Palazzo Cagnola, pensando alle cinque giornate

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Siamo in via Cusani e guardando palazzo Cagnola non possiamo non pensare alle Cinque giornate di Milano. Ma andiamo con ordine.

Il suo clamoroso anonimato nasconde le meraviglie della Milano di primo ‘800, uno splendido esempio di residenza nobiliare in pura eleganza neoclassica. Facciata misurata senza fronzoli, come da tradizione cittadina, ma colta ed elegante, capitelli, colonne ed una balaustra lungo tutta la facciata.

Palazzo Cagnola
Palazzo Cagnola

Il meglio però arriva varcando il portone. Al primo sguardo subito si nota il giardino rimasto intatto almeno nella sua estensione ed i suoi alberi secolari, cosa rara in centro, cornice perfetta per i saloni interni, ieri come oggi. Stupisce proprio sapere la condizione eccellente degli ambienti in una città che sembra quasi aver dimenticato d’esser bella, di potersi mostrare senza alcun timore reverenziale.

Palazzo Cagnola, pensando alle cinque giornate

Pietro Pestagalli qui progetta uno dei suoi massimi capolavori, datato 1824, una profusione di marmi, affreschi e stucchi di incredibile finezza. Come se da un momento all’altro si sentissero i violini dell’orchestrina accompagnare l’ingresso alla festa di qualche personalità in tuba e monocolo. Magari a comparire sulla porta è il feldmaresciallo Radetzy che qui aveva deciso di impiantarsi nei giorni turbolenti precedenti le 5 giornate: essere a due passi dal Castello era un’ottima scelta

Oggi fresco di restauri, le sue sale sono dedicate ad appartamenti di lusso dotati oltre che d’arte e storia, anche delle più finissime tecnologie, ovviamente.

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