venerdì, Aprile 19, 2024

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La grande nevicata del 1985: c’ero anche io

La grande nevicata del 1985: ogni anno questo ricordo salta fuori sul web. Oggi, visto che non l’ho mai fatto, vi racconto la mia esperienza.

Nel 1985 avevo 12 anni. Anzi, ne avevo appena fatti 11: mi ha sempre fregato un anno il fatto di essere nato il 29 dicembre. Abitavo in via Maurizio Quadrio, a due passi dalla stazione Garibaldi. No, Gae Aulenti non c’era. Non c’erano tante delle cose che si vedono oggi.

La camera dei miei genitori aveva un balcone che dava sulla via Maroncelli, proprio a fianco al campanile della chiesa di Sant’ Antonio di Padova, ovvero la mia sveglia. Ricordo che quel giorno vidi sul balcone un mucchio di neve incredibile: riusciva a coprire la visuale essendosi posato sul parapetto.

Non ricordo sinceramente se quella mattina non andai a scuola, se fosse stato già detto che le scuole sarebbero rimaste chiuse. Non lo so. Ma sono certo che almeno un paio di giorni la scuola saltò e fu l’occasione per fare festa.

Quando ripenso a quei giorni ricordo che la via era impraticabile da tutti tranne che da noi bambini ragazzi che non facevamo altro che andare avanti ed indietro a buttarci la neve addosso. Uno di quei giorni, andammo all’Incoronata e giocammo “dentro” il naviglio, dove ovviamente l’acqua non c’era da anni, ma si era depositata una quantità oscena di neve.

E ricordo benissimo anche la paura, arrivati poi a casa, di aver giocato in un posto che, all’epoca, era il ritrovo di chi si faceva di eroina e lasciava le siringhe un po’ ovunque.

Rido ancora a pensarci: l’espressione dei miei amici e mia percorrendo quello che era il nostro unico giardino sotto casa (esiste ancora) senza il pensiero di guardare dove mettevamo i piedi, come solitamente si faceva, per evitare di pestare la cacca dei cani, ovvero coloro che dividevano lo spazio d’erba con noi.

Imparammo a nostre spese che la neve semplicemente la nascondeva, ma c’era. C’era sempre.

E ricordo perfettamente quando decidemmo di usare la neve per rompere le vetrate della cartiera abbandonata. Quanti rimproveri quando i nostri genitori l’hanno saputo. Pensare che oggi è la sede di una grande azienda.

Cosa dire poi della fontana di fronte alla chiesa? Sarò passato più volte, preoccupato per i pesci rossi. E passando di lì, guardavo quella che oggi chiamiamo Torre Arcobaleno: all’epoca era gialla, un giallo sporco. Mi avevano detto, all’epoca, che conteneva acqua e per me era una sorta di grande borraccia. E mi chiedevo se si fosse riempita di neve: non avevo capito che l’acqua entrava dal basso e non dall’alto….

Ero poco più che un bambino, quindi era tutto divertente per me. Tutto tranne che… la neve aveva fatto cadere l’antenna sul tetto e la televisione non si vedeva. Fu in quell’occasione che mio padre tirò fuori un aggeggio che oggi potrebbe stare in un museo, ma che all’epoca era qualcosa di normale, quando si andava in vacanza: molti di voi ricorderanno certamente quelle antenne piccole che si mettevano sopra la tv, che bisognava orientare a mano e, dopo aver trovato la sintonia giusta, non muoversi e respirare solo lo stretto necessario, per non mandare tutto all’aria.

E poi c’è quella foto che spesso si vede: davanti alla Standa di via Paolo Sarpi quella macchina con un muro di neve sul tetto. Sarà la suggestione o un ricordo confuso, ma io quella macchina la ricordo. Potrei averla fatta io la foto (ma no, non è mia): mia mamma lavorava proprio lì a fianco e al pomeriggio ero spesso lì.

E ricordo quella via piena di neve, ma senza i ravioli al vapore. Sarebbero serviti: faceva anche parecchio freddo.

la grande nevicata
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