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Ed il settimo giorno si riposarono

“Domenica sono in giro con amici che arrivano dalla Toscana: mangiamo in zona Darsena e poi andiamo verso il Duomo. Tu che le conosci tutte, mi dici tre chiese che non possiamo perderci?”

Ricevo questa telefonata con relativa domanda. La risposta potrebbe essere lunga qualche ora, ma conoscendo il mio interlocutore e sapendo che vuole giusto “fare un giretto” mi limito, terribilmente, nelle risposte.

“Se proprio devono essere tre, fai così: Sant’Eustorgio, San Lorenzo e Santa Maria presso San Satiro”. Mi mordo la lingua perchè so di aver deliberatamente omesso dei gioielli pazzeschi, ma sono allo stesso tempo certo che non si sarebbe ricordato i nomi. Chiudo la telefonata certo che avrebbe avuto comunque modo di vedere dei luoghi fantastici e, pur non avendo la mia stessa gioia nel passare qualche ora dentro una chiesa, ero sicuro che sarebbe stato felice.

Due giorni dopo mi chiama per raccontarmi il giro. I suoi amici felici, mangiato bene, visto tante cose, ma… “sì però Dani, almeno potevi dirmi qualche nome di chiesa che fosse aperta!”

Avete presente la faccia che fa uno quando sente una bestemmia? Ecco, quella era la mia. “In che senso?” ho chiesto.

“Siamo entrati in San Lorenzo, ma Sant’Eustorgio e Santa Maria presso San Satiro erano chiuse”, mi dice. “Ma come?” ribatto, non capendo come potesse essere possibile.

“Sì guarda, erano proprio chiuse. A San Satiro c’era un cartello che diceva che apriva alle 15.30. Noi siamo arrivati lì davanti alle 14.40”

Ho fatto mente locale: il giorno del loro giro milanese era domenica. Natale era passato, Ferragosto mi sembra lontano, Capodanno andato pure lui. Che caspita di festa c’era?  O forse c’era lo sciopero dei sacerdoti, parroci, chierichetti? Non ho notizie in merito.

Mi scuso, dico che non lo sapevo e che mi spiace non siano riuscito ad entrare.

Metto giù, penso a 20 anni fa, quando proprio sulla porta di San Satiro c’era un cartello (che ho fotografato all’epoca) che diceva: “chiuso per ferie dal 1 al 31 agosto“.

Rifletto e capisco solo una cosa: c’è ancora tanto, tanto da fare qui a Milano.

 

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