martedì,20 Maggio,2025
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Castel Trebecco: benvenuti nel medioevo!

Se pensate che i castelli siano solo quelli delle fiabe o delle serie TV, preparatevi a ricredervi! Castel Trebecco è un gioiello medievale che sembra uscito direttamente da un libro di storia, arroccato su uno sperone roccioso con vista mozzafiato sul fiume Oglio. Ci troviamo a Credaro, in Valcalepio, provincia di Bergamo: un piccolo angolo di Medioevo rimasto intatto nei secoli.

Un castello con mille anni di storia

La costruzione di Castel Trebecco risale probabilmente al X secolo, anche se la prima menzione ufficiale in un documento compare nel 1032. Non si tratta del solito maniero da cartolina: niente fossati o torri d’avvistamento in ogni angolo, ma un borgo fortificato con una struttura irregolare, adattata alla morfologia del terreno. Insomma, qui le mura non sono semplici decorazioni, ma raccontano storie di strategie e difese medievali.

Al castello si accede da un unico ingresso: una torre fortificata dotata di uno splendido portone ad arco. Varcato l’ingresso, si entra in un borghetto raccolto, con piccole corti collegate da una strada interna. Camminando tra queste antiche mura, si ha davvero la sensazione di tornare indietro nel tempo.

Castel Trebecco - ingresso. Foto da In provincia di Bergamo
Castel Trebecco – ingresso. Foto da In provincia di Bergamo

Per secoli, il castello è stato legato ai Conti Calepio, una delle famiglie più influenti della zona. Nel 1811, tuttavia, la rocca venne venduta ai Zanchi e, successivamente, suddivisa tra vari acquirenti, portando a un progressivo deterioramento della struttura. Fortunatamente, interventi di restauro recenti hanno restituito a Castel Trebecco parte del suo antico splendore, rendendolo nuovamente una meta affascinante per gli amanti della storia.

Castel Trebecco, un luogo strategico e affascinante

La posizione di Castel Trebecco non è casuale: domina il fiume Oglio e si trova lungo un’antica via di comunicazione che collegava Credaro a Calepio, Villongo e Sarnico. Inoltre, la fortificazione sfrutta le difese naturali del territorio, con il torrente Uria e il fiume Oglio che fungono da barriere protettive naturali.

Curiosità per gli appassionati di storia religiosa: all’interno delle mura si trovava una cappella dedicata a Sant’Andrea, che custodiva le reliquie di San Celestino Martire, poi trasferite nel Castello di Calepio. Nonostante la presenza di questa chiesa, gli abitanti preferivano seppellire i loro cari nei pressi della Chiesa di San Fermo, oggi un affascinante edificio romanico.

Caste Trebecco - Credaro. Foto di @eleninagi
Caste Trebecco – Credaro. Foto di @eleninagi

Oggi Castel Trebecco è una meta perfetta per chi vuole immergersi nella storia, fare una passeggiata tra le sue mura e magari proseguire fino al vicino Castello di Calepio. Che siate appassionati di medioevo, amanti della fotografia o semplici esploratori in cerca di luoghi suggestivi, segnatevelo tra le prossime destinazioni!

Un consiglio? Visitatelo con calma, godetevi la vista e lasciatevi trasportare dall’atmosfera unica di questo angolo di Valcalepio, dove ogni pietra ha una storia da raccontare.

Castel Trebecco - Credaro. Foto da In provincia di Bergamo
Castel Trebecco – Credaro. Foto da In provincia di Bergamo

Basilica di San Dionigi, la quarta chiesa di Ambrogio

La Basilica di San Dionigi a Milano è una delle chiese fondate da Sant’Ambrogio.

La chiesa non è conservata anche se sappiamo precisamente dove doveva trovarsi (presso i giardini di Porta Venezia) e non molto tempo fa,  gli archeologici hanno ritrovato alcuni tratti.

La sua più antica raffigurazione si trova su un oggetto conservato in Duomo dopo la distruzione della chiesa (avvenuta in età moderna). Si tratta del famoso crocifisso di Ariberto da Intimiano, arcivescovo di Milano (1018-1045).

Basilica di San Dionigi, la quarta chiesa di Ambrogio

Nell’immagine, in dettaglio, si vede lo stesso arcivescovo con l’aureola quadrata (l’aureola quadrata indica che il personaggio era ancora vivo al tempo della realizzazione dell’oggetto) che tiene tra le mani il modellino della chiesa di San Dionigi, a segnalare il fatto che probabilmente aveva finanziato lavori di restauro.

