Non fatevi ingannare dal nome facilmente storpiabile: Azzone. Il suo nome è rimasto inciso nella storia di Milano non solo per il potere politico, ma anche per le leggende che lo circondano. Una di queste racconta che una vipera si intrufolò nel suo elmo senza azzardarsi a morderlo: un miracolo che avrebbe ispirato lo stemma del biscione, simbolo immortale della città e della casata Visconti.
Origini e ascesa al potere
Azzone Visconti nasce il 7 dicembre 1302 da Galeazzo I e Beatrice d’Este. A soli 26 anni, nel 1328, si trova a capo di Milano e, seguendo la tradizione viscontea di contrapposizione al Vaticano, acquista da Ludovico il Bavaro il titolo di Vicario Imperiale. Con lui inizia una stagione di forte consolidamento del potere della famiglia.
Intrighi familiari e congiure
Nel 1332 al governo si affiancano i due zii, Luchino e il vescovo Giovanni. Insieme escludono l’altro zio, Lodrisio, che non prende affatto bene la decisione e organizza una congiura. I rivoltosi vengono catturati e imprigionati a Monza, tranne Lodrisio che riesce a fuggire. Non pago, raduna una banda di mercenari per sfidare il triumvirato visconteo. Anche questa volta, però, fallisce: la leggenda vuole che a fermarlo sia stato Sant’Ambrogio in persona, apparso a cavallo. Più probabilmente, a spaventarlo fu la ferocia di Luchino. Alla fine Lodrisio viene catturato e rinchiuso a San Colombano al Lambro.
Azzone mecenate: da Giotto a San Gottardo
Parallelamente alle vicende politiche, Azzone Visconti lascia un segno indelebile nella Milano medievale. Trasforma il Broletto Vecchio nella sua reggia, costruisce il Palazzo Ducale e chiama Giotto a decorarne gli ambienti. Fonda la chiesa di San Gottardo in Corte, legata anche alla sua malattia, la gotta, da cui il nome della dedicazione.
La morte e l’eredità
Azzone Visconti muore nel 1339 e viene sepolto nella sua straordinaria arca funebre realizzata da Giovanni di Balduccio. Ancora oggi l’opera si trova nell’abside di San Gottardo in Corte, testimonianza di un signore che unì politica, leggenda e arte in un’unica eredità per la città.

Azzone Visconti

