sabato, Aprile 20, 2024

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Markalada, la menzione dell’America in un testo del 1340

Se i libri di testo ci hanno sempre insegnato che la scoperta dell’America fu compiuta da Cristoforo Colombo nel 1492 oggi uno scritto inedito del cronista milanese Galvano Fiamma fa sorprendentemente vacillare questa certezza.

La scoperta è nata all’interno di un progetto didattico dell’Università Statale di Milano a cui hanno collaborato diversi studenti di Lettere guidati dal professor Paolo Chiesa, docente di filologia mediolatina e filologia umanistica presso l’ateneo.

La menzione dell’America compare nella Cronica universalis del domenicano Galvano Fiamma, opera inedita scritta intorno al 1340 in cui viene citata una terra chiamata Markalada. Nei secoli precedenti alla scoperta dell’America i navigatori vichinghi avevano già esplorato le coste settentrionali dell’Atlantico e di tali viaggi rimangono sporadiche tracce nei racconti semileggendari di alcune saghe norrene.

Markalada, la menzione dell’America in un testo del 1340

Nella Cronica universalis il cronista milanese fa la seguente descrizione: “I marinai che percorrono i mari della Danimarca e della Norvegia dicono che oltre la Norvegia, verso settentrione, si trova l’Islanda. Più oltre c’è un’isola della Groenlandia…; e ancora oltre, verso occidente, c’è una terra chiamata Marckalada.”

Gli abitanti del posto sono dei giganti: lì si trovano edifici di pietre così grosse che nessun uomo sarebbe in grado di metterle in posa, se non grandissimi giganti. Lì crescono alberi verdi e vivono moltissimi animali e uccelli. Però non c’è mai stato nessun marinaio che sia riuscito a sapere con certezza notizie su questa terra e sulle sue caratteristiche”.

Con ogni probabilità Galvano Fiamma ebbe tali informazioni da alcuni navigatori genovesi che avevano rapporti commerciali con le regioni del nord.

La parola Markalada è stata identificata con Markland, il nome con cui veniva chiamata l’America nelle saghe norrene. Lo studio della Cronica universalis ha portato ad una scoperta clamorosa grazie a cui oggi esiste una prova documentata dell’esistenza di terre al di là dell’Atlantico ben 150 anni prima della scoperta di Cristoforo Colombo.

La menzione dell’America è solo una delle sorprese che riserva la Cronica universalis di Galvano Fiamma, anche se probabilmente la più clamorosa” dice Paolo Chiesa.

 “Si tratta di un’opera inedita, sulla quale abbiamo costruito un progetto didattico cui hanno collaborato parecchi studenti con le loro tesi, dividendosi la trascrizione del manoscritto e la resa in pulito del testo. Gli studenti hanno imparato molto da questa esperienza, e hanno ora anche la soddisfazione di vedere che il loro lavoro ha un esito scientifico sorprendente

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