lunedì,14 Ottobre,2024
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Monumento a Indro Montanelli

Nel 2006 nei giardini di via Palestro è stato collocato il monumento a Indro Montanelli, noto giornalista considerato da molti il più grande del Novecento.

Nato a Fucecchio nel 1909 si laureò in Giurisprudenza all’Università degli studi di Firenze nel 1930. Lavorò per oltre quarant’anni per il Corriere della Sera, fondò il Giornale nel 1974 e il quotidiano indipendente La Voce nel 1994. La mattina del 2 giugno 1977, mentre si recava in redazione, fu vittima di un attentato ordito dalle Brigate Rosse che lo gambizzarono all’angolo tra via Manin e piazza Cavour.

Milanese d’adozione, il giorno del suo novantesimo compleanno disse “Quello che sono lo devo a Fucecchio, quello che sono diventato lo devo a Milano” dove morì nel luglio del 2001.

Monumento a Indro Montanelli

Il monumento a Indro Montanelli è una scultura in bronzo dorato, realizzata da Vito Tongiani. Posta all’interno dei giardini di via Palestro è costituita da un basamento in pietra, su cui è presente l’incisione “Indro Montanelli / giornalista”. Sopra esso è posta la statua dello scrittore, che lo rappresenta seduto su una pila di giornali intento a scrivere su un’Olivetti MP1. Posa presa da una famosa fotografia fatta da Fedele Toscani (padre di Olivero) nel 1940, mentre il giornalista scriveva in un corridoio del Corriere della Sera.

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Rispetto alla fotografia la statua ritrae Indro Montanelli senza cappello, scelta fatta dall’ex Sindaco di Milano Gabriele Albertini, l’ex Vicesindaco Riccardo De Corato e l’ex assessore alla Cultura di Milano Stefano Zecchi, secondo i quali la forma della testa di Montanelli era qualcosa di speciale per cui era meglio metterla a nudo “per evidenziare quel cervello concentrato per tanta potenza”. Il Monumento a Indro Montanelli è delimitato da un muretto che simboleggia La Stanza di Montanelli, nome di una sua nota rubrica.

L’opera fin dall’inaugurazione ha suscitato molte critiche: da una parte è stata giudicata funerea, degna di un cimitero e dall’altra è stata bersaglio più volte di imbrattature a causa del ruolo controverso di Montanelli durante la guerra in Etiopia, dove prese in moglie una bambina di 12 anni. Nel 2020 ne è stata chiesta la rimozione al Sindaco Giuseppe Sala da parte di attivisti che partecipavano alle manifestazioni antirazziste provocate dalla morte di George Floyd, a cui seguì l’imbrattatura con vernice rossa.

È vero, l’opera potrebbe stare in un cimitero monumentale, ma è stata realizzata lì, in quel giardino dove Montanelli pensava i suoi articoli facendo lunghe passeggiate, poco distante da dove si era aggrappato alla cancellata quando venne gambizzato dalle Brigate Rosse.

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