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Palazzo Odescalchi, nell’antica via Unione

Palazzo Odescalchi: per trovarlo non dobbiamo spostarci molto rispetto al Duomo. Facciamo infatti  due passi in una delle vie più antiche della nostra città, via Unione.

Ben duemila sono gli anni di storia che si respirano qui. Ancora oggi assolve il compito di accompagnarci dalla porta romana fino al foro, noi però li conosciamo come Piazza Missori e la Pinacoteca Ambrosiana. Quanti imperatori saranno passati da qui…eh si, il tracciato non è mai cambiato!

In epoca comunale e sotto la signoria Visconti proprio qui era aperto l’albergo del Falcone, forse di proprietà visocontea, un albergo che occupava gli spazi dello xenodochio di Ansperto. Niente di complicato, un semplice ricovero per pellegrini gestito dai monaci di San Satiro.

Palazzo Odescalchi, nell’antica via Unione

Agli sgoccioli del ‘400 è Bramante a mettere mano a Palazzo Odescalchi, ma della sua opera non resta molto. Siamo infatti arrivati nel 1570 quando la famiglia Cusani compra tutto e incarica Pellegrino Tibaldi di farne una residenza degna. A ben vedere, nulla viene abbattuto e si capisce guardando l’androne d’ingresso come la storia antica del palazzo sia ancora ben presente.

Forse ricordando i fasti romani di via Unione, il Tibaldi fa sbucare sopra ogni finestra i busti degli imperatori romani, così come nel cortile interno ci ritroviamo ad ammirare nei tondi decorativi i ritratti di matrone romane.

Sul finire del ‘600 Palazzo Odescalchi passa, ovviamente, agli Odescalchi, famiglia che dà i natali a personaggi illustri anche in ambito ecclesiale. E’ anche proprietà personale dell’arcivecovo di Milano Benedetto Erba Odescalchi, grandissimo mecenate, che qui muore nel 1740.

Rimaneggiato e compromesso più volte, si salva però dai bombardamenti, ormai unico testimone del passato di nobiltà di via Unione. Quando passate da qui, ricordatevi di alzare lo sguardo… qualcuno vi osserva! E non è certo “gente di poco conto”: provate a riconoscerli tutti.

Palazzo Odescalchi - foto Giovanni dall'Orto
Palazzo Odescalchi – foto Giovanni dall’Orto

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