mercoledì,16 Luglio,2025
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I Longobardi a Milano: invasioni, dominazione e la svolta con Carlo Magno

I Longobardi conquistano Milano

Nel 569 Milano cade sotto l’avanzata dei Longobardi guidati da Alboino, che si fregia del titolo di “Signore d’Italia”. Pavia viene scelta come capitale dopo la resa nel 572, mentre Milano subisce le conseguenze spirituali e materiali dell’arrivo dei nuovi dominatori. Il vescovo Onorato e gran parte del clero si rifugiano a Genova per sottrarsi alle persecuzioni religiose, in un clima reso ancora più teso dalle repressioni contro l’aristocrazia e il popolo romano locale. Solo nel 643, grazie al re Rotari, i milanesi in esilio potranno rientrare.

La vita sotto i Longobardi

Dopo i primi anni di devastazioni e saccheggi, la dominazione longobarda a Milano diventa più stabile e sopportabile. Sovrani come Agilulfo e Teodolinda, convertiti al cattolicesimo, mantengono un rapporto privilegiato con la città, soggiornando spesso a Milano e alternandola a Monza come residenza.

Milano continua a essere un importante snodo economico e commerciale, con mercati attivi grazie alla vicinanza con l’Oltrepò e la Lomellina. Sebbene non sia più un centro politico primario, la città conserva vitalità: le strade sono ben lastricate, l’acquedotto porta acqua abbondante e numerose chiese testimoniano la rinascita spirituale della comunità.

Secondo il Ritmo delle lodi di Milano, la città è grande e ben fortificata, con mura possenti e porte monumentali, oltre a numerosi edifici in muratura che stupiscono i cronisti del tempo. La devozione religiosa è fortissima: donazioni e pratiche di carità si moltiplicano, arricchendo chiese e monasteri.

L’integrazione con i milanesi

Col passare degli anni, i Longobardi si fondono con la popolazione locale. Le élite longobarde raggiungono accordi con quelle milanesi, mentre il popolo minuto non distingue più fra “barbari” e “romani”. Anche il ceto artigiano e mercantile riprende vigore, benché le campagne rimangano spopolate a causa di guerre, carestie ed epidemie.

I Longobardi, inoltre, non disdegnano di dedicarsi al lavoro agricolo, adattandosi al contesto locale. In questo clima nascono i cosiddetti “maestri comacini”, capomastri e architetti lombardi destinati a lasciare un’impronta fondamentale nell’architettura medievale italiana ed europea.

Non va dimenticato che il nome stesso della Lombardia deriva proprio da Longobardia, ossia “terra dei Longobardi”, a testimonianza del segno indelebile lasciato da questo popolo.

La fine del dominio longobardo con Carlo Magno

Dopo oltre due secoli di dominio, i Longobardi vengono sconfitti da Carlo Magno nel 774. Il re franco non provoca però un esodo: i Longobardi restano in Italia, ormai fusi con la popolazione locale, e cessano di essere riconoscibili come gruppo etnico distinto.

Milano, con l’arrivo dei franchi, vive una fase di relativa marginalità, anche se la sua diocesi — retta da vescovi potenti e autonomi — accresce progressivamente la propria influenza politica e religiosa, fino a diventare uno dei principali punti di riferimento per tutta l’Italia settentrionale.

La Chiesa ambrosiana, forte della propria autonomia fin dai tempi di sant’Ambrogio, consolida ulteriormente potere e prestigio anche nei secoli successivi, influenzando la vita politica e sociale della città e ben oltre i suoi confini.

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