Navëe, nota anche come Camilla Violante Scheller, è un’attrice, performer e compositrice milanese. Diplomata all’Accademia dei Filodrammatici, ha iniziato la sua carriera lavorando con teatri affermati e compagnie indipendenti di teatro di ricerca.
Accanto alla recitazione, ha coltivato la passione per la musica studiando canto e composizione. In teatro lavora come attrice con Carmelo Rifici, il Teatro dell’Elfo, Massimiliano Cividati, Stefano Cordella, Pierpaolo Sepe, Massimo Loreto, Fabrizio Visconti, Elisabetta Carosio, Giulia Lombezzi ma anche con compagnie indipendenti di teatro di ricerca come servomuToteatro, la compagnia Oyes, i Guinea Pigs e il collettivo Bladam B-side.
È autrice, compositrice e interprete di diverse performance musicali, l’ultima delle quali è “RÊVE-OLUTIÒN!”, che sarà in scena al Campo Teatrale di Milano venerdì 24 gennaio (biglietti acquistabili qui). “RÊVE-OLUTIÒN!” è una performance che segue una logica anti-narrativa, un principio di libera associazione di immagini, come fosse una playlist psichedelica di ricordi, di sogni; un flusso di coscienza di canzoni.
Navëe, compie un viaggio musicale attraverso le lingue e il tempo: italiano francese inglese e dialetto milanese, ninna nanne e grida, canti partigiani e onomatopee. Seguendo traiettorie punk a ritroso nell’universo parallelo della libertà dell’infanzia, in cui tutto è presente e il tempo non esiste, il concetto di tempo diventa vissuto personale, memoria storica, il ritmo di una danza rituale.
Il tempo fa tutt’uno con lo spazio, con le persone presenti. È un tempo per stare insieme. La libertà bambina come pretesto surreale di liberazione personale, come sguardo alternativo sul mondo e messa in ridicolo anche di alcuni dei nostri retaggi storico- culturali, che germinano nella violenza. Un flusso di coscienza di una donna, che vuole narrare e raccontarsi in maniera poco acculturata ma molto radicale!
Per l’occasione, abbiamo intervistato l’artista per conoscere meglio la sua visione, ma anche il suo rapporto con la città di Milano e anche con il dialetto milanese, uno dei tanti protagonisti di “RÊVE-OLUTIÒN!”.
Navëe: l’intervista
Ci racconti qualcosa sul tuo rapporto con Milano, come artista e come persona?
I miei genitori sono nati e cresciuti a Milano, così come quasi tutti miei nonni, si può dire dunque che, nonostante qualche contaminazione tedesco/olandese da parte di padre e pugliese da parte di madre, la mia identità sia molto legata a questa città. In me risuona tutta la cultura del teatro canzone milanese, da Iannacci a Gaber, da Milva alla Vanoni, Cochi e Renato…
Mio padre inoltre era pittore ambulante per le vie del centro e non solo. Tra le sue opere figuravano spesso le architetture milanesi su dei sottili compensati di legno. Da piccola mi portava con lui a dipingere a volte. È capitato che mi mettesse alla sua postazione così da attirare i turisti che pensavano fossi una bimba prodigio, invece stavo soltanto facendo degli scarabocchi! Nel mio percorso personale e artistico credo ci sia un po’ di tutto questo.
Quali sono i luoghi di Milano a cui ti senti più legata e perché?
Il parco Sempione sicuramente, in particolare l’area dei giochi per bambini dove ho diversi ricordi coi pattini, la prima corsa in bici senza rotelle o i mercatini arrangiati alla bene e meglio coi propri giocattoli.
Le Colonne di San Lorenzo, dove ho fatto le mie prime uscite serali in adolescenza e quando le colonne erano ancora ritrovo di un mix eterogeneo di ragazzi e ragazze. La zona Pasteur, prima della gentrificazione. E l’Accademia dei Filodrammatici, di fianco a Piazza Scala, dove tutto è cominciato.
Presto verrà portato in scena il tuo concerto-spettacolo “Rêve-olutiòn!”. Come è nata l’ispirazione per questo progetto? E che cosa può raccontare di te a chi non ti conosce?
Lo spunto nasce dalla mia volontà di sviluppare i brani del mio primo Ep “io rêve/tu rave!”, prodotto da Gianluca Agostini, in una forma ibrida col teatro. Mi sono riavvicinata alla musica durante la pandemia, dopo una pausa prettamente da attrice. Ho fatto le medie musicali alla scuola media di Via Vivaio, suono il pianoforte fin da piccola, ho studiato brevemente composizione e armonia pop e canto con Patrizia Di Malta prima e Liliana Olivieri dopo (mia attuale insegnante).
Riscoprire la musica in una forma più autoriale è stata per me molto liberatorio: uscivamo da un paio d’anni molto tristi, quelli del covid, e mi ci sono rimessa in una maniera naïve e gratuita. Dopo l’incontro con Gianluca Agostini, compositore e sound designer, ho deciso di ultimare i miei esperimenti in una forma più professionale e completa.
Questo concerto-spettacolo è sintesi della mia ricerca sulla libertà bambina da una parte su un altro tema che mi sta molto a cuore, forse anche per le mie tradizioni familiari, che è quello politico. Che la radicalità e l’impeto dell’infanzia possano essere uno strumento di lotta? In RÊVE-OLUTIÒN c’è anche un po’ questo.
Questo spettacolo è germogliato dal tuo EP “io rêve/tu rave!”, un progetto multilingue che vede protagonista anche il dialetto milanese, un dialetto che ormai sta lentamente scomparendo. Che ruolo ha (o ha avuto) il milanese nella tua vita?
Mio nonno parlava milanese, sua madre veniva dal ticinese e il milanese era la sua prima lingua. Nonostante questo non lo parlo e non lo capisco nemmeno tutto. Ma dentro di me risuona la sua musicalità e la sento svincolata da quella che associamo per esempio all’imbruttito.
Per questo, ho chiesto a Daniele Gaggianesi, attore e poeta milanese contemporaneo, di tradurre in questo dialetto una poesia di mia nonna, apertura e chiusura del brano Naveena, perché si prestava alla pasta ritmica del brano e riscattava in qualche modo il dialetto meneghino da una forma che non fosse solo quella del “cummmenda” ma più femminile, radicale e radicata.
La poesia, infatti, parla del rapporto con le anime antenate e la forza che è data “dalla catena di materni mitocondri che unisce e ci dà forza”.
Come speri di continuare la tua esperienza artistica?
Spero di mantenere questa gioia creativa che ho ritrovato, che mi permetta di girare molto e di continuare a vivere di questo lavoro e di incontrare sempre più persone con cui collaborare in questo percorso! Credo molto nello scambio e nel lavoro di squadra. Nonostante il progetto sia mio in questo percorso sono state fondamentali e hanno collaborato diverse persone che voglio citare: Gialuca Agostini, Francesco Fusaro, Marta Violante, Edward Scheller, Greta De Zani, Fabrizio Visconti, Erica Magagnato.