Nato come Ascanio Caracciolo il 13 ottobre 1563 a Villa Santa Maria, piccolo centro dell’Abruzzo, San Francesco Caracciolo è una figura affascinante della storia religiosa italiana. Fondatore dell’ordine dei Chierici Regolari Minori, fu canonizzato nel 1807 da papa Pio VII. Oggi è compatrono di Napoli e, forse meno noto ma molto curioso, patrono dei cuochi d’Italia.
San Francesco Caracciolo: dalla nobiltà al sacerdozio
Appartenente a una famiglia nobile – suo padre era don Ferrante Caracciolo, signore del paese – il giovane Ascanio ricevette un’educazione raffinata, che si intrecciò presto con una forte vocazione spirituale. A 22 anni una malattia, probabilmente la lebbra, ne mise a dura prova la salute e il volto. Fece voto a Dio: se fosse guarito, avrebbe dedicato la vita alla fede. E così fece.
Trasferitosi a Napoli, riprese gli studi con particolare attenzione alle opere di Tommaso d’Aquino. Ordinato sacerdote nel 1587, celebrò la sua prima messa e si dedicò all’assistenza dei poveri, degli ammalati e dei carcerati, entrando nella compagnia dei Bianchi, confraternita attiva nell’accompagnamento dei condannati a morte.
La nascita dei Caracciolini
Un curioso scambio di persona cambiò il corso della sua vita: una lettera destinata a un suo omonimo lo invitava a fondare una nuova congregazione religiosa. Interpretando il fatto come un segno del destino, accettò. Insieme a Giovanni Agostino Adorno e a Fabrizio Caracciolo, si ritirò nell’eremo dei Camaldoli a Napoli, dove nacque il progetto dell’ordine dei Chierici Regolari Minori, approvato da papa Sisto V nel 1588.
Il nuovo istituto si distingueva per un quarto voto: rinunciare a qualsiasi ambizione di carriera ecclesiastica, un impegno radicale di umiltà. Nel 1589, con la sua professione solenne, Ascanio assunse il nome di Francesco Caracciolo. Alla morte dell’Adorno, divenne il primo superiore generale dell’ordine.
Diffusione e ultimi anni
Sotto la sua guida, l’ordine si espanse rapidamente: a Roma, e persino in Spagna. I suoi seguaci cominciarono a essere chiamati caracciolini. Nel 1607, Francesco lasciò la guida dell’ordine per scelta personale, continuando però la sua opera con discrezione.
Nel 1608 si recò ad Agnone, in Molise, per valutare l’ingresso nella congregazione locale dell’Oratorio. Dopo aver fatto visita ai parenti a Montelapiano, morì improvvisamente ad Agnone, il 4 giugno, all’età di soli 44 anni.
Il culto e la canonizzazione
Durante i suoi funerali, si racconta che un uomo storpio guarì improvvisamente: fu il primo miracolo attribuito alla sua intercessione. La sua canonizzazione fu avviata nel 1701, e completata oltre un secolo dopo. Beatificato nel 1770 da Clemente XIV, divenne santo nel 1807 per volontà di papa Pio VII.
Dal 1840 è compatrono della città di Napoli, e la sua festa si celebra ogni anno il 4 giugno. È anche considerato patrono dei congressi eucaristici abruzzesi e, per la sua città natale – patria di celebri cuochi – è oggi celebrato come patrono dei cuochi italiani.
Iconografia e memoria
San Francesco Caracciolo è spesso raffigurato con un ostensorio, simbolo della sua profonda devozione eucaristica. In alcune opere appare con insegne vescovili ai piedi e una scritta emblematica: Votum non ambiendi dignitatis – “promessa di non ambire a dignità”.
Tra le rappresentazioni più significative:
un busto d’argento nel Museo del Tesoro di San Gennaro a Napoli;
una statua nella Basilica di San Pietro;
un dipinto a Roma nella chiesa dei Santi Angeli Custodi;
e un monumento pubblico in corso Umberto I a Villa Santa Maria.
La sua salma è oggi conservata nella chiesa di Santa Maria di Monteverginella a Napoli.

