Oratorio di San Protaso, in mezzo a via Lorenteggio

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Oratorio di San Protaso, oggi gita fuori porta. Beh, lo era sul serio 50 anni fa, quando ci saremmo trovati effettivamente in mezzo alla campagna, qui, dove oggi c’è via Lorenteggio.

Quartiere nato popolare anzi, popolarissimo, viene completato negli anni ’60, facendo tabula rasa delle preesistenze rurali. Doveva sparire proprio tutto, ma i residenti si indignano, difendendo strenuamente una piccola costruzione. Inglobata un po’ tristemente nello spartitraffico, piccola, modesta semplicissima, attira l’attenzione giusto per un “Ma questa? Che ci fa li in mezzo?”.

Eppure è uno dei tanti tesori che Milano nasconde e custodisce con gelosia. Probabilmente, tornassimo in epoca romana, già vedremmo un tempietto a cui nei secoli successivi venne sovrapposto il culto cristiano. Le origini sono approssimative, più o meno intorno all’anno 1000 e sono legate ai benedettini di San Vittore al Corpo, che dedicano questo nuovo oratorio a San Protaso, 8° vescovo di Milano e martire.

Oratorio di San Protaso, in mezzo a via Lorenteggio

La microscopica struttura è concepita al servizio dei contadini di Laurentiglio, piccola oasi umana nella campagna senza fine, ma verrà utile anche a qualcuno di molto importante nella storia milanese, purtroppo. Immaginiamoci qui nel 1162.

Da una parte vediamo agitarsi i nostri antichi concittadini, dall’altra fissiamo l’impressionante schieramento tedesco, alla cui testa il fiero e sicuro di sé Federico I di Svevia, il Barbarossa. Federico ha in animo la distruzione della città, ma i milanesi qui si battono fieri, resistono bene, tanto da far vacillare per un attimo quella sicurezza ostentata.

La rabbia monta, suggerendogli la distruzione del nostro piccolo spartitraffico, non prima però di averne cercato il conforto: il Barbarossa entra e prega tra gli affreschi dell’antico oratorio, prega per il successo dell’assedio. Purtroppo viene ascoltato.

Milano cade ma l’Oratorio di San Protaso viene risparmiato. Due secoli dopo ci abiterà il cappellano di San Cristoforo sul Naviglio, ancora senza canonica; poi verrà usata nel 1500 come cappella da alcune monache, forse domiciliate in un convento adiacente, divenuto cascina ormai perduta.

Arriva ovviamente Napoleone e la sua malsana passione per i magazzini trova sfogo anche qui. Ancora isolatissima nel 1820, ormai sconsacrata, entra nuovamente nel vivo della storia milanese e di nuovo con un Federico.

Ad esser li anche noi, sentiremmo un vociare concitato provenire dall’interno, qualcuno si rivolge ad un conte, poi un via vai tanto furtivo da non esser per niente visibile: a quanto pare c’è un tunnel che arriva qui direttamente dalle mura.

Assistiamo così, dall’esterno, ad una delle riunioni carbonare, presiedute dal conte Federico Confalonieri in quello che ormai è il covo in cui si preparano i moti di quell’anno.

Con la costruzione della nuova parrocchiale nel 1937, l’Oratorio di San Protaso viene abbandonato diventando la chiesa delle lucertole, più competenti d’arte e di storia di certi illuminati del dopo guerra.

Con affreschi che vanno dal 1000 al 1600, è proprio uno di questi a salvarla. Una Madonna, riappare sotto gli strati di calce secolari come appena dipinta, scatenando subito stupore e devozione. Il piano regolatore viene modificato per salvare la chiesetta, tornata nel cuore dei milanesi, per non uscirci più.

In via Lorenteggio. Non male per uno spartitraffico, no?!

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