La grande bellezza

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La grande bellezza: prendiamo in prestito il titolo del capolavoro di Sorrentino per una riflessione.

 

La bellezza di Roma, di Milano, dell’Italia intera, è un dato di fatto. Ma oltre che un dato di fatto, la bellezza del nostro paese è un’incommensurabile risorsa economica. Ed infine, ultima ma non ultima, la bellezza dell’Italia, nella sua componente dovuta all’attività dell’uomo, quindi non strettamente paesaggistica e naturale, è una bellezza storica. Unica al mondo.

Una storia millenaria, un susseguirsi continuo di stili, di autori, di grandi mecenati. Ognuno figlio del suo tempo e a suo modo singolo frammento di una enorme travolgente narrazione. In mezzo ripetute rivoluzioni, battaglie, dominazioni e dominati. Nei secoli tanto è andato perduto, riciclato, rimpiazzato. Basta pensare ai marmi del Colosseo, riutilizzati per edificare più recenti nobili Palazzi. O tornando dalle nostre parti, le demolizioni dei quartieri per far posto al Foro Bonaparte. Evoluzioni? Rivoluzioni? Occupanti? Vincitori?

Ogni epoca può essere rivisitata da diversi punti di vista e a seconda di ognuno di questi qualcuno sarà il paladino o il nemico giurato dell’interlocutore di turno. Sono rimaste, nel tempo, le testimonianze delle opere, storiche, urbanistiche, artistiche.

Non sono sopravvissute, se non in qualche ingiallita pagina d’archivio, le cronache degli ignoranti, dei bastian contrari, dei senza arte né parte. Ed eccoci a metà di questo 2020 bisesto, con una grande bellezza minacciata da un clima di costante campagna elettorale, in cui l’importante è contraddire l’altro, ma nessuna delle parti produce alcuna proposta sensata. Ogni frase è mirata all’altrui distruzione.

Un’epoca di cui si narreranno le gesta senza senso di inutili protagonisti con nomi che nessuno ricorderà mai. Un’epoca in cui probabilmente le responsabilità degli ignoranti saranno pari di quelle di chi non ha mosso un dito o aperto bocca per fermarli. La storia si ripete, dicono. Ma nessuno la studia più, evidentemente.

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