Dove il destino non muore. Volete saperne di più?

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Dove il destino non muore
Dove il destino non muore

Dove il destino non muore. Nuove avventure per Katherine Sinclaire, il personaggio femminile nato dalla penna di Elisabetta Cametti. Il prossimo 8 novembre è in programma la presentazione del nuovo libro “Dove il destino non muore” alla Mondadori di via Marghera, dove sarà possibile incontrare la scrittrice.
Abbiamo incontrato Elisabetta per farci raccontare qualcosa di più sul libro e su di sé. E abbiamo scoperto che l’avventurosa Katheirine Sinclaire, questa volta farà tappa in varie parti del mondo tra cui Milano… Buona lettura!

Un nuovo libro e una nuova avventura per Katherine Sinclaire che in “Dove il destino non muore” si troverà a girare parecchio, con un passaggio anche da Milano. Iniziamo da qui: la scelta è data dal legame con la città, o Milano è più misteriosa di quanto si pensi?
Milano è una città che mi scorre nelle vene, ma l’ho scelta come teatro di alcuni capitoli del romanzo perché offre luoghi suggestivi, perfetti per ambientare scene di alta tensione.

Una delle ambientazioni milanesi del libro è San Bernardino alle Ossa, una basilica molto particolare e non così nota o scontata. Ricorda la prima volta che l’ha visitata?
È impossibile dimenticarla. Se ci penso, sento ancora i brividi sulla pelle: le pareti sono ricoperte di ossa e di teschi. Dentro le nicchie, sopra i cornicioni, su porte e pilastri. La morte regna ovunque. Nelle nicchie al centro delle pareti i teschi disegnano una croce. Negli incavi a forma rettangolare più in basso le ossa sono stipate dietro reti sottili. Ma ci sono crani anche sopra gli architravi e tibie incrociate sotto i capitelli e sulle lesene. Ti senti osservata da occhi invisibili e l’unico rifugio sono i colori dell’affresco sul soffitto: una via di fuga dall’orrore. È stata proprio quell’esperienza inquietante a spingermi a usare la basilica come luogo per un incontro tra i membri dell’organizzazione segreta che trama per impossessarsi del tesoro di Napoleone.

Un’altra ambientazione vede coinvolta Sant’Eustorgio, meravigliosa e poco “turistica”. Speriamo che grazie a “Dove il destino non muore” all’estero scoprano qualcosa in più su Milano. Era già stata in visita alla “Cappella Portinari”?
Sì, perché mi aveva incuriosito il dipinto della Madonna e del Bambino con le corna. L’opera ci racconta del diavolo che voleva trarre in inganno San Pietro da Verona assumendo le sembianze della Maternità, ma lui se ne accorse e lo scacciò con un’ostia benedetta. È una raffigurazione singolare, capace di sottolineare quanto sia ingannevole il male, che sa nascondersi dietro il bene per soddisfare i propri scopi. Un messaggio che si sposa perfettamente con la trama del mio romanzo. Ma c’è un altro elemento che ha attirato la mia attenzione: fuori dalla chiesa spicca la statua di San Pietro da Verona con una lama conficcata nel cranio. Era uno dei più crudeli inquisitori di Milano, ha processato e condannato come eretiche tantissime persone, finché un gruppo di dissidenti gli ha teso un agguato e lo ha ucciso. Un altro messaggio nascosto tra le pagine di Dove il destino non muore: niente spaventa più della verità.

Mi racconta tre luoghi del cuore di Milano?
Un piccolo attico in via Montenero, dove ho abitato durante gli anni dell’università.
La biblioteca della Bocconi, là ho scoperto quanto mi piacesse studiare.
Le guglie del Duomo che regalano una vista indimenticabile di Milano… da lassù cambia ogni prospettiva.

Le piace Milano come si presenta oggi? Cosa cambierebbe?
Adoro Milano, in tutte le sue sfaccettature. Mi piace prima dell’alba, quando la attraverso per raggiungere gli studi Mediaset e le luci degli appartamenti sono spente, le saracinesche dei negozi abbassate, mentre sulle strade sfreccia solo qualche taxi. Mi piace la sua frenesia nelle ore di punta. Mi piace la vita che si consuma nei locali dopo il lavoro. E in quei rari giorni che è azzurro, il suo cielo è bellissimo.

Ultima domanda: se dovesse consigliare un locale dove mangiare bene, dove ci manderebbe?
C’è un ristorante che porto nel cuore, Il luogo di Aimo e Nadia. Lo frequentavo con un caro amico che mi aveva fatto riscoprire il gusto della pappa al pomodoro. E di un piatto non ne ho mai abbastanza: gli spaghettoni al cipollotto fresco, peperoncino e basilico.


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