sabato, Aprile 20, 2024

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San Babila è la partenza

Partiamo da San Babila, linea 1 della metro (in attesa della linea 4…): prendiamo via Durini e dopo aver salutato il Maestro Toscanini e la sua casa (civico 20), godiamoci la forma, il colore e la bellezza di Santa Maria della Sanità.

Spicca incredibilmente in mezzo alle case di questa via: soprannominata “il violoncello” dai milanesi per la sua forma particolare, venne costruita per i padri Camilliani a partire dal 1694. E’ spesso chiusa, ma al mattino presto… ogni tanto si può essere fortunati.

Proseguiamo il nostro giro e notiamo che qualche cosa manca in fondo alla strada: la colonna del Verziere è momentaneamente assente. Niente paura, tornerà al suo posto appena terminati i lavori. Speriamo solo che rimettano il Cristo nella stessa posizione: non vorremmo che nascesse un’altra leggenda.

Arrivati quindi in largo Augusto, giriamo a sinistra, procediamo per qualche metro e superiamo l’incrocio con via Visconti di Modrone. Proprio davanti a noi una bottega storica dal sapore interessante: Taveggia. Non sappiamo che ore siano per voi, ma cappuccio e brioche, quasi quasi…

Colazione o meno, procediamo avanti, sempre dritto, ricordando di guardare sempre a destra e sinistra ed anche in alto: potreste per esempio notare lo stemma che trovate sul primo portone di via Corridoni….. non male eh? Non sarete mica stanchi, vero? San Babila, da dove siamo partiti, è dietro di noi di pochi passi. Su, dai, Milano ci aspetta.

Poco avanti ancora, quando già l’imponenza del tribunale si nota sulla destra, ecco quasi di fronte apparire San Pietro in Gessate. Due, anzi tre parole sono qui necessarie per raccontare seppur brevemente questo gioiellino che troppo spesso viene ignorato, saltato e non descritto. Le prime testimonianze  risalgono al XIII secolo, quando viene nominata una chiesa dedicata ai santi Pietro e Paolo “in Glaxiate”, officiata dagli umiliati.

La chiesa attuale fu invece edificata attorno agli anni ’60 del Quattrocento, su impulso dei fratelli Portinari, un nome che dovreste conoscere o per lo meno, avreste dovuto già sentire. Sono infatti i  titolari della filiale milanese del Banco Mediceo, che finanziarono anche la celebre cappella in Sant’Eustorgio (che infatti si chiama cappella Portinari). Sembra che il progetto di questa chiesa si stato dato in mano a Guiniforte Solari, che negli stessi anni dirigeva i cantieri dell’Ospedale Maggiore e di Santa Maria delle Grazie.  Insomma, nomi importanti!  Se fate un salto all’interno, perdetevi ad ammirare tutto quello che questa chiesa ospita. Nonostante le condizioni non sia ottimali, si respira davvero aria di storia!

Proseguiamo prendendo corso di porta Vittoria, attraversiamo dall’altro lato e dopo esserci girati per vedere la struttura dell’edificio della Camera del Lavoro, tipica del ventennio, prendiamo via Podgora e percorriamola tutta fino all’incrocio con via Besana. Qui qualche metro ancora ed arriviamo alla Rotonda.  Certamente parliamo proprio della rotonda della Besana. Dedichiamole un attimo di tempo e per farlo, prendiamola come si suol dire alla lontana.

L’Ospedale Maggiore, quello che oggi chiamiamo università statale,  si era dotato fin dall’inizio  di un’area sepolcrale che però verso la  fine del XVII secolo  si rivelò insufficiente. Si pensò quindi di creare nuovi sepolcri in un’area più periferica, ma non troppo distante: si individuò un terreno fuori dalla cerchia cittadina nei pressi delle mura di “Porta Tosa”, come era allora detta “Porta Vittoria”.

Il 17 giugno 1675 venne iniziata la costruzione del cimitero chiamato i nuovi sepolcri nel cui centro sorgeva un piccolo oratorio che fungeva da cappella. Per arrivare comodamente a questo nuovo cimitero, venne realizzata la Strada di San Barnaba (ora via San Barnaba); e non solo: ricordiamoci che al tempo c’era di mezzo…l’acqua! Ed infatti  fu costruito un nuovo ponte sulla cerchia dei navigli proprio davanti all’ingresso posteriore dell’Ospedale, (oggi via Francesco Sforza).

Intorno al 1720 l’oratorio venne trasformato in chiesa: San Michele Arcangelo ai nuovi sepolcri e, sempre nello stesso periodo, venne costruito il grande porticato. Con gli austriaci al potere, i cimiteri non potevano stare in città e quindi venne dismesso: da lì a poco con Napoleone, l’idea fu quella di trasformarlo in Pantheon del Regno italico (di cui Milano era capitale). Niente da fare: tornano gli austriaci e la struttura divenne  di volta in volta caserma, fienile, cronicario, lavanderia dell’ospedale…. fino al 1958 quando venne acquistato dal Comune di Milano.

Una curiosità dal sapore macabro: nel 1906 la Rotonda vide l’inizio della penosa operazione di “svuotamento” dei grandi sepolcri : all’apertura delle camere sotterranee tornarono alla luce circa centomila cadaveri. 

Entriamo e dopo aver osservato tutto quanto, riflettiamo un attimo e salutiamo il ricordo di chi prima di noi, ha calcato le strade della nostra città.

Siamo partiti da San Babila e siamo arrivati alla Rotonda della Besana: un bel giro che sembra lungo per la quantità di opere che abbiamo potuto ammirare, ma se vi fermate un attimo a pensare…la strada che abbiamo fatto è davvero poca. 🙂

San Babila è la partenza: passeggiando un poco possiamo arrivare alla Rotonda della Besana
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