mercoledì,16 Luglio,2025
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Come nasce il Comune di Milano e come si trasforma la città nel Medioevo

Alla fine della guerra pataria, la vecchia nobiltà di origine longobarda e franca — pilastro del sistema feudale — cede il passo a una nuova aristocrazia cittadina. Non si tratta di una classe omogenea, ma di individui diversi per rango, censo e nascita, uniti dal desiderio di difendere interessi privati attraverso nuovi consorzi. Da qui nasce il Comune.

I rappresentanti di questi consorzi, chiamati inizialmente boni homines e poi consoli, si affermano come autorità amministrativa a fianco dell’arcivescovo. Giudici in occasione di liti e processi, i consoli arrivano anche a legiferare, trasformando progressivamente il Comune da associazione privata a istituzione pubblica.

La prima attestazione storica dei consoli milanesi risale al 1117, quando la popolazione si riunì nel brolo dell’arcivescovado per discutere, insieme a clero e Comune, le tensioni sorte tra l’imperatore Enrico V e papa Pasquale II per la nomina dell’arcivescovo Giordano da Clivio. In queste assemblee popolari, che talvolta si tenevano nell’anfiteatro, la convocazione avveniva con manifesti o banditori per strada. Il popolo veniva chiamato solo per questioni straordinarie, mentre gradualmente si impose un consiglio stabile di circa ottocento membri delle tre classi sociali (capitanei, valvassori, cives).

Il numero dei consoli e le loro funzioni variavano, ma il loro ruolo divenne sempre più rilevante, anche se spesso si scontrarono con l’autorità dell’arcivescovo. Soltanto nel 1158 l’imperatore riconobbe ufficialmente il consolato come organo principale del Comune di Milano.

Milano tra Papato e Impero

Nel frattempo, Milano affermò la sua superiorità sulle città vicine: Lodi venne distrutta nel 1111, Como nel 1127, mentre Cremona perse Crema nel 1130. Queste conquiste consentirono a Milano di controllare snodi commerciali cruciali, come i passi di Chiasso e Lugano.

Lo scontro tra Papato e Impero alimentò ulteriormente le tensioni. Milano si schierò con Corrado di Svevia, opposto a Lotario II di Sassonia. L’arcivescovo Anselmo della Pusterla, invece, sostenne Lotario, pur dovendo incoronare Corrado re d’Italia nel 1128. Successivamente, grazie anche a Bernardo di Chiaravalle inviato dal papa, Milano si riavvicinò a Lotario, mentre Anselmo fu costretto a lasciare la città.

Bernardo, rifiutando la carica arcivescovile, fondò il monastero di Chiaravalle, che grazie alle sue bonifiche divenne celebre in breve tempo. Milano rimase fedele a Lotario, che la sostenne contro le città rivali. Alla morte di Lotario, la corona imperiale passò a Corrado III di Svevia, già appoggiato dai milanesi, mentre nel 1152 salì al trono Federico I Barbarossa, nipote di Corrado.

La vita quotidiana a Milano nel Medioevo

In questo periodo Milano vive un momento di straordinario splendore. La città, ancora protetta dalle mura massimiane, vede sorgere nuovi e popolosi quartieri fuori porta, con la “città nuova” in piena espansione grazie alla crescita economica e commerciale.

Temendo la guerra con Federico Barbarossa, i milanesi iniziarono a costruire una nuova cinta bastionata con fossato, corrispondente all’attuale tracciato del naviglio interno.

Milano contava oltre cento chiese e monasteri, oltre a un eccezionale numero di luoghi pii e ospedali. Tuttavia, accanto a questa ricchezza convivevano grandi disuguaglianze: il popolo minuto abitava in catapecchie, viveva sotto il costante rischio di incendi, nutrendosi di pane, lardo, rape e qualche verdura cotta, con rarissima carne salata. Un piatto di legno e un bicchiere bastavano per la famiglia.

Diversamente, i canonici di Sant’Ambrogio pretendevano pranzi sontuosi, con più portate di carni ripiene, arrosti, tortelli e piccoli lombi col panico (pane grattugiato) o maialetti ripieni. Un lusso riservato a palati robusti.

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