venerdì,7 Novembre,2025
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Ettore Bugatti: il genio che ha rivoluzionato l’automobile

Ettore Bugatti, nato a Milano, trasformò l’automobile in un capolavoro di velocità, eleganza e innovazione senza tempo.

Ettore Bugatti (ma anche Isidoro Arco) nasce a Milano il 15 settembre 1881. La sua è una famiglia dove l’arte scorre potente nelle vene: il padre Carlo è un designer innovativo, autore di mobili e gioielli in stile floreale; il fratello Rembrandt diventerà uno scultore di talento, seppur con un destino tragico; la zia Bice è moglie del pittore Giovanni Segantini. Un contesto dove bellezza, creatività e originalità non sono soltanto valori, ma regole di vita.

È in questo ambiente che Ettore matura la convinzione che guiderà tutta la sua carriera: l’attività creativa non deve mai ridursi a semplice lavoro, ma deve essere espressione autentica della personalità.

Dai primi tricicli alla passione per la velocità

La sua storia con i motori comincia prestissimo. Appena adolescente, iscritto all’Accademia di Brera, Ettore Bugatti prova un triciclo Prinetti & Stucchi con motore De Dion-Bouton. È amore a prima vista. Non solo lo guida, ma lo modifica, sperimenta, lo porta in gara. Nel 1898 abbandona la Scuola di Belle Arti per entrare come apprendista nella fabbrica milanese amica della famiglia. È lì che mette a punto le sue prime idee, gareggia e vince, dimostrando un talento naturale per la meccanica e per l’innovazione.

Poco dopo, Ettore costruisce la sua prima vettura, la Tipo 1, equipaggiata con pneumatici Pirelli. Nel 1901, con il sostegno dei conti Gulinelli, presenta all’Esposizione automobilistica di Milano la Tipo 2. L’auto conquista tutti e riceve il primo premio. È il trampolino di lancio che porta Bugatti al centro dell’attenzione europea.

L’Europa scopre Ettore Bugatti

Il barone De Dietrich, industriale alsaziano, nota il giovane progettista e lo porta con sé. Ettore Bugatti lavora ai modelli che portano il suo nome insieme a quello della Dietrich, acquisendo esperienza e riconoscimenti. Poi arriva la collaborazione con Émile Mathis a Strasburgo e, successivamente, con la Deutz di Colonia, dove realizza le Tipo 8 e 9.

Ma il vero passo decisivo è la Tipo 10: un’auto costruita nel garage di casa, leggera, rivoluzionaria, che introduce un principio destinato a cambiare la storia delle corse: “il peso è nemico della velocità”. Una filosofia che diventerà marchio di fabbrica.

La fondazione della Bugatti

Nel dicembre 1909 Ettore Bugatti si trasferisce a Molsheim, in Alsazia, e fonda la sua compagnia automobilistica. Da quel momento, le sue auto non sono soltanto mezzi di trasporto, ma opere d’arte su ruote: raffinate, eleganti, velocissime. La Tipo 35, simbolo degli anni ’20, vince oltre duemila competizioni e rimane una delle vetture da corsa più leggendarie di sempre.

Non si ferma alle competizioni. Con la Bugatti Royale realizza una delle auto più grandi e lussuose mai costruite, pensata per sfidare Rolls-Royce e Maybach. Troppo costosa per i tempi della crisi del ’29, ne vengono venduti pochissimi esemplari, ma ancora oggi è un’icona assoluta.

Oltre l’automobile

Ettore non si limita alle auto. Progetta motori per treni ad alta velocità – veri antenati del TGV – e persino un aereo, il Bugatti 100P, con soluzioni talmente innovative da risultare avveniristiche. Il suo talento non conosce confini: la velocità è il filo conduttore, ma ciò che muove Ettore è la bellezza della creazione.

Gli ultimi anni e l’eredità

L’11 agosto 1939 perde il figlio Jean in un incidente, un dolore che non si rimarginerà mai. Durante la seconda guerra mondiale la fabbrica viene requisita dai tedeschi e, dopo la guerra, lo Stato francese confisca gli stabilimenti. Ettore Bugatti lotta per riottenere la sua azienda e nel giugno 1947 la Corte di Colmar gli dà ragione. Ma lui, ormai malato, non ne verrà mai a sapere. Muore a Neuilly-sur-Seine il 21 agosto dello stesso anno.

Oggi Ettore Bugatti riposa a Dorlisheim, ma Milano continua a ricordarlo con una strada a lui dedicata. Il suo nome resta scritto nella storia come quello di un visionario capace di trasformare l’automobile in arte.

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