Una storia immobile

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Storia immobile - stauta Napoleone III (foto diAnna Kudryavtseva)
Storia immobile - stauta Napoleone III (foto diAnna Kudryavtseva)

Chissà che cosa intendo per storia immobile… Prima di spiegarvelo, una premessa.

Cammino, ed anche tanto, ogni giorno per Milano. Ci sono poi dei casi, come quello del giorno di Santo Stefano, che per motivi vari, la voglia di camminare (o se preferite, l’unica alternativa interessante) è tanta e le mie passeggiate diventano davvero chilometriche.

Per la seconda volta in questo 2018, ho fatto una passeggiata lunga 5 ore, minuto più minuto meno, con due soste. La prima in piazza San Fedele e la seconda in piazza Wagner.

E’ stato proprio durante questo percorso, che mi ha permesso di attraversare Milano da est ad ovest che mi sono reso conto, ancora una volta, dell’importanza, della bellezza ma anche della poco valorizzazione, delle statue che abbiamo a Milano.

Torniamo quindi al titolo: storia immobile. Le statue. Raccontano una storia, la loro e spesso anche la nostra, standosene lì ferme, quando in verità i soggetti rappresentati nella loro vita, erano tutto tranne che fermi.

E nella mia passeggiata ho avuto modo di incrociarne diverse ed in un paio di occasioni ho visto turisti che scattavano foto ai piedi della statue. Ed in un paio di casi mi sono chiesto se davvero erano consapevoli di chi stavano riprendendo insieme a loro nella foto

E’ chiaro: se parliamo di Leonardo da Vinci e della sua statua davanti alla Scala, tutto il mondo sa chi è. Ma per esempio, il suo dirimpettaio, Ricordi, lo conosco tutti? E ancora: se vi dicessi che a pochi passi dai due sopra citati, c’è anche Carlo Cattaneo, sapreste dirmi dove si trova esattamente?

Vi è mai capitato di girare per i giardini pubblici, quelli che oggi sono intitolati ad Indro Montanelli? A memoria, compresa quella del grande giornalista, ci sono 12 statue. Sapreste dire qualche nome?

Tralasciando i monumenti all’interno di proprietà private, girando per la città è possibile incontrare tanti “personaggi” che, ciascuno a suo modo, hanno fatto la storia. E sarebbe utile conoscerli, non solo sapendo il loro nome (questo dovrebbe essere il minimo) ma anche imparando cosa hanno fatto, cosa hanno detto. Condividendo o meno il loro pensiero, ma consapevoli di quello che hanno fatto anche per la nostra città.

Non parliamo poi delle targhe… su questo dedicheremo un altro articolo.


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