La basilica di Santa Tecla, nota anche con i nomi paleocristiani di basilica maior o basilica nova, fu uno dei più importanti edifici religiosi della Milano tardoantica. Sorgeva nell’attuale piazza del Duomo, proprio di fronte alla basilica vetus — oggi il Duomo di Milano. Fondata intorno al 350 d.C., durante il periodo in cui Mediolanum era capitale dell’Impero Romano d’Occidente (dal 286 al 402), la basilica rappresentava il cuore del culto cristiano cittadino.
La costruzione di Santa Tecla avvenne probabilmente su iniziativa dell’imperatore Costante I e fu terminata attorno al 350, nel periodo preambrosiano, durante l’episcopato dei vescovi Eustorgio e Dionigi. Il nome basilica maior la distingueva dalla più antica basilica vetus, situata nelle immediate vicinanze.
Basilica di Santa Tecla: storia, resti e curiosità
Santa Tecla faceva parte del cosiddetto complesso episcopale di Milano, insieme alla cattedrale di Santa Maria Maggiore (la basilica vetus), al battistero di San Giovanni alle Fonti e al battistero di Santo Stefano alle Fonti. La basilica maior serviva da cattedrale estiva dell’arcidiocesi, mentre la basilica vetus era la cattedrale invernale.
Questa doppia funzione era diffusa in diverse città episcopali del Nord Italia, come Pavia, Cremona, Brescia e Como. Il trasferimento stagionale delle funzioni religiose, chiamato transmigratio, avveniva con solenni processioni in due momenti dell’anno: la terza domenica di ottobre e la vigilia di Pasqua.
Dai templi pagani al culto cristiano
Il sito di Santa Tecla era già un luogo sacro prima dell’avvento del cristianesimo: in epoca celtica vi sorgeva un tempio dedicato alla dea Belisama, sostituito poi da un tempio romano dedicato a Minerva. Con la politica di sant’Ambrogio, che promuoveva la conversione dei templi pagani in luoghi cristiani, anche quest’area fu trasformata in chiesa.
La basilica maior e i conflitti religiosi
Santa Tecla non fu solo un simbolo religioso, ma anche teatro di eventi politici e religiosi di rilievo. Nel 355 ospitò un concilio convocato dall’imperatore Costanzo II, sostenitore dell’arianesimo, per imporre la propria visione cristologica. Il vescovo milanese Dionigi e Atanasio di Alessandria vi si opposero, venendo esiliati. Negli anni successivi la basilica rimase al centro di tensioni tra ariani e trinitari, fino all’epoca di sant’Ambrogio, che ne riaffermò l’uso cattolico.
Distruzioni, ricostruzioni e declino
Come molti edifici di Milano, anche Santa Tecla subì distruzioni e ricostruzioni: fu rasa al suolo da Attila nel 452, restaurata più volte nel corso del medioevo, ricostruita nell’836 con il nome di Santa Tecla di Iconio, e infine danneggiata dall’incendio del 1075.
Con l’avvio della costruzione dell’attuale Duomo nel 1386, la basilica perse progressivamente importanza. Venne utilizzata come magazzino e deposito di materiali fino al 1458, quando iniziò la sua demolizione. Nel 1461, l’arcivescovo Carlo Nardini trasferì solennemente nella nuova cattedrale la reliquia del Santo Chiodo, custodita fino ad allora in Santa Tecla, sancendo la fine definitiva della basilica maior.
I resti della basilica di Santa Tecla oggi
Oggi di Santa Tecla restano alcune importanti testimonianze archeologiche, visibili nel mezzanino della stazione Duomo della linea M1 della metropolitana di Milano. Qui sono musealizzati i frammenti di pavimento in opus sectile, porzioni dell’abside, un pozzo e tracce della navata centrale. Inoltre, una base di colonna è conservata nei musei del Castello Sforzesco.
Santa Tecla non esiste più, ma la sua memoria sopravvive nei resti archeologici e nella storia di Milano, che racconta di una città cristiana e imperiale, pronta a rinascere su se stessa nei secoli.