Il giorno dopo la discoteca i personaggi diventano persone, e anche dopo la fine degli studi avviene un po’ la stessa cosa. La disillusione, lo scontro con un mondo del lavoro che è spesso la versione noiosa e triste di ciò che abbiamo studiato e che ci ha appassionato, la fine dei grandi sogni, delle grandi aspirazioni personali, e il senso di enorme perdita di fiducia nel cercare di cambiare una realtà che si offre come impenetrabile e ripetitiva, plumbea, come un edificio brutalista.
Forse chiedergli quali fossero i suoi cinque luoghi preferiti era riduttivo, Bandit ha voluto raccontarci la sua Milano, decisamente grigia e distopica, fatta di palazzi abbandonati e piazze dal retrogusto sovietico. Ecco che cosa ci ha segnalato!
Piazza Gae Aulenti
Venuta su dal nulla all’improvviso, ricordo ancora quando ci portai mio nonno, fiero milanese, che addirittura pensò che fossimo in un’altra città, e disse – se l’è sta merdada chi!-. Notevole la piazza gigante e sempre deserta dove ci sono dei sassofoni connessi al piano di sotto dove puoi al massimo divertirti a farci dentro le scorregge per spaventare quelli che passano all’altro piano.

Il nuovo palazzo della regione
Non è tanto il palazzo inutile in plexiglas a essere tremendo, quanto la lastra di cemento infinita che gli sta davanti. Sospese su di essa una serie di massi esemplari a sempiterna memoria della varietà geologica della Lombardia, tremenda autocelebrazione del territorio e delle sue eccelllenze (i sassi) che poteva uscire solo dalle polluzioni notturne di un leghista. Un dolmen postmoderno, la nostra tremenda stonage, un’altra piazza disertata da pubblico e critica poichè orrenda e inutile. Ci sono piazze in yugoslavia dedicate a Tito e alla rivoluzione che sono più accoglienti.

Citylife
Il non luogo per eccellenza. In un contesto urbano periferico e degradato saltano su con la grazia di una dik pik le torri oblunghe e le residenze per i ricchi con centro commerciale glamour, ma è un deserto delle solitudini. Una Las Vegas dei fondi di investimento immobiliare, senza alcun significato per i cittadini e per la città, che non restituisce nulla, nemmeno con il finto parchetto da 3 alberi in croce per far sembrare l’operazione sostenibile. Una colata di cemento e coolness di cui potevamo fare decisamente a meno.

Fondazione Prada
Un bieco tentativo di estrarre valore da una zona periferica con una spruzzata di conness ed eventi di dubbio valore artistico e culturale, per coprire male il disastro della gentrificazione circostante. Ci vanno solo gli stronzi.

Le torri abbandonate di Ligresti
Affascinate simulacro della caducità delle iniziative immobiliari, decadenti con quell’aria di futuro del passato anni 90, sono un monito chiaro sulla fine che fanno i luoghi che non hanno un senso per la collettività.
