C’è una scena che, se vivi o lavori a Milano, hai visto (o interpretato) almeno mille volte: persona in giacca e cravatta, o con lo zaino in spalla, che scende di corsa le scale della metro come se ci fosse in gioco l’ultimo treno per la salvezza. Il cuore batte, il passo accelera, lo sguardo è fisso sul tornello.
Poi, superata la barriera, arriva il momento della verità: sul tabellone lampeggia “1 MIN”. E no, non è un errore. La metro non sta per chiudere le porte, semplicemente… sta arrivando.
Perché i milanesi lo fanno?
Le teorie sono tante:
Il riflesso condizionato – A Milano, se non corri, qualcuno ti passa davanti. E noi questo non possiamo accettarlo.
Il mito del tempo sprecato – Un minuto fermo sul marciapiede sembra un’ora persa nella vita.
La cultura del “prima arrivo, meglio sto” – Come se ci fosse un premio invisibile per chi mette piede sul vagone per primo.
La parte più ironica
Ecco il bello: una volta sul treno, quasi sempre si resta in piedi, compressi tra altri pendolari, e quel minuto “guadagnato” non cambia nulla. Però… vuoi mettere la soddisfazione di dire a te stesso: “Ce l’ho fatta per un soffio”?
Quando la corsa non serve (ma la facciamo lo stesso)
Non importa se la prossima metro è tra 30 secondi o tra 3 minuti: il milanese medio accelera. E lo fa anche quando:
Non ha un appuntamento urgente.
È diretto a casa e non deve “timbrar cartellino”.
È sabato pomeriggio e il treno è mezzo vuoto.
Un invito ai lettori
E voi? Siete di quelli che corrono sempre, anche per un solo minuto di vantaggio? O vi concedete il lusso di camminare e arrivare con calma? Raccontatecelo nei commenti: la redazione è curiosa di sapere quanti “sprinter” vivono a Milano.
A Milano non ci sono Olimpiadi per “Corsa alla metro”… ma se ci fossero, avremmo l’oro, l’argento e il bronzo. Tutti e tre.