Articolo e foto a cura di :

Genius Loci – Associazione Culturale Egeria
@geniuslociACE

 

Basilica San Dionigi
Basilica San Dionigi

Loggia degli Osii, un restauro storico

Loggia degli Osii, eccoci di nuovo in piazza Mercanti: questo luogo non finirà mai di stupirci.

Dobbiamo tornare indietro di 8 secoli per le prime notizie di questo edificio: fu Oldrado da Tresseno, podestà di Milano a volerlo (lui lo potete vedere a cavallo, in una nicchia di Palazzo della Ragione). Esiste un documento del 1252 che ne comprova l’esistenza.

Ricostruita poi nel 1316 da Matteo Visconti che aveva espresso la volontà di realizzare qui, attorno al palazzo della Ragione, il nucleo della attività giuridico notarili di Milano.

Loggia degli Osii: non chiamatelo balcone

Ed infatti proprio da qui i magistrati uscendo sulla Parlera (non chiamatelo balcone!!) annunciavano le sentenze. Facile capire quale sia: cercate il simbolo della giustizia, un’aquila che stringe negli artigli una preda!

La facciata gotica è strepitosa e se dovesse farvi venire in mente Genova sappiate che siete in buona compagnia: parrebbe che lo stile genovese infatti fu scelto come omaggio per la nuova di Matto, Valentina Doria.

Quello che però non deve scappare alla vostra vista è la fascia che corre lungo il parapetto con tutti gli stemmi delle porte di Milano, oltre ovviamente a quello dei Visconti.

Tra il 1600 ed il 1700 la Loggia degli Osii venne restaurata o per meglio dire venne rovinata da interventi grotteschi che fortunatamente ad inizio ‘900 vennero eliminati con un nuovo restauro in stile.

Loggia degli Osii: torniamo al passato!

Questo intervento di ripristino, finanziato da una sottoscrizione cittadina, dalla Camera di Commercio e dalla vedova del conte Egidio Osio venne festeggiato il 16 giugno 1904 e ricordato con un lapide che recita: «questa vetusta loggia venne alla originaria forma restituita in memoria del tenente generale conte Egidio Osio nato in Milano il xvi giugno mdcccxl morto in milano comandante la divisione militare il xxvii marzo mcmii qui
ove anticamente sorsero le case de’ suoi padri sia ricordato ed onorato il suo nome la vedova pose»

Loggia degli Osii nel 1904
Loggia degli Osii nel 1904

 

Porta Volta, una delle ultime

Porta Volta è uno dei varchi più recenti della storia milanese.

Viene aperta sul tracciato dei bastioni spagnoli solamente nel 1880 con il preciso scopo di aprire un collegamento diretto con il Cimitero Monumentale, inaugurato giusto qualche anno prima, ed ancor di più con la nuova strada per Como che sostituiva il vecchio tracciato interrotto dalle ferrovie.

Nessun arco monumentale: vengono costruiti solo i caselli daziari su progetto di Cesare Beruto che ritiene ormai inutile la costruzione di un arco tradizionale, la cui funzione sarebbe solamente quella di regolare gli accessi a pagamento.

Porta Volta, una delle ultime

Mura e cancelli non ci sono più, ma possiamo ammirare i caselli daziari ancora al loro posto, testimoni di un modo di vivere la città ormai scomparso. E da poco tempo alle spalle di uno dei dazi, la nuova grandissima sede della Feltrinelli e Microsoft.

Ed i lavori in zona non sono terminati…

Porta Volta
Porta Volta

Come Scegliere un Investigatore Privato

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Per fare la scelta giusta è fondamentale conoscere quali sono i requisiti che deve avere un professionista del settore, quale formazione specifica è necessaria e quali sono i punti di forza che rendono un’agenzia investigativa di qualità. Un investigatore privato competente deve soddisfare una serie di requisiti essenziali per svolgere il proprio lavoro in modo efficace e professionale. 

Licenza e Autorizzazioni Legali

Per esercitare bisogna possedere una licenza rilasciata dalla Prefettura, come stabilito dalla normativa italiana. Questa licenza assicura che l’investigatore operi nel rispetto della legge, offrendo un servizio legale e affidabile. Ad esempio, l’agenzia Discovery Investigazioni è regolarmente autorizzata (nr. 14681/12B15E), garantendo così la massima professionalità e conformità alle normative vigenti.

