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Giacomo Mellerio, una via signorile

Giacomo Mellerio, statista nato a Domodossola nel 1777, ha una strada a Milano intitolata alla sua persona che congiunge via Aristide de Togni con via Giosuè Carducci.

Figlio del direttore del Registro reale dell’Ossola all’età di nove anni si trasferisce a Milano dallo zio Giovanni Battista in seguito alla morte prematura del padre. Viene mandato a studiare a Siena nel collegio Tolomei dove si laurea in lettere e filosofia.

Si mette in viaggio per l’Europa dedicandosi al perfezionamento della lingua francese e tedesca. Tornato in Italia conosce Elisabetta Castelbarco che, nel 1803, diventa sua moglie e che gli darà quattro figli. Tre anni più tardi diventa amministratore municipale di Milano e l’anno successivo viene nominato membro del Consiglio dipartimentale dell’Olona e del Magistrato centrale di sanità.

L’esistenza di Giacomo Mellerio è profondamente segnata dalla morte di tre dei suoi quattro figli, da quella della moglie, venuta a mancare appena cinque anni dopo il matrimonio, e da quella dello zio. Ricevuta una ragguardevole eredità la manterrà oculatamente e ne userà buona parte per opere di bene.

Dopo la caduta del Regno d’Italia viene inviato a Vienna come membro della reggenza provvisoria di Milano per discutere sulle sorti politiche della Lombardia e del patriziato lombardo. Giacomo Mellerio ha buone qualità relazionali e di mediatore e in seguito viene nominato Gran Cancelliere del Regno Lombardo Veneto.

Assecondando il suo spirito filantropico si ritira dalla vita politica nel 1819 e dopo aver acquistato a Domodossola l’ex convento delle Orsoline vi fonda le scuole primarie femminili. Si dedica all’assistenza e alla carità, fa donazioni in favore di ospedali e scuole, finanzia il restauro delle opere del Sacro Monte Calvario di Domodossola.

Stringe amicizia con Antonio Rosmini insieme al quale sostiene il progetto per la fondazione di un istituto per la carità affidando ai padri rosminiani la gestione del collegio d’istruzione.

Giacomo Mellerio muore nel 1847 lasciando un ingente importo a diversi enti caritatevoli fra cui l’Ospedale Maggiore di Milano, il Duomo e i Luoghi Pii Elemosinari.

Milano lo ricorda dedicandogli una via signorile.

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