Nicolò Govoni, i miei bambini cambieranno il mondo

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Parlare con Nicolò Govoni non è proprio semplicissimo. Ci sentiamo ognuno da casa sua: la mia è a Milano e la sua a Nairobi. È appena rientrato dopo aver passato qualche giorno nella sua Cremona, tra gli affetti dei suoi cari, per festeggiare in Natale in anticipo. Ma alla fine, il 25 dicembre è solo una data e lui ha deciso che per i suoi bambini sparsi nel mondo ogni giorno deve essere Natale.

Nicolò Govoni ha 28 anni e da otto la sua vita e la sua casa sono nei posti più poveri del mondo, in mezzo a bambini che non hanno nulla se non la possibilità di sperare in un futuro migliore, quello che lui insieme alla sua Still I Rise cerca di garantirgli.

Un’adolescenza difficile la sua, la paura di un futuro vuoto e i commenti incessanti sulla sua pochezza lo portano a decidere di andare in India quando ha 20 anni. Qui la sua vita cambia e lui inizia a trasformarsi nell’uomo che vuole diventare. Qui trascorre quattro anni della sua vita, durante i quali si laurea anche in Giornalismo alla Symbiosis International University nella città di Pune.

La prima domanda che gli faccio non è semplice: che cos’è per lui la felicità. E la sua mente torna proprio a quei primi mesi in India. Un giorno uguale agli altri, in cui lui si siede sui gradini fuori dal suo dormitorio, con le voci dei bambini che giocano oltre delle piante. Non li vede ma li sente. Guarda il cielo in alta definizione (come di lui), fa caldo, lui è sporco, a piedi nudi, lontano da casa. In quel momento sente dentro di lui un senso di pace mai colto, e realizza di essere esattamente dove voleva e doveva essere. La felicità per lui è quel momento, la ricerca di quella pace e la consapevolezza che non è legata e nulla che sia materiale.

Nicolò Govoni, i miei bambini cambieranno il mondo

Tutte le scelte fatte dopo, derivano da quel momento. Ha scritto alcuni libri (il caso editoriale “Bianco come Dio”, “Se fosse tuo figlio” e l’ultimo “Fortuna”), ha aperto scuole in Turchia, Grecia, Kenya e Syria. Nel 2020 il suo nome è stato proposto per il Premio Nobel per la Pace.

A 28 anni non c’entra nulla con qualunque altro ventottenne che conosco. Ha visto e vissuto nei luoghi più dispersi del mondo, in mezzo alla povertà più assoluta. Ha visto il meglio ed il peggio degli essere umani. Parlare con lui scatena grandi emozioni. E riuscire a fare domande non banali, non è così semplice.

La seconda domanda che faccio a Nicolò Govoni è se i bambini con cui vive hanno qualcosa da insegnarci. La sua risposta è che da loro si può capire cosa siano la resilienza, il coraggio, la forza e l’indipendenza, ma che un bambino non dovrebbe essere in grado di insegnare a degli adulti queste cose. Mi chiede se un qualunque bambino di 8 o 9 anni che conosco possa insegnarmi ad essere forte, resiliente, indipendente o coraggiosa. E ha ragione lui. I nostri bambini fortunati sanno che possono concedersi il lusso di sbagliare. Anzi, nemmeno lo sanno che è così. I bambini di Nicolò sanno di avere poco margine di errore.

Il suo ultimo libro “Fortuna” è la storia vista al contrario. Tre persone che dall’Europa arrivano in Kenya e che devono sopravvivere al viaggio, all’incontro di culture diverse, alla miseria che improvvisamente ha colpito uno dei continenti fortunati.
E allora gli chiedo cosa sia la fortuna. Il significato moderno di fortuna è caos. La fortuna a cui fa riferimento lui nel suo ultimo libro prende spunto dal significato antico, che è destino.

Chi vive in una baraccopoli sa che la vita potrebbe essere molto meglio di così. Vivere nello schifo e nella miseria non ti porta a pensare che la vita sia o possa essere solo quello. L’attaccarsi alla felicità e alla speranza di una vita migliore è quella cosa magica che fa innamorare due persone anche nel buco di culo più brutto del mondo e gli fa venire voglia di mettere su famiglia, di lasciare un pezzetto di loro in questo mondo, di desiderare il sogno di una vita felice. Che si viva in Europa o in Siria, questa cosa lui ha imparato che non avere confini.

La sua vita tra dieci anni la vede con una famiglia tutta sua, ma ancora legata alla sua associazione, che spera diventi sempre più grande e che riesca a portare avanti progetti grandiosi, come quello che nato a Nairobi all’inizio di quest’anno e che dà la possibilità a poveri e profughi di studiare. Si tratta della Still I Rise International School – Nairobi, in Kenya. È la prima scuola al mondo a offrire il Baccalaureato Internazionale, il percorso di studi più prestigioso e costoso che esista, gratuitamente, ai minori profughi e vulnerabili. La speranza è quella di creare una classe dirigente migliore di quella attuale.

Questo ragazzo, che lavora per formare i bambini di oggi affinché possano diventare la migliore classe dirigente di un domani non così lontano, ha 28 anni.
Ne aveva 25 quando il suo nome è stato proposto per il Premio Nobel per la Pace.
Oggi, anche se per noi il Natale è già passato, per tutti i suoi bambini Nicolò farà in modo che sia comunque un giorno di festa, dove cibo, gioco, amore e scuola siano lì, alla loro portata. Quale regalo più bello?

Tutti possiamo aiutare Nicolò Govoni e la sua associazione.
Per sostenere Still I Rise: www.stillirisengo.org/it/sostienici/

Nicolo Govoni
Nicolo Govoni

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