Discrezione e Riservatezza

Uno degli aspetti più cruciali del lavoro di un investigatore privato è la riservatezza. Il professionista deve proteggere i dati personali e le informazioni raccolte durante l’indagine, rispettando il GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati). La discrezione è fondamentale per non compromettere l’indagine stessa oltre ad una solida esperienza nel settore e a competenze tecniche avanzate, come l’uso di strumenti di sorveglianza, sistemi di geolocalizzazione e software di analisi dati. L’esperienza pratica unita a conoscenze aggiornate, permette di affrontare anche i casi più complessi.

Comunicazione e ascolto del cliente

Un altro aspetto cruciale da considerare quando si valuta un investigatore privato è la qualità della comunicazione con il cliente. Durante l’intero processo investigativo, è fondamentale che il professionista mantenga un dialogo aperto, fornendo aggiornamenti regolari sull’andamento dell’indagine. Questo non solo fa sentire il cliente coinvolto e informato, ma crea anche un clima di maggiore trasparenza e fiducia reciproca.

Un investigatore privato affidabile ascolta attentamente le esigenze del cliente, analizza il caso in modo approfondito e propone soluzioni su misura in base agli obiettivi specifici. Il rapporto tra investigatore e cliente deve essere necessariamente fondato su fiducia, discrezione e professionalità. Comprendere le aspettative del cliente e agire con empatia e precisione, risulta un approccio prezioso per risolvere con successo qualsiasi tipo di caso, sia esso privato o aziendale.

Formazione e Studi di un Investigatore Privato

La formazione di un investigatore privato è fondamentale per assicurare un servizio di alta qualità. Un buon investigatore deve avere una preparazione variegata che abbraccia diversi settori. In Italia, per diventare investigatori privati, è necessario conseguire una laurea in discipline giuridiche, economiche o psicologiche, a cui si aggiungono corsi di specializzazione nel campo investigativo. Questi percorsi formativi offrono una comprensione approfondita di diritto, criminologia e tecniche investigative.

Aggiornamento Professionale

Il mondo delle investigazioni è in costante cambiamento, e un investigatore privato deve sempre rimanere al passo con le nuove tecnologie e normative. Ad esempio, l’uso di software per il recupero dati o l’analisi forense richiede competenze specifiche che devono essere continuamente aggiornate.

Quale agenzia scegliere?

Discovery Investigazioni si distingue dalle altre agenzie investigative per una serie di caratteristiche che la rendono una delle migliori opzioni disponibili. Mentre molte agenzie offrono servizi investigativi generici infatti, Discovery Investigazioni si avvale di professionisti con oltre 35 anni di esperienza, molti dei quali provengono dalle Forze dell’Ordine. Questa esperienza si traduce in un approccio metodico e altamente professionale, garantendo risultati concreti.

L’agenzia utilizza strumenti tecnologici all’avanguardia, come sistemi di geolocalizzazione e software per il recupero dati, offrendo un servizio completo e personalizzato. Si distingue infine per la trasparenza dei costi e la disponibilità di consulenze gratuite.

L’agenzia offre una vasta gamma di servizi, tra cui:

  • Indagini private: Casi di infedeltà coniugale, separazioni, tutela dei minori e recupero crediti.
  • Indagini aziendali: Concorrenza sleale, assenteismo, furti interni e violazioni del patto di non concorrenza.
  • Sicurezza informatica: Recupero dati, analisi forense e protezione dei dati aziendali.

Scegliere Discovery Investigazioni significa mettere il tuo caso nelle mani di un team di professionisti certificati, che lavorano sempre con la massima discrezione e competenza. Se stai cercando un investigatore privato Milano, contattaci e richiedi una consulenza gratuita. Affidati a professionisti esperti per garantire risultati concreti e riservati.

L’Arlesiana di Van Gogh a Palazzo Citterio per il ciclo di esposizioni “L’Ospite”

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Dal 14 marzo 2025, Palazzo Citterio a Milano, spazio della Grande Brera riaperto al pubblico lo scorso 7 dicembre, accoglie, fino all’11 maggio 2025, L’Arlesiana (Ritratto di M.me Ginoux), dipinto da Vincent Van Gogh nel 1890, proveniente dalla GNAMC – Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

 Il capolavoro del maestro olandese inaugura il nuovo ciclo di esposizioni dal titolo L’Ospite che vedrà Palazzo Citterio ricevere opere particolarmente significative della storia dell’arte, in prestito temporaneo da prestigiosi musei e istituzioni.

