Grazie: Santuario, manichini e…

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Grazie non è solo un modo per esprimere gratitudine ma è anche una frazione del comune di Curtatone.

 

Siamo a 9 chilometri da Mantova. Qui si trova il Santuario della Beata Vergine delle Grazie che si erge sulle acque palustri del Mincio. La basilica ha uno stile gotico lombardo ed è meta dei fedeli devoti alla Madonna.

In principio, dove oggi sorge la chiesa, c’era un altarino con l’immagine della Madonna con Bambino. Si trovava su un promontorio costituito da canne lacustri e piante. I pescatori e i contadini erano devoti a quest’immagine. Col passare del tempo venne edificato un sacello con una cappella votiva al fine di protegge l’immagine dalle intemperie.

Fu Francesco Gonzaga a fare erigere un tempio alla Madonna per ringraziarla di aver fatto cessare la peste che imperversava nel mantovano. Con la costruzione della basilica i pellegrinaggi si intensificarono. Arrivarono donazioni che permisero l’aggiunta di alcune cappelle private dove venivano tumulati gli avi dei benefattori.

A partire dal 1412 vennero costruiti l’oratorio, il convento, la scuola e la biblioteca. Nel 1521 venne costruito il portico con 52 arcate per ospitare i mercanti della fiera di Porto. Si susseguirono donazioni e lasciti che trasformarono e arricchirono l’edificio.

Nel 1782 il convento fu convertito in ospedale. Con l’arrivo di Napoleone la basilica viene privata della maggior parte dei suoi tesori, i libri della biblioteca distrutti e l’edificio smantellato. Durante la prima guerra d’Indipendenza a Grazie si accamparono le truppe del Granducato di Toscana prima di andare a combattere la battaglia di Curtatone e Mortara.

Grazie: il Santuario

Andiamo ora a visitare il Santuario. Della struttura gotico lombarda originale sono rimasti solo il chiostro della Porta e l’ala est. Entrando rimaniamo sorpresi dall’opulenza di questo luogo. Lungo le pareti sono disposte delle impalcate di legno divise in 80 nicchie. In ciascuna nicchia un tempo era collocata un manichino di cartapesta a grandezza naturale in rappresentanza di episodi di pericolo scampato per intercessione della Madonna.

Col passare del tempo molti manichini si sono ammalorati. Oggi ne rimangono una quarantina. Le impalcate sono completamente riempite da modellini anatomici in cera di mani, cuori, occhi, seni, bubboni maligni ex voto.

Il Santuario è composto da una navata unica ai lati della quale sono disposte le cappelle, fatte edificare, nel corso dei secoli, dalle famiglie di alto rango. La prima a destra, progettata da Giulio Romano, ospita il mausoleo dedicato a Baldassarre Castiglione, a sua moglie Ippolita Torelli e il mausoleo del figlio Camillo Castiglione.

La cappella successiva è quella della famiglia Bertolazzo a cui segue quella degli Aliprandi. Dopo l’ingresso della sagrestia troviamo la cappella Mater Gratiae, dove è conservata l’immagine sacra, e la reliquia di Carlo II di Gonzaga-Nevers insieme a quella di sua moglie. Sul lato sinistro si trova la cappella degli Zimbramonti con la preziosa pala di San Sebastiano realizzata da Francesco Bonsignori. Diversi sono i membri della famiglia Gonzaga sepolti presso il Santuario di Grazie.

Alzando gli occhi vediamo una cosa molto particolare appesa al soffitto: un coccodrillo. E non è un fantoccio, è un coccodrillo vero, imbalsamato. E’ la personificazione terrena del diavolo. L’averlo appeso incatenato nella volta della chiesa ha un significato simbolico: il male qui è innocuo. E’ un’ammonizione per i fedeli contro la predisposizione all’errore. Ma, viene da chiedersi, come ci è finito un coccodrillo lì? Diverse sono le leggende. Tra queste c’è chi dice che fosse scappato dallo zoo dei Gonzaga.

E se dove la visita vi venisse fame, il borgo di Grazie ha diversi ristoranti. Potreste provare il luccio in salsa, il piatto tipico di questa zona. Favoloso, una volta che capitate da queste parti vi consigliamo di venirlo ad assaggiarlo.

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