venerdì,7 Novembre,2025
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Milano medievale tra lotte di potere e rinascita urbana nel X secolo

Milano nel cuore del Medioevo: la forza degli arcivescovi e la rinascita della città

Dopo la caduta dell’Impero carolingio, Milano entra in un’epoca di profonde trasformazioni. La città, inserita in un sistema feudale frammentato e dominato da lotte di potere, riesce però a rifiorire grazie alla guida energica dei suoi arcivescovi e a una sorprendente vitalità urbana.

Nel periodo di crisi successivo alla morte di Carlo Magno, i grandi feudatari si contendono il controllo della penisola. A Milano si impone la figura di Anselperto da Biassono, arcivescovo tra l’868 e l’881, che cerca di difendere l’autonomia della Chiesa milanese dall’autorità papale e si dedica a grandi opere pubbliche, come il rafforzamento delle mura cittadine. Queste difese si rivelano preziose contro le incursioni degli Ungari, che devastano la pianura padana costringendo molti abitanti a rifugiarsi tra le mura di Milano.

La città cresce, si amplia e riesce ad accogliere nuove persone in cerca di lavoro e sicurezza. Così come accadde con la caduta dell’Impero romano, anche la fine dell’impero carolingio diventa terreno fertile per la rinascita di Milano.

Lotte di potere e alleanze in continuo cambiamento

Tra la fine del IX e l’inizio del X secolo, Milano è al centro di un fitto intreccio di alleanze e tradimenti. I grandi feudatari cercano di imporre la loro supremazia, mentre l’autorità imperiale tenta di restaurare un equilibrio. Berengario, marchese del Friuli, conquista Milano con l’aiuto di un certo Mainfredo, che però finisce assassinato quando cerca di ribellarsi.

Berengario domina la città per decenni, ma è spodestato da Rodolfo di Borgogna, al quale la stessa Milano aveva inizialmente offerto la corona. Successivamente Ugo di Provenza si impone con l’appoggio dell’arcivescovo Lamberto, coronando il proprio sogno di arrivare a Roma e ricevere il titolo imperiale. Alla morte di Ugo, il figlio Lotario ottiene la corona grazie al sostegno dei feudatari milanesi, ma muore prematuramente nel 950.

Il potere passa quindi a Berengario, che mantiene un saldo controllo sulla città grazie anche alla nomina di Manasse come nuovo arcivescovo, figura potente e fedele al suo regime.

Milano e l’arrivo degli Ottoni

Nel 951 scende in Italia Ottone di Germania, deciso a frenare le continue guerre feudali. Incoronato re d’Italia, riesce a sconfiggere Berengario e nel 961, accompagnato dall’arcivescovo Valperto, riceve a Roma la corona imperiale dalle mani di papa Giovanni XII. Con lui prende forma il Sacro Romano Impero di nazione germanica, sotto cui Milano rimane formalmente un feudo.

Alla morte di Ottone, il potere passa al figlio Ottone II, mentre la città attraversa momenti drammatici: una terribile pestilenza decima la popolazione, costretta a sopportare anche le angherie di un dispotico arcivescovo, Bonizone, che trasforma l’episcopato quasi in una proprietà privata di famiglia.

La tensione cresce fino a quando i cittadini, stremati, riescono a ribellarsi e a mettere in fuga l’arcivescovo Landolfo da Carcano, sostituito da un compromesso di pace: i nobili cittadini ottengono di governare le pievi come feudi, mentre l’arcivescovo mantiene il ruolo spirituale e giuridico supremo, circondato da fedeli pronti a difendere la città come un esercito privato.

La vita quotidiana nella Milano del X secolo

Dietro queste grandi vicende politiche si cela una Milano viva, pulsante. Circondata da possenti mura, la città è composta in gran parte da piccole case in legno con tetti di paglia, soggette a frequenti incendi. La vita scorre semplice e povera, scandita da riti religiosi, processioni e litanie per scacciare le sventure o invocare la grazia divina.

Le feste sono spesso colorate da simboli pittoreschi: durante l’Epifania si poteva vedere un asino vestito da sacerdote, o uomini in corteo con scimmie al seguito. Il popolo, tra superstizione e fede, partecipa a litanie che attraversano la città e la campagna, nel tentativo di difendersi da carestie, malattie e stregonerie.

L’arcivescovo domina non solo la politica e la religione, ma anche l’istruzione. Landolfo racconta che nelle scuole presso la cattedrale, pagate dall’arcivescovado, si insegnava canto e filosofia ai giovani chierici e cittadini. Spesso l’arcivescovo in persona visitava le scuole per esortare all’impegno scolastico, consapevole che l’istruzione fosse la chiave per mantenere saldo il proprio potere.

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