martedì,8 Ottobre,2024
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Una illuminazione che fece storia

Una illuminazione che fece storia: qui si parla di idee e di progetti realizzati. Una storia tutta da leggere e da ricordare.

Agli inizi dell’Ottocento, Milano era una città molto diversa da quella che conosciamo oggi. Le carrozze trainate da cavalli e i barconi che solcavano i navigli facevano parte del paesaggio quotidiano, in una città apparentemente tranquilla, ma in realtà in piena ebollizione. Tra la nobiltà e l’alta borghesia iniziavano a diffondersi idee di ribellione contro l’Impero Austro-Ungarico, alimentando i sentimenti patriottici che avrebbero presto portato al Risorgimento e alle celebri Cinque Giornate di Milano.

Un protagonista di questo fermento fu il conte Luigi Porro Lambertenghi, nato nel 1780 in una famiglia aristocratica. Il conte risiedeva in un sontuoso palazzo neoclassico situato in via Monte di Pietà, al civico 15, nel cuore della città. Il suo spirito curioso e ribelle lo portò a schierarsi con il movimento liberale, trasformando la sua casa in un salotto per intellettuali, artisti e politici. Tra i frequentatori spiccavano figure come il senatore Federico Confalonieri, il poeta Giovanni Berchet e Silvio Pellico, che fu anche precettore del figlio del conte. Ma uno degli ospiti più illustri fu Lord Byron, che il conte incontrava spesso durante i suoi soggiorni a Londra.

Un’illuminazione che fece storia

Oltre che per le sue idee politiche, Porro Lambertenghi è ricordato per un’altra innovazione che cambiò Milano: l’illuminazione a gas. Durante uno dei suoi viaggi in Inghilterra, il conte fu colpito da una nuova tecnologia che permetteva di produrre gas dal carbone e utilizzarlo per alimentare lampade. Fino a quel momento, Milano si era affidata a un’illuminazione pubblica a candele, finanziata dai proventi del gioco del Lotto. Ma era una luce fioca e poco pratica. Nel 1818, dopo essere tornato da Londra, il conte introdusse nella sua dimora un sistema di illuminazione a gas, rendendo il suo palazzo il primo edificio di Milano a sperimentare questa tecnologia.

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La macchina che produceva il gas, pur innovativa, non fu subito accolta con entusiasmo dagli austriaci, che governavano la città con mano rigida. Nonostante le resistenze, l’illuminazione a gas si diffuse rapidamente. L’importanza di questo passo è confermata anche nelle “Addizioni alle Mie prigioni” di Silvio Pellico, dove si fa menzione di questa novità. Il progresso, si sa, non può essere fermato, e presto la nuova tecnologia cominciò a illuminare non solo le abitazioni private, ma anche teatri e spazi pubblici. Nel 1832, la Galleria De Cristoforis fu il primo luogo pubblico di Milano a essere illuminato a gas, tanto che divenne nota come la “Contrada de veder”, in omaggio alla sua straordinaria luminosità.

La diffusione del gas in città

La nuova tecnologia cambiò il volto di Milano. Le vetrine delle boutique di lusso, i negozi di sarti e librai cominciarono a brillare, grazie alle fiamme alimentate dal gas distillato nelle vicine officine di via Monte Napoleone. La luce non solo cambiava l’estetica della città, ma arricchiva anche l’esperienza visiva degli abitanti, come riportavano i giornali dell’epoca. Le giovani signorine, in particolare, apprezzavano il nuovo bagliore che esaltava i loro tratti delicati.

L’illuminazione a gas non rimase confinata al centro cittadino. A metà Ottocento, venne costruito un gasometro a Porta Lodovica, che forniva energia non solo alle case, ma anche alle botteghe artigiane della zona sud di Milano. Questo fu il primo passo verso la creazione di una vera e propria rete di distribuzione. Nel 1905, un nuovo impianto aperto nella zona della Bovisa, gestito dall’Union des Gaz di Parigi, incrementò ulteriormente la produzione di gas, raggiungendo la capacità di 300.000 metri cubi al giorno, sufficiente a raddoppiare la disponibilità di illuminazione per la città.

La fine di un’epoca e l’arrivo dell’elettricità

L’era del gas a Milano si concluse gradualmente alla fine degli anni Venti del Novecento, quando l’energia elettrica prese il sopravvento. Tuttavia, il ricordo della prima illuminazione a gas rimane indelebile nella storia della città. Quel momento in cui il palazzo di Porro Lambertenghi, al civico 15 di via Monte di Pietà, si accese per la prima volta, non segnò solo un progresso tecnologico, ma anche simbolico. Fu l’inizio di un’era in cui Milano iniziava a proiettare una nuova luce sul proprio futuro, guidata da un gruppo di visionari che, tra salotti e dibattiti, tracciavano il cammino di una città destinata a brillare.

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