Nebbia: sale nei miei occhi

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Nebbia. Solo un milanese leggerà questa parola nello stesso modo in cui chi vi sta scrivendo la pronuncia. Siamo onesti: la nebbia solo noi la pronunciamo così e siamo tra i pochi ad amarla.

Ora: se è vero che è pericolosa quando si è in strada e lungi da me il pensiero di rimpiangerla sapendo che può provocare gravi incidenti, la nebbia è un qualcosa che il milanese ha dentro.

Ma visto che non si può parlare per altri, ecco i miei pensieri personali sulla nebbia, che ho scoperto nel 1977.

All’epoca ero molto piccolo e abitavo in una zona della città che già allora (figuriamoci oggi) non regalava momenti di grigio totale, ma qualche sprazzo qua e là. Bene: in una data che non ricordo del 1977 per la prima volta sono andato con mio papà a pescare. Vista la tenera età decise di non andare troppo lontano nè tanto meno partire nel cuore della notte. Una gitarella più che una vera e propria giornata di pesca.

Ci trovammo così sul Ticino, non distanti da Milano ma in un contesto che per la prima volta nella mia vita mi diede modo di scoprire che di giorno il sole poteva non esserci anche alle 10 del mattino nonostante non piovesse. Una sensazione, la ricordo ancora di paura mista ad emozione.

Primi anni ’90 sempre io, ma questa volta la macchina è la mia, mio papà è a casa e con me ci sono i miei amici. L’occasione era di quelle imperdibili: concerto dei Timoria. Non ricordo a che ora finì, ma non eravamo poi così lontani da Milano: il concerto era a San Colombano al Lambro. Pochi minuti, giusto il tempo di arrivare sulla statale. Niente. Non si vedeva niente. No, no, non poco, NIENTE. Io alla guida, andai avanti non so quanto tempo con uno dei miei amici che faceva strada a piedi davanti a noi. Un incubo.

Oggi: la nebbia a Milano fa fatica a vedersi. Bisogna uscire un poco per vedere quella “bella”. E vi confesso che ogni tanto qualche scappata fuori la faccio. Mi piace sentire la nebbia che mi circonda. Il profumo (per molti sarà puzza, ma a me piace) che si sente quando si è in mezzo. E quella sensazione di bagnato che lascia sulla faccia e sugli abiti.

Sarà una botta di romanticismo, non so dirvi. Ma a me le nebbia piace.

nebbia
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15 Commenti

  1. Ricordo quando a 12-13 anni giocavo a calcio in una squadra, durante un allenamento mi accorsi improvvisamente di essere completamente immerso nella nebbia, in un limbo;sentivo i miei compagni ma non sapevo più dove fossi ne dove fosse la porta, non aveva senso, ma non mi sentivo perso. Anni dopo provai una sensazione simile in montagna, sempre con la nebbia, che stavolta era una nuvola ed io ero da solo. Fuori dal habitat, la nebbia è un po’ meno rassicurante

  2. Parole che scaldano l’anima e mi commuovono tanto…amo la nebbia, mi è profondamente affine! Il pensiero va a quando rincasavo da bambina scendendo dalla metro a Amendola o Lotto…immerse nella nebbia figure incerte come fantasmi, ma dal passo spedito…Si dirigevano verso quelle calde luci che punteggiavano la scighera, rendendola magica…Non esistono più quei freddi meravigliosi e nemmeno l’Alemagna di Via Silva, avamposto che si stagliava nel tardo pomeriggio per offrire ristoro ai viandanti golosi. Quando dicono che una persona ha un carattere solare…. be’ io no! Ho un carattere “nebbioso”.

  3. Sono arrivato a Milano ad aprile 1972. Ho trovato splendide giornate di sole, un cielo terso, e la nebbia? e ila grigia Milano? Niente ed è stato amore immediato. Poi la nebbia è arrivata, allora c’era per davvero, non avevo l’auto usavo solo i mezzi e non percevivo i pericoli che la ne nebbia nasconde. Che dire un fascino unico che solo Milano può avere. Ancora oggi quando penso alla nebbia, mi viene in mente solo Milano e il piacere di rimanere immersi in quella atmosfera ovattata in cui due innamorati rimanevano nascosti e persi in un lungo bacio.

  4. Anche a me manca tanto la scighera. Camminarci in mezzo era come un viaggio introspettivo. Sentivo il battito del mio cuore, il mio respiro quasi quasi sentivo il rumore dei miei pensieri. Anziché aumentare il passo rallentavo per prolungare il piacere di quella passeggiata

  5. e che dire quando di sera guardi dalla finestra di un piano alto le cime degli alberi che spuntano dal nulla ….. e vedi i fanali delle auto fiochi e sei felice che tutti i tuoi siano a casa al calduccio ….

  6. Quando me ne sono andata lasciavo senza vero rimpianto la Milano di quel presente, non la città in cui ero cresciuta, che avevo amata per anni ma ormai scomparsa. Una foto come questa mi fa sbocciare una nostalgia profonda: la scighera, non riuscire a vedersi i piedi, i rumori imbavagliati, stare attenti a ciò che non si vedeva e che forse non c’era. Nessuna possibilità di ritorno: quella città davvero non c’è più.

  7. La nebbia è fantastica, anche quando sei alla guida, anche se fa una paura boia e non vedi l’ora che svanisca all’improvviso. Io la nebbia l’ho conosciuta a Vigevano, anzi l’ho introitata e inserita tra sangue e ossa. Andavamo a un bar a 150 metri da casa, 200 metri al massimo. A piedi da ragazzi. Sentivi delle voci, sapevi che era più o meno davanti a te, ma prima di scorgere l’insegna passava un tempo enorme, minuti. Minuti di complicità assoluta con l’amico che ti cammina accanto. Nella nebbia puoi dire quello che vuoi, anche ad alta voce, nell’illusoria convinzione di non essere sentito da nessuno. Come adesso, che non so nemmeno su che sito sto scrivendo e nemmeno come ci sono arrivato. Potere e magia della nebbia anche da un letto nella notte toscana.

  8. Sono nato a Milano ma vissuto ad Arese. Mi è sempre piaciuta la nebbia: la nebbia scopre davvero chi sei perché sa nascondere a te e agli altri chi fingi di essere. La nebbia è introspettiva, a volte crudele, perché sa abbandonarti e lasciarti solo con i tuoi pensieri… ma sa anche proteggerti e consolarti accogliendoti in un amorevole abbraccio, lontano da sguardi indiscreti.

  9. Anch’io ho provato cosa vuol dire non vedere niente oltre un muro, grigio. Ma abitando a Varese questa nebbia l’ho trovata tanti anni fa (1980) verso Salsomaggiore…..
    A Milano, pur avendo abitato,
    Non ho avuto questa esperienza….o non me la ricordo. Ero piccola, 8, 9, anni

  10. Gh’èmm pù i Navili e gh’èmm pù nanca la scighera. Me ricòrdi che a ‘na cèrt’ora la nèbbia la rivava giò de bòtt e la quattava tusscòss. L’era talment spèssa che quand te camminavet la te masarava tutt. Sì come on quivun l’ha scritt “se sentiven i vos” ma se vedeva nò la gent e quand l’era bèlla spèssa se diseva “incoeu l’è de tajà cont el cortèll!” Nostalgia? E, on poo!

  11. Anch’io ho vissuto le stesse esperienze negli anni 70,si andava a ballare a Castel S:Giovanni e si faceva il ritorno con gli amici a piedi davanti all’auto con la torcia e io li seguivo piano piano,però sono ricordi che resteranno nella mia memoria

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