Il termine “ospite”, mutuato dall’etimologia latina che dà alla parola una duplice accezione di “dare ospitalità” e “riceverla”, va oltre il significato di assicurarsi un’opera ed esporla al pubblico, quanto averne cura, farne oggetto di studio e di confronto con altre creazioni artistiche e di fruizione da parte dei visitatori.

Con l’arrivo a Palazzo Citterio di un Van Gogh, proveniente dalla Gnamc di Romaafferma Angelo Crespi, Direttore Generale della Pinacoteca di Brera -, si inaugura “L’ospite”, una serie di collaborazioni con altri istituti, non solo museali, che prevedono il prestito straordinario di un’opera sia in entrata che in uscita. Un progetto che attua il tema della valorizzazione delle collezioni nel modo più semplice e immediato, e nello stesso tempo prestigioso”.

“Nell’ambito dell’accordo di collaborazione avviato con la Grande Brera – dichiara Cristina Mazzantini, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma -, che ha generosamente concesso numerosi prestiti per la meravigliosa mostra “Il Tempo del futurismo” coadiuvandone il successo, la Gnamc offre alla città di Milano l’Arlesiana, uno dei due Van Gogh custoditi nella propria collezione, la più importante al mondo di arte moderna e contemporanea italiana, che annovera tra le sue 20.000 opere anche capolavori internazionali di Klimt, Monet, Degas, Cézanne, Mondrian, Duchamp, Giacometti, Kandinskij, Warhol, Pollock, Kapoor e tanti altri. L’obiettivo è creare un ponte ideale tra Roma e Milano, fondato sullo scambio di opere delle rispettive collezioni e proteso verso una valorizzazione congiunta dei “nuovi maestri” dell’arte italiana, attraverso un programma condiviso di mostre temporanee”.

L’Arlesiana (olio su tela, 61×50 cm) ritrae Marie Ginoux, proprietaria del Café de la Gare di Arles, meta di artisti tra i quali Paul Gauguin e Vincent Van Gogh che nella città provenzale trascorrono un periodo di sodalizio artistico (1888-1889) condividendo la casa-studio.

La donna ritorna come soggetto più volte nella produzione di Van Gogh e di Paul Gauguin; queste opere testimoniano lo stretto rapporto che si è instaurato tra i due, tanto che Van Gogh scrisse all’amico che andavano considerate “come un lavoro tuo e mio insieme, come una summa dei mesi in cui abbiamo lavorato insieme”.

Tuttavia, un drammatico episodio, culminato con l’automutilazione dell’orecchio di Van Gogh, a seguito di una furibonda lite con Gauguin che immediatamente lo abbandona per tornare a Parigi, segnerà per sempre il destino delle loro vite. I coniugi Ginoux assistono l’artista dopo il tragico gesto e durante i suoi frequenti disturbi nervosi.

Nel febbraio 1890, Van Gogh elabora una nuova serie di ritratti di Madame Ginoux, tra cui quello presentato a Palazzo Citterio. In questo esemplare, la donna differisce, dalle precedenti raffigurazioni, per la posa, oltre che per l’espressione e la cromia più chiara e pacata.

La donna, rappresentata con il costume tradizionale della regione provenzale, è colta con dolcezza quale figura affettuosa e protettiva. Lo sguardo triste, il sorriso appena accennato e il volto appoggiato sulla mano sinistra suggeriscono la presenza di un messaggio nascosto in quello che, a prima vista, potrebbe sembrare un “semplice” ritratto: è la personificazione della Malinconia.

I due libri sul tavolo in primo piano confermano il significato metaforico della figura femminile: La Case de l’Oncle Tom (La capanna dello zio Tom) di Harriet Beecker Stowe e i Contes de Noël(I racconti di Natale) di Charles Dickens costituiscono, infatti, una chiara allusione ai valori profondi attribuiti alla donna con cui si era instaurato un importante rapporto di empatia e comprensione reciproca grazie al sostegno durante le crisi depressive di cui soffrivano entrambi.

La tela mostra non solo la propria vicinanza alla persona dipinta ma soprattutto l’analisi introspettiva della sua situazione esistenziale. A far emergere l’incidenza iconico-simbolica nell’Arlesiana, ma presente in tutta l’opera del pittore olandese, sono le stesse parole di Vincent Van Gogh scritte in una lettera indirizza a Paul Gauguin: “è un quadro che lei comprenderà, Lei, io e poche altre persone sappiamo come vorremmo che fosse capito”.