Intitolare le fontane pubbliche di Milano a figure femminili per ridurre il divario tra luoghi dedicati a uomini e donne. È questa la proposta presentata dalla consigliera comunale Diana De Marchi e recentemente approvata dal Consiglio comunale di Milano.
“Nonostante alcune intitolazioni recenti, il gap resta enorme”, ha dichiarato De Marchi. “Raggiungere la parità in tempi brevi è irrealistico, anche perché è sempre più difficile trovare spazi nuovi da dedicare”.
Perché proprio le fontane di Milano?
In un contesto urbano dove cambiare il nome a strade e piazze esistenti è complicato per motivi burocratici, e dove le nuove vie sono sempre più rare, si cercano alternative. Alcuni luoghi, come giardini o larghi, sono già stati sfruttati, ma ora l’attenzione si sposta su un elemento urbano spesso trascurato: le fontane pubbliche.
“Le fontane rappresentano l’acqua, simbolo universale del femminile”, ha sottolineato la consigliera. “Dedicarle alle donne è un modo poetico e simbolico per ricordare storie importanti. Come l’acqua, le donne si muovono libere, senza padroni e senza confini”.
Fontane pubbliche a Milano: i numeri
Attualmente Milano conta oltre 70 fontane pubbliche, distribuite tra centro e periferie. Alcune sono molto conosciute, come:
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la Fontana delle Quattro Stagioni in piazzale Giulio Cesare
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la cosiddetta Torta degli Sposi in piazza Castello
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opere firmate da grandi artisti come Giò Ponti (largo Donegani) e Igor Mitoraj (piazza Paci).
Tuttavia, secondo un censimento, la distribuzione è disomogenea:
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il Municipio 1, che comprende il centro storico, ospita 20 fontane,
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mentre il Municipio 5 solo 4.
Queste fontane, molte delle quali prive di un nome ufficiale, potrebbero diventare spazi simbolici dedicati alle donne, raccontando storie di scienziate, artiste, imprenditrici e altre figure femminili spesso dimenticate dalla storia.
Il divario di genere nella toponomastica milanese
Secondo l’associazione Toponomastica Femminile, Milano presenta un forte squilibrio:
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Su 4.250 spazi urbani,
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2.538 sono intitolati a uomini,
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mentre solo 141 a donne: il 3,31%.
E tra questi 141:
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43 sono intitolati a Madonne, sante o beate,
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solo una è una benefattrice laica,
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appena 2 sono scienziate (Marie Curie e Maria Gaetana Agnesi),
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27 umaniste,
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14 donne dello spettacolo,
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7 artiste,
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35 figure storico-politiche,
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3 imprenditrici,
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2 atlete (Alfonsina Strada e Ondina Valla),
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2 personaggi letterari,
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2 toponimi generici.
Un patrimonio urbano da valorizzare
Intitolare le fontane alle donne non è solo una scelta simbolica, ma anche una strategia culturale per riportare alla luce storie dimenticate, dare visibilità a figure femminili importanti, e trasformare elementi architettonici spesso ignorati in spazi carichi di significato.
Un piccolo gesto, capace però di trasformare il paesaggio urbano e il nostro modo di leggere la città.