretta via attraverso l’orrido rivela pareti umide che si ergono a strapiombo sul torrente, offrendo uno spettacolo unico.

La Val Taleggio, definita anche la “grande Valtaleggio elvetica“, si distingue per il suo paesaggio montano, con edifici caratteristici dai tetti a forte pendenza, ricoperti da pietre sovrapposte a gradini. Il torrente Enna, che scende tortuosamente a valle, è affiancato dalla strada dell’orrido di Taleggio, una via che collega il territorio con San Giovanni Bianco.

Lungo il corso del fiume, si incontrano luoghi iconici come l’Acqua Rossa e le sorgenti dell’Enna, che regalano al visitatore uno spettacolo naturale stupendo.

Val Taleggio, il luogo per chi cerca autenticità e bellezza

Nel comune di Taleggio, che raggruppa le località di Sottochiesa, Pizzino, Olda e Peghera, sono presenti diversi edifici sacri, tra cui la chiesa parrocchiale di San Pietro e Paolo a Olda, risalente al XV secolo, e la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Sottochiesa, con un campanile in stile romanico e opere pittoriche di pregio. A Peghera, la chiesa di San Giacomo custodisce un polittico di Palma il Vecchio, mentre a Pizzino si trova la chiesa di Sant’Ambrogio, ritenuta la più antica della zona, risalente al 1010.

La presenza di alberghi ospitali, la tranquillità, l’aria pura e le tradizioni gastronomiche rendono la Val Taleggio un’attrattiva irresistibile per i turisti provenienti da Bergamo, Lecco, Brescia e Milano. Insomma, un luogo inaspettato che, dipinto dalle tinte autunnali, regala panorami meravigliosi ed esperienze indimenticabili. La “Piccola Svizzera Bergamasca” non delude mai le aspettative di chi cerca autenticità, storia e bellezza.

Val Taleggio
Val Taleggio

 

Le strade più belle di Milano, a voi la parola

Quali sono le strade più belle di Milano?

E’ indubbio che la componente soggettiva sia molto importante: ognuno di noi ha, per fortuna, una preferenza dettata da un motivo personale, un ricordo, o semplicemente perchè quella strada rispecchia i canoni di bellezza propri.

Stilare quindi una classifica vera e proprio è compito arduo. Talmente arduo che quelle che qui riporto vogliono essere solo una spunto di confronto. Quali sono le strade più belle di Milano rimarrà un “elenco” aperto, modificabile.

Ma bando agli indugi, partiamo.

Le strade più belle di Milano (secondo me)

  1. Piazza Mercanti: a mio avviso non c’è gara con altre strade, piazze e corsi. Qui c’è tutto di bello. Sì, lo so, è tenuta male, è sporca e spesso “occupata”. Ecco, pensate se fosse tutto a posto. Meriterebbe i 3 gradini del podio
  2. via Manzoni. Si fa un viaggio nella storia ogni volta che la si percorre. Si può vedere di tutto e ogni fermata è un viaggio nel tempo. Non è un caso che qui troviamo non una, ma due porte (una dovete cercarla bene, oppure leggere di più le pagine di questo sito)
  3. via Tamburini. Un gioiello semi nascosto che ci trasporta nello spazio e nel tempo. A due passi dalla fermata Conciliazione, se non avete idea di che strada sia, fateci un giro. O guardate il video.
  4. via Santa Marta. Siamo in centro che più centro non si può (o quasi). Qui si respira l’aria della vecchia Milano, quella da cartolina in bianco e nero.
  5. via della Madonnina. Eccoci in Brera. E già basterebbe. Ma provate ad alzare lo sguardo. Vedrete cose che.. lasciano a bocca aperta
  6. piazza Duomo. Sì, ma va bene, voi l’avreste messa al primo posto. L’ho scritto all’inizio. Ognuno ha i suoi gusti. Bella, anzi bellissima, per carità. Ma non è il primo posto che farei vedere a chi non è mai venuto a Milano. Volete mettere il gusto di vederla.. dopo??
  7. vicolo Laghetto. 30 secondi per percorrerlo, ma intensi. Anche qui la storia regna sovrana. E con un pizzico di immaginazione… state attenti ai barconi!!
  8. via Ambramo Lincoln. Per chi ama i colori… Milano città grigia? Ma fatemi il piacere!

Ecco le strade più belle di Milano. Secondo me. Anzi no, non è vero. Ce ne sarebbero altre. Diciamo che oggi la vedo così, domani chissà. E poi.. poi c’è il discorso dei nomi. Se anche voi siete curiosi di sapere chi o cosa si nasconde dietro il nome di una via, vi suggerisco di ascoltarmi. Nel vero senso della parola. Come? Leggendo, anzi, ascoltando qui

NOTA: l’immagine di copertina è stata generata dall’IA e NON rappresenta nessuna via di Milano. E’ la “sua” personale risposta alla domanda: le strade di più belle di Milano. Deve ancora imparare qualcosa..

Chiesa Rossa, Santa Maria la Rossa

Santa Maria la Rossa: questo è il suo nome ufficiale, anche se tutti la chiamano Chiesa Rossa. Curioso che con tutte le chiese realizzate con il cotto rosso che ci sono a Milano proprio questa abbia il colore nel nome…

La chiesa è antica: nel 1139 la troviamo citata in un documento nel quale la Badessa Bontà implorava la protezione dell’arcivescovo di Milano, Robaldo. Ma è quasi certo che la chiesa si più vecchia di un paio di secoli.

Opportuno precisare, a proposito del nome, viene chiamata anche Santa Maria in Conca Fallata per la presenza a pochi passi di una conca che… non funzionava a dovere.

Chiesa Rossa, Santa Maria la Rossa

Ma tornando al colore della Chiesa Rossa: la facciata conserva questo colore e sul fianco sinistro troviamo i resti delle finestrelle tipiche che una volta portavano luce all’interno. In alto, sulla facciata, l’affresco Madonna e Santi realizzata a cavallo tra la fine del ‘400 e gli inizi del ‘500.

All’interno il soffitto dell’unica navata nasconde quello più vecchio: un raro esempio di travature istoriate. Più in basso gli affreschi  realizzati nel 1333.

Insomma, uno dei tanti luoghi di Milano da visitare: quando siete in zona non perdetevi la Chiesa Rossa!

Chiesa Rossa, Santa Maria la Rossa
Chiesa Rossa, Santa Maria la Rossa

Hockey su ghiaccio: dove la passione si congela in pura eccellenza

Nel mondo dello sport, c’è un gioco che si distingue per la sua energia e la sua spettacolarità: l’hockey su ghiaccio.

È un’arte in movimento che danza sul ghiaccio con la grazia di un balletto e la foga di una battaglia. Questa disciplina dinamica, caratterizzata da pattinaggio veloce, contatti fisici e la precisione del gioco di squadra, ha catturato il cuore di appassionati in tutto il mondo, trasformando il freddo ghiaccio in un palcoscenico caldo di emozioni.

È uno spettacolo di tattica e tecnica, dove la coordinazione di squadra è tanto importante quanto l’abilità individuale. I giocatori si sfidano a suon di dribbling, passaggi millimetrici e tiri potenti, il tutto mentre pattinano a velocità vertiginosa. La tenacia, la resistenza e il coraggio sono valori fondamentali che si intrecciano con la bellezza di questo sport.

L’hockey su ghiaccio, con le sue radici profonde, ha una storia che si snoda attraverso il tempo e le culture. Originario delle fredde lande del Canada nel XIX secolo, vede la nascita della prima squadra ufficiale, il McGill University Hockey Club, nel 1880.

Da allora l’hockey ha conquistato progressivamente il mondo, diventando uno degli intrattenimenti sportivi più seguiti. Il torneo maschile di hockey su ghiaccio ha fatto parte del programma olimpico dal 1924, a Chamonix, mentre quello femminile ha debuttato nel 1998, a Nagano.

Le leggende di questo sport sono incise nella storia, da Wayne Gretzky a Bobby Orr, contribuendo a rendere l’hockey su ghiaccio una disciplina che trascende il semplice divertimento, diventando un modo di vivere.

Hockey su ghiaccio: dove la passione si congela in pura eccellenza

Le Olimpiadi invernali di Pechino 2022 hanno visto sul podio per l’hockey su ghiaccio maschile la Finlandia seguita da ROC (Russian Olympic Commitee) e Slovacchia, mentre per l’hockey femminile hanno appeso al collo la medaglia d’oro le atlete del Canada, l’argento è andato agli Stati Uniti e il bronzo alla Finlandia.

Con l’attenzione del mondo rivolta alle Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026, l’hockey su ghiaccio si prepara ad essere protagonista di un nuovo capitolo di gloria. Gli occhi del pianeta saranno puntati sul ghiaccio del Milano Santagiulia Ice Hockey Arena e su quello di Rho Fiera, dove i migliori atleti del mondo si sfideranno per conquistare la medaglia d’oro e scrivere il proprio nome nell’albo d’oro di questo sport straordinario.

L’IIHF (International Ice Hockey Federation) ha già definito i raggruppamenti dei turni di qualificazione.

L’Italia, il cui sorteggio non è stato di certo favorevole, è stata inserita nel Gruppo A con Canada, Svizzera e Svezia (*)

L’hockey su ghiaccio va oltre la mera competizione; è un’esperienza che fa vibrare l’anima degli appassionati e che incolla gli spettatori al bordo dei loro seggi. Milano Cortina 2026 sarà la cornice perfetta per celebrare questa disciplina magica, unendo nazioni, culture e cuori nella danza incandescente dell’hockey su ghiaccio. Prepariamo gli occhi per essere testimoni di un’incredibile sinfonia di emozioni e talento sul ghiaccio!

(*) fonte https://www.oasport.it/2023/11/hockey-ghiaccio-definiti-i-gironi-delle-olimpiadi-di-milano-cortina-2026-gruppo-tremendo-per-litalia/#?refresh_ce

San Colombano al Lambro, eccentrica isola milanese tra Lodi e Pavia

San Colombano al Lambro è l’unico comune exclave della provincia di Milano, un’isola meneghina immersa nelle terre di Lodi e Pavia.

Abitata sin dalla preistoria, l’area deve il suo nome al monaco irlandese San Colombano che si fermò qui nel suo viaggio verso Bobbio, dove, nel 614, fondò uno dei più importanti centri monastici europei: l’Abbazia di San Colombano.

L’area subì diverse trasformazioni nel corso dei secoli. A partire dal XI secolo, in seguito alla cessione del feudo monastico appartenente a Bobbio all’Arcivescovo di Milano Ariberto d’Intimiano, intorno al castello si sviluppò un centro abitato.

Dopo le devastazioni di Federico Barbarossa, il castello di San Colombano al Lambro fu ricostruito e successivamente passò ai Visconti, che lo assegnarono ai monaci della Certosa di Pavia nel 1396. Grazie a loro, il territorio fu bonificato e reso fecondo.

Il feudo rimase ai certosini fino alla soppressione dell’ordine, avvenuta nel 1782 sotto l’imperatore Giuseppe II d’Austria. Riorganizzazioni territoriali e cambi di provincia hanno segnato la sua storia, finendo sotto la provincia di Lodi e Crema, per poi tornare a Milano  dopo il congresso di Vienna.

 

san colombano al lambro
san colombano al lambro

San Colombano al Lambro: cosa vedere

Sono diversi i luoghi di interesse storico presenti all’interno del comune. Oltre al suggestivo castello, la Chiesa Parrocchiale di San Colombano, il cui antico edificio di epoca carolingia sorgeva a ridosso del castello. All’interno della chiesa, la cappella del Rosario è un toccante ricordo della pestilenza del 1630. La necessità di avere una chiesa più ampia spinse il rettore dell’epoca a chiedere il permesso di costruire un nuovo edificio sul finire del XV secolo, che venne edificato riutilizzando parte delle antiche vestigia.

Un’altra testimonianza del passato è il Portone, costruito nel 1691 per commemorare il titolo araldico di Borgo Insigne conferito da Carlo II di Spagna a San Colombano.  Sotto il pilastro dell’arco furono murate una moneta e una pergamena datata, grazie alle quali è stato possibile avere un riferimento certo sull’anno della sua costruzione.

 

San Colombano al Lambro

Oggi, San Colombano al Lambro si presenta come una comunità che si apre al futuro, conservando il suo patrimonio storico, le tradizioni e la bellezza delle colline coltivate a vite. Una piccola isola milanese immersa tra le campagne di Lodi e Pavia che con le sue chiese, i monumenti, e l’eccezionale ambiente naturale, invita i visitatori a esplorare le sue bellezze a soli cinquanta chilometri da Milano.

san colombano al lambro - foto turismosancolombano.it
san colombano al lambro – foto turismosancolombano.it