mercoledì,16 Luglio,2025
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San Giorgio e il drago: la leggenda, la storia e il culto a Milano

C’è un cavaliere, una principessa, un drago. Ingredienti perfetti per una fiaba eterna che, in effetti, ha attraversato i secoli: è la leggenda di San Giorgio, una delle più amate e diffuse di tutto il Medioevo. La sua storia, con la potenza di un simbolo universale, ha alimentato per secoli l’immaginario collettivo, trasformandosi in icona di coraggio e di fede.

Si narra che Giorgio, nobile cavaliere cristiano originario della Cappadocia, in sella al suo destriero bianco arrivò nel regno di Silene, in Cirenaica, dove un terribile drago seminava morte e terrore. La creatura, si diceva, poteva essere placata solo con sacrifici umani: e proprio quando la figlia del re stava per essere offerta in pasto al mostro, fu Giorgio, il “soldato di Cristo”, a sfidare la bestia, vincerla e salvare la principessa. In cambio non volle denaro né ricompense, ma la conversione al cristianesimo di tutto il popolo.

La leggenda, tramandata nei secoli e intrecciata con racconti mitologici come quello di Perseo e Andromeda, divenne presto un simbolo della lotta del bene contro il male, paragonabile a quella condotta dall’arcangelo Michele nell’Apocalisse. Non a caso, già Jacopo da Varagine, nella sua celebre Legenda Aurea del Duecento, sottolineava come la vicenda di San Giorgio andasse intesa più in senso allegorico che letterale.

San Giorgio nella storia

Al di là della leggenda, le notizie storiche su San Giorgio sono scarse. Sappiamo con relativa certezza che fu martirizzato agli inizi del IV secolo in Palestina, a Lidda, dove venne poi edificata una basilica che divenne centro di culto e meta di pellegrinaggi. Con la mancanza di dati certi, la fantasia popolare ha colmato i vuoti, arricchendo il racconto di dettagli eroici e miracolosi che contribuirono a farne una delle figure più amate della cristianità.

Il culto di San Giorgio ebbe enorme fortuna: durante le crociate divenne il protettore dei combattenti e fu scelto come patrono da corporazioni, città e perfino nazioni, dall’Inghilterra all’Etiopia.

San Giorgio a Milano

Anche in terra ambrosiana la devozione verso il santo cavaliere è antica e radicata. A Milano, in via Torino, sorge l’antica basilica di San Giorgio al Palazzo, costruita nei pressi del luogo dove Costantino promulgò nel 313 d.C. l’editto che garantiva la libertà di culto ai cristiani.

I Longobardi, popolo di guerrieri, avevano una predilezione particolare per San Giorgio: lo venerarono con chiese e templi, come fece re Cuniperto a Cornate d’Adda nel VII secolo dopo una vittoria militare. In epoca carolingia il culto si rafforzò ulteriormente, diffondendosi in tutto il territorio milanese e oltre, fino a Monza e Treviglio. Il prezioso registro di Goffredo da Bussero, nel XIII secolo, elenca decine di chiese e cappelle dedicate a San Giorgio nella diocesi di Milano, di cui circa cinquanta ancora oggi esistono.

Un simbolo universale

L’immagine di San Giorgio che sconfigge il drago è diventata una delle più potenti icone della cristianità medievale, presente in affreschi, miniature, sculture e vetrate in Oriente e in Occidente, dove è venerato anche come megalomartyros nella tradizione ortodossa.

Il nome stesso di Giorgio, dal greco georgós, significa “uomo della terra”: un dettaglio che sembra contrastare con l’idea di nobile cavaliere, ma che ricorda invece la missione civilizzatrice dell’uomo nei confronti di un mondo ostile, simboleggiato dal drago che diffondeva morte come i miasmi delle paludi medievali.

Non a caso, San Giorgio era anche invocato contro le epidemie, insieme a Sebastiano e a Rocco, e celebrato in primavera, quando la natura rinasce e si rinnova. Nella tradizione ambrosiana, inoltre, era considerato patrono dei lattai e protettore della produzione di formaggi — ma questa, come si dice, è un’altra storia che meriterà un racconto a parte.

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