Inzago, comune situato lungo il corso della Martesana e accarezzato dal canale Villoresi si trova nella zona ad est di Milano. Il Naviglio attraversa il paese e percorrendo la strada che lo costeggia si scorgono alcuni angoli suggestivi.
Sulle sue origini non si hanno tracce ma la sua struttura urbana a croce tipicamente romana è una prova quasi certa della sua esistenza già in quell’epoca. Il primo documento dove compare il nome di Inzago risale all’anno 848 in cui diversi appezzamenti terrieri vennero acquistati dal Monastero di Sant’Ambrogio di Milano.
Fu nel 1148 che iniziò la costruzione della basilica dedicata a Santa Maria Assunta e fu l’Arcivescovo San Carlo Borromeo, durante la sua visita pastorale a Inzago nel 1576, a sollecitare i suoi abitanti ad una maggiore attenzione e cura delle loro chiese e al completamento di quelle incompiute.
Inzago tra la Martesana e il Villoresi
Nel corso dell’800 si sviluppò molto l’economia agricola e per questo vennero edificate diverse cascine tutt’oggi presenti sul territorio. Anche qui, come in molti comuni in provincia di Milano, sorsero alcune ville di delizia dove i nobili milanesi venivano a passare i mesi estivi. Si sviluppò l’industria della seta e col sopraggiungere della rivoluzione industriale Milano diventò il punto di riferimento per il lavoro richiamando a sé gli inzaghesi che fino a quel momento avevano lavorato nei campi.
Nei pressi del Naviglio della Martesana in piazza Quintino di Vona si trova la parrocchia di Santa Maria Assunta costruita nel XII secolo dai monaci benedettini del monastero di Sant’Ambrogio. Rimaneggiata e ampliata nel corso dei secoli custodisce nella cripta la Sindone di Inzago, riproduzione della Sindone di Torino donata a San Carlo Borromeo dal duca Emanuele Filiberto di Savoia nel 1578.
Tra le diverse residenze antiche merita una visita Villa Gnecchi Ruscone, situata nell’omonima piazza, il cui nucleo più antico risalente alla seconda metà del ‘400 apparteneva ad Ambrogio Roverta, marito della contessa di Melzo Lucia Marliani, nota per aver fatto letteralmente perdere la testa al duca Galeazzo Maria Sforza. Furono i successivi proprietari, i Piantanida, a far costruire lo scenografico ingresso e la corte d’onore.
Le successive ultime modifiche e ampliamenti furono apportati dalla famiglia Franchetti che è l’attuale proprietaria dell’immobile per linee femminili.

