Leone Leoni fu uno dei più straordinari scultori e incisori del Cinquecento, un artista la cui vita avventurosa e il talento lo portarono a lavorare per alcuni tra i più potenti uomini della sua epoca. Nato nel 1509 nei dintorni di Arezzo, Leoni si affermò come maestro nell’arte della medaglia e della scultura, raggiungendo le corti più influenti del suo tempo.
Un talento precoce e le prime vicende tumultuose
Leoni si formò come incisore e scultore, ma la sua carriera ebbe una svolta decisiva nel 1536, quando dovette lasciare Ferrara, dove lavorava alla Zecca, a causa dell’accusa di falsificazione di monete. Riparò a Venezia, dove trovò rifugio presso Pietro Aretino, noto scrittore e uomo influente, che lo introdusse negli ambienti artistici veneziani e romani. Grazie a queste conoscenze, Leoni entrò in contatto con Tiziano, Sansovino e altre figure di spicco dell’epoca.
Il suo talento lo portò a Roma, dove nel 1537 coniò una medaglia per Papa Paolo III. Tuttavia, la sua competitività e il suo carattere impulsivo gli costarono caro: nel 1540 venne arrestato per aver ferito un gioielliere papale e condannato all’amputazione della mano destra, una pena successivamente commutata nel lavoro forzato sulle galere.
Dal carcere alla corte imperiale
Dopo la liberazione nel 1541, Leoni trovò una nuova opportunità grazie alla sua straordinaria abilità nel ritrarre personalità influenti. Lavorò a Genova, dove realizzò medaglie per Andrea Doria e Giannettino Doria, e successivamente entrò al servizio di Alfonso d’Avalos, governatore di Milano. Grazie a questa connessione, divenne incisore ufficiale della Zecca milanese nel 1542, posizione che mantenne a lungo.
La sua vera ascesa avvenne nel 1548, quando fu inviato alla corte imperiale di Carlo V a Bruxelles. Qui eseguì ritratti dell’imperatore e della sua famiglia, consolidando il suo ruolo di artista di fiducia della dinastia asburgica. Nel 1549, Carlo V gli conferì il titolo di “eques auratus” e una rendita annua, un riconoscimento straordinario per un artista dell’epoca.
Leoni a Milano e il successo artistico
Milano divenne il centro della sua attività artistica. Qui ricevette commissioni per monumenti, statue e ritratti ufficiali, tra cui quelli di Carlo V e Filippo II. Tra le sue opere più celebri vi è la statua bronzea dell’Imperatore con un’armatura smontabile, oggi conservata al Museo del Prado. La sua residenza milanese divenne una sorta di museo privato, ricco di opere d’arte e sculture, tra cui i celebri “Omenoni” della facciata del palazzo che ancora oggi porta il suo nome.
Leoni non fu solo uno scultore, ma anche un uomo che seppe navigare tra le complesse dinamiche politiche dell’epoca. Collaborò con i Gonzaga, i Medici e gli Asburgo, riuscendo a mantenere il favore delle più potenti famiglie europee. Nonostante il suo carattere impetuoso, che lo portò nuovamente a essere coinvolto in episodi violenti (come l’aggressione a Orazio Vecellio, figlio di Tiziano, nel 1559), la sua carriera non subì mai un vero arresto.
Uno dei suoi lavori più importanti in ambito funebre fu la realizzazione del monumento parietale per Giangiacomo e Gabriele de’ Medici di Marignano, fratelli di Papa Pio IV, situato nel Duomo di Milano. L’opera, commissionata tra il 1560 e il 1563, venne suggerita dallo stesso Michelangelo, che contribuì a definire la struttura della sepoltura. Questo monumento testimonia la grande capacità di Leoni di fondere scultura e architettura, creando un’opera di intensa drammaticità e raffinatezza.

Ultimi anni e lascito
Negli ultimi anni della sua vita, Leoni lavorò alla fusione di statue e elementi architettonici per la basilica di San Lorenzo all’Escorial in Spagna, un’opera monumentale voluta da Filippo II. Collaborò con il figlio Pompeo Leoni, anch’egli scultore, il quale portò a termine molte delle commissioni iniziate dal padre.
Leone Leoni morì a Milano il 22 luglio 1590, lasciando un’eredità artistica che influenzò profondamente la scultura e la ritrattistica del suo tempo. Il suo stile, caratterizzato da un realismo potente e da un’incredibile capacità di catturare la personalità dei suoi soggetti, lo rese uno degli artisti più apprezzati del Cinquecento.
Ancora oggi, le sue opere sono testimonianza di un’epoca in cui arte, politica e potere si intrecciavano indissolubilmente, e la figura di Leoni resta quella di un genio ribelle capace di lasciare un segno indelebile nella storia dell’arte.