mercoledì, Aprile 24, 2024

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D di danee e di dedree

Milanesando con la “D” di “Danee” (come non parlarne vivendo in questa città tanto cara), Dedree” (che è stranamente molto meno volgare dell’italiano), “Did” e “Drizza” (in caso a qualcuno capitasse di imbattersi in un milanese chiedendo indicazioni stradali…).

Buona lettura.

Danee: soldi.
Milano è una città cara e i danee sono la base della sopravvivenza. Uno dei modi di dire più usati è “Chi gh’ha danee fa danee”. Chi ha soldi fa soldi. Non fa una grinza ed è valido per qualunque altro luogo. La differenza è che qui le possibilità si moltiplicano e se sei in gamba, volenteroso e anche un po’ fortunato, di danee puoi ancora farne tanti.

Dedree: deretano.
Il sedere, tanto per capirci… Dedree letteralmente sta per “di dietro”. “Và che bèll dedree” è l’eccezione che conferma la regola del dialetto meneghino: è insolitamente meno volgare dell’italiano.

Did: dito.
I nomi delle dita delle mani non vengono tradotti tutti in dialetto. Solo quelli che possono essere identificati per qualche motivo. Ad esempio “pollice” si dice “didon” (ditone), mignolo si dice “didin” (ditino) e l’anulare l’è el “did sposin” (dito sposino, quello della fede nuziale). Le altre sono semplici dita infondo… E l’alluce? Ovviamente l’è el “didon del pee”! (ditone del piede).

Drizza: destra.
Totò e Peppino su questa parola sarebbero riusciti a costruirci uno sketch! “Và a drizza” (che si pronuncia drissa), con la mano che indica verso destra. “Dritto?” “Nò, a drizza!”. E sinistra non poteva certo essere una parola meno bizzarra: si dice “manzina”. Se vi dovesse capitare di perdervi a Milano, l’augurio è quello di non imbattersi in qualcuno che vi dia le indicazioni stradali in dialetto…

D come danee
Elisabetta Piselli
Elisabetta Piselli
Amo da sempre le parole, mi piace sceglierle, dosarle e scriverle. Giornalista, scrivo per TuttoMilano di Repubblica e per diversi siti.